Guida in cucina: come non far attaccare il pesce alla piastra Durante un pranzo o una cena a base di pesce, la prima cosa che si vuole fare davanti a parenti, amici o al proprio partner, è far bella figura, E cosa c’è di meglio di non far attaccare il pesce alla piastra ? Questo è uno degli errori tipici che purtroppo, potrebbero compromettere l’intera preparazione in cucina.
Il segreto per non far restare attaccato il pesce (o qualsiasi altro alimento da cottura), è metterlo alla piastra soltanto quando essa è calda, Quindi va fatta riscaldare piuttosto bene, altrimenti il rischio che il cibo resti attaccato è molto elevato. Un’altra soluzione per evitare che il pesce resti incollato sulla piastra, è di cuocerlo senza condimento,
Le uniche cose che si potrebbero mettere, sono un po’ di pepe, sale e olio (molto poco), sulla piastra. L’olio andrà steso uniformemente per poi osservare la cottura e girare il pesce da entrambe le parti. L’ultima alternativa a quelle proposte precedentemente, è la carta da forno,
Cosa usare per non far attaccare il pesce alla griglia?
Barbecue dal sapore di vacanza, di brezza marina, relax non-stop in comagnia, sotto cieli infuocati di sole e di stelle. Le regole da seguire per una grigliata epica le abbiamo recentemente illustrate. Abbiamo parlato in particolare degli spiedini, dei golosi formaaggi e delle ghiotte verdure arrostite sulla grata.
Ecco ora qualche dritta in più per quando scegliamo il pesce come cibo principale da dare in pasto alla carbonella. La cottura alla griglia si fonda su un principio di cottura ad alte temperature, in cui la “botta di calore” forma la crosticina che mantiene la polpa morbida e non secca. Dipende molto dal tipo di pesce che scegliamo, ma la maggior parte del pesce è più delicato della carne, dunque i carboni devono essere tendenzialmente meno ardenti di ciò che quest’ultima normalmente esige.
Detto questo, non bisogna aver paura del calore : la cottura al barbecue prevede comunque un calore forte per tutta la sua durata. Si tratta di una cottura pur primordiale ma affatto semplice, che richiede esperienza e intuito per essere compiuta a puntino.
- Partiamo dalla pelle del pesce, che è fondamentale per proteggere la carne.
- Se grigliamo un pesce intero, lo puliamo dalle interiora (ricordando che, dalle uova al fegato, il quinto quarto del mare è gourmet in cucina) e teniamo ovviamente la pelle.
- Lasciamo anche le squame – a meno che non abbiamo l’esperienza per poter grigliare alla perfezione la pelle squamata e gustarla poi insieme alla polpa.
Se invece la pelle non c’è (perché stiamo usando un trancio o una scaloppa etc), dobbiamo inventarla! La carne del pesce va in tal caso fatta marinare (per le marinature c’è da sbizzarrirsi con basi&aromi, oli&erbe) oppure per lo meno spennellata di olio (la scelta migliore per chi ama il pescato in purezza).
- Dopo di che possiamo creare una corazza infarinandola o impanandola: pan grattato + spezie ed erbe aromatiche, come pepe (magari rosa, in grani), scorza di limone o lime, coriandolo, prezzemolo, rosmarino, aglio, paprica, cumino etc.
- Validissima alternativa, per chi mangia la carne, è quella di avvolgere il pezzo di pesce in una fetta di pancetta o lardo.
Un trucco sorprendente da provare? La maionese, Per le orecchie di qualcuno sarà musica, per altre un suggerimento inascoltabile. Ma eccolo qua: spalmando i vostri filetti di pesce con un velo sottile di maionese, grazie a quest’emulsione non si attaccheranno alla griglia e il sapore sarà molto meno alterato di quanto verrebbe da pensare.
Anzi: se amate la maionese, mettetela à coté del poisson una volta grigliato! E se, come suggeriamo, volete farla in casa con uova e olio genuini scelti da voi, ecco il segreto affinché venga perfetta! Per non fare attaccare il pesce, è comunque fondamentale appoggiarlo sulla griglia solo una volta che questa è calda,
Va tenuta molto in conto la distanza della griglia dalle braci. Una buona media può attestarsi sui 10 cm, ma la regola è in realtà contraria a ciò che verrebbe da fare a prima logica. Ossia: più i pezzi sono piccoli e non spessi, più vanno tenuti vicini alla griglia.
I pesci più grossi e interi richiedono invece una cottura più lunga. Quindi vanno tenuti più distanti dalla fonte di calore, affinché non brucino all’esterno. I pezzi di pesce vanno spennellati con olio o con la loro marinata anche durante la cottura. Temperatura ed effetti cottura variano a seconda della materia prima usata per la combustione,
Una combinazione carbonella & legna dà luogo a temperature più alte e dona quel delizioso gustino di affumicato. Se si usa solo la carbonella, il tocco aromatico può essere dato aggiungendo trucioli di legno quale il cedro, il melo, il noce americano, l’abete o l’ontano.
- Tempi di cottura? Dipende certo dalla grandezza del pesce.
- Meno è spesso, più la cottura sarà breve.
- A 55° la carne del pesce rimane rosata, mentre all’aumentare della temperatura (fino a circa 80° della cottura alla griglia) via via diventa più bianca.
- Incidere la pelle del pesce con tagli obliqui velocizza la cottura.
Se i pesci sono piccoli, non occorre girarli, altrimenti fatelo, ma una sola volta. Un ultimo suggerimento: se siete alle prime armi, scegliete i pesci dalla polpa soda e grassa, come le sarde (devono essere freschissime, rigorosamente di giornata, ma costano quasi niente e sono una delizia impareggiabile al barbecue), lo sgombro oppure il tonno (per ragioni di giustizia ecologica, meglio il bianco o alalunga).
Come fare la pelle di pesce croccante?
Page 3 – A vederlo oggi, chef affermato e titolare di uno dei più rinomati ristoranti del litorale romano e non solo, sembra impossibile che Gianfranco PascucciÂÂÂ sia un autodidatta. Un grandissimo appassionato di cucina che ancora giovanissimo ha lasciato la sua Fiumicino per cucinare in giro per l’Italia e ritornare con più esperienza e una conoscenza più approfondita del mare, della natura.
Con la moglie Vanessa Melis ha rilevato il locale del nonno, all’epoca in gestione, e ne ha fatto un ristorante di gran livello, arricchito due anni fa da nove stanze: Pascucci al Porticciolo. Oggi, a due passi dal porticciolo turistico, lungo il canale di Fiumicino si gustano piatti sempre leggeri, realizzati con tecniche precise e con lo stile sobrio e pulito che lo contraddistingue.
È la vicinanza e il rapporto strettissimo con il mare che negli anni gli ha consentito di conoscerne stagioni, prodotti, sapori e profumi come pochi altri. Gianfranco gioca con tecniche e metodi di cottura antichi e moderni, con le ricette della tradizione romana e laziale e ancor di più con sapori e consistenze di pesci di ogni tipo, povero e di paranza in primis.
- Qualche esempio? Alice in tempura con sedano rapa e salsa verde, gamberi rossi cotti al sale (per induzione) ai profumi di erbe bruciate e agrumi, gnocchi di carrube alle vongole con uova di spigola in ragù, il pesce serra alle mandorle con tenerumi in salsa di alici.
- Piatti di gran gusto e pulizia, risultato di anni di sperimentazioni, assaggi in giro per l’Europa e studio degli ingredienti, a cominciare da pesce e dalle verdure, le sue grandi passioni.
Pascucci ci accompagnerà nel nostro piccolo viaggio alla scoperta dei tecniche e accorgimenti per ottenere un pesce cotto e condito alla perfezione, anche in casa. Dal mercato alla padella, tutti i consigli e i segreti per un piatto a prova di chef. Un principio ineluttabile per chiunque si voglia cimentare nella cucina del pesce è la ricerca della qualità e della freschezza dei prodotti che si usano, dal pesce all’olio e le spezie: su questo Pascucci non ha dubbi.
Tanto per cominciare occorre tener presente che il mercato del pesce è un “mercato” e quindi, così come per gli ortaggi, è importante scegliere selezionando i prodotti di stagione che si trovano in pescheria. A chi acquista pesce proveniente dal litorale laziale Gianfranco consiglia di preferire nei periodi freddi pesci stanziali come orate, merluzzi, spigole, triglie e alici.
Nei periodi caldi, invece, pesci migratori come tonno, pesce spada e ricciole, che arrivano sulle nostre coste per riprodursi e hanno carni grasse. Non esiste una buona ricetta, né una tecnica di cottura giusta senza una materia prima fresca e di qualità, questo più che mai trattando il pescato.
- Il principio generico, il più importante, che va tenuto presente quando si parla di cottura corretta del pesce, è che le sue carni non devono essere cotte troppo.
- Difficilmente, in casa come al ristorante, si riescono a gustare filetti pesce succosi e morbidi.
- Il più delle volte capita di dover mangiare pesci dalle carni secche, privi di sapore, e tutto per uno o due minuti di cottura in più o per un fuoco troppo alto.
” Eppure” assicura lo chef ” cuocere un pesce sfilettato in padella è uno dei modi più semplici che ci siano”, Basta seguire poche regole, e conoscere qualche segreto. Si comincia con la scelta della padella giusta: niente teflon, ma solo materiali resistenti (alluminio, acciaio o ghisa) e padelle dal fondo alto, che consentano una dispersione uniforme del calore.
Ottenuti i filetti di pesce, si asciugano bene, si condiscono con sale e aromi e si ripongono in frigorifero ricoperti da pellicola fino al momento dell’utilizzo. Gianfranco consiglia di salare (con moderazione) il pesce prima della cottura perché alcune tipologie di pesci, soprattutto i più grassi, tendono a essere completamente “sciapi” all’interno.
Quindi si passa alla cottura: il filetto di pesce non deve essere stracotto, in quanto si altera completamente la qualità e il sapore del prodotto: ” Il pesce deve sapere di pesce “. Per i filetti a carne bianca come spigola, orata e ricciola Pascucci suggerisce di scottarli a fiamma alta dalla parte della pelle fino a renderla croccante, abbassare la fiamma, girare il pesce dalla parte della carne e finire la cottura con coperchio, per due, massimo tre minuti.
Dunque si passa da una rosolatura a una cottura a misto vapore. Questa tecnica consente di esaltare il sapore del pesce e lasciare comunque morbide e succose le carni. Per pesci grassi a carne bianca come la pescatrice e il merluzzo il consiglio è di cucinare i bocconcini di pesce “al rosa” in padella e di finire la cottura fuori dal fuoco, avvolgendoli in alluminio.
In questo modo si ottiene una sorta di cottura a bassa temperatura che consente di ottenere la massima morbidezza delle carni e un grande sapore. Per cottura in rosa si intende una cottura non completa del cuore del filetto o del bocconcino del pesce.
Quando si avvolge il pesce nella carta stagnola si ottiene una temperatura di 45° circa, il filetto libererà dei liquidi che devono essere eliminati prima di servire il piatto. Si basa sullo stesso principio anche un altro metodo con cui lo chef suggerisce di cuocere il baccalà: in olio caldo a 55° per circa 15 minuti.
Non si brucia, si libera del sale in eccesso e dopo esser stato scolato si può anche ripassare in padella fino a renderlo croccante. Per quanto riguarda l’abbinamento pesce-verdure, lo chef conferma che si può lasciar spazio a esperimenti e fantasia, purché si tenga ben presente che non tutte le verdure possono essere cotte nella stessa padella o nello stesso tegame con il pesce.
Per gli ortaggi di stagione (le zucchine in primavera, per fare un esempio) che necessitano di una cottura breve si può procedere così: dopo aver scottato in una padella antiaderente il filetto di pesce sulla pelle, con un filo di olio, si abbassa la fiamma e si aggiungono le verdure; si cuociono in due/tre minuti.
Si possono aggiungere delle zucchine tagliate a rondelle, dei finocchi sciacquati e asciugati bene, così come una cicorietta da taglio. Questo consente di avere delle verdure di un bel colore vivo, croccanti e dal sapore autentico. Nel caso delle verdure che hanno bisogno di tempi più lunghi, come patate, fagioli, broccoli e carote, Pascucci consiglia cotture separate.
Si possono unire solo alla fine in tegame o nel piatto al momento di servire. Regole e accorgimenti sono importanti anche nel caso delle erbe aromatiche. Quelle fragili come prezzemolo, erba cipollina, aneto, basilico, finocchiella, vanno aggiunte a fine cottura lasciandole a contatto con il pesce per 5 minuti in pentola con coperchio.
In caso contrario si rischierebbe di bruciarle. Anche le scorze di agrumi si devono aggiungere proprio in ultimo, giusto il tempo che si liberino gli oli essenziali. Altra storia per le spezie. Anice stellato, pepe, pepe long si possono inserire in fase di rosolatura e di devono eliminare appena si gira il filetto di pesce.
Esse si sposano molto bene con l’aroma di pane tostato che emana la pelle del pesce appena scottata, ma è importante eliminarle durante la cottura per evitare che il loro aroma sovrasti il sapore del pesce. Un altro metodo di cottura facilmente replicabile in casa è quello con la pentola di ghisa, che permette di cuocere lentamente pesci e ortaggi e creare buonissime zuppe e brodi con relativa facilità.
Lo chef ci regala la sua ricetta per una zuppa. Si comincia con lo scottare prima in ghisa (è un materiale naturalmente antiaderente che facilita di gran lunga il lavoro in cucina) una cipolla e un finocchio con mezza testa di aglio, si aggiungono poi tre pomodori tagliati e due cucchiai di passata di pomodoro.
- Si lascia “sudare” il tutto per cinque minuti e si aggiunge un kg di pesci piccoli da zuppa, che costano veramente poco e hanno un grande sapore.
- In ultimo si uniscono due mestoli di brodo vegetale e si porta a cottura in venti minuti, si filtra e si riduce fino a ottenere la consistenza desiderata.
- L’ultimo consiglio di Gianfranco è quello di non buttare proprio nulla in cucina, del pesce soprattutto.
Molto spesso massaie e cuochi più esperti, una volta eviscerato il pesce, ne buttano le interiora, fegato compreso. Un vero peccato, perché si tratta di una delle parti più buone e saporite, un vero intenditore difficilmente se lo lascerebbe scappare.
Il fegato dei pesci come triglie, orate e soprattutto merluzzi può essere un prezioso ingrediente per salse e primi piatti. Il meglio, racconta lo chef, lo regala appena scottato, in ghisa o in padella antiaderente. Si può avvolgere in lardo e alloro e rosolare per qualche minuto. Stesso discorso anche per il fegato della triglia, perfetto su caldi crostini.
E a quel punto non rimane che leccarsi le dita!
- Pascucci al Porticciolo | Fiumicino (Rm) | vi ale Traiano, 85 | tel.06 65029204ÂÂÂ |
- Questo articolo è tratto dal volume Il pesce della nuova collana Le Guide Pratiche del Gambero Rosso. Per acquistarla clicca
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Come cucinare con la ghisa?
Cucinare con il coperchio – Gli utensili in ghisa hanno lo stesso effetto, siano essi cocotte, bistecchiere o padelle. Cucinare nella ghisa richiede chiaramente cotture lunghe, non certamente cotture espresse, la ghisa va scaldata lentamente. Una volta calda si può lasciar andare a fuoco basso manterrà il calore accumulato.
In particolare le cocotte di ghisa creano all’interno una cottura simile ad un forno. Mantengono un calore tale che una volta spento il fuoco dovrete fare attenzione perché continuerà a cuocere. Grazie a questa formula cucinare nella ghisa richiede pochissimo condimento. Tutti i sapori degli alimenti, l’umidità che si crea nella cottura, i grassi stessi di ciò che cuciniamo rimarranno all’interno e non sarà necessario aggiungerne altro.
Il trucco nel cucinare nella ghisa è cucinare con il coperchio, cosa che qualcuno pensa di aver inventato ora, ma che qui avviene con un sistema completamente diverso. Tutte le pentole di ghisa hanno dei coperchi particolari che fanno si che l’umidità non scorra lungo le pareti andando a bagnare il fondo.
Come trattare le pentole in ghisa?
Le padelle di ghisa sono ineguagliabili per qualità della cottura e sono potenzialmente di eterna durata, molto utilizzate in passato e che stanno ritornando nelle cucine dei giorni nostri. La ghisa è un materiale composto di ferro-carbonio, perfetto sia per la cottura della carne, sia per verdure e stufati perché ha la caratteristica di irradiare perfettamente il calore e distribuirlo ai cibi in modo uniforme.
Le nuove padelle in ghisa sono pre-stagionate, quindi tutto ciò che occorre è una buona manutenzione. Cucino spesso nella padella di ghisa, mi piace cuocere carne e verdure, mentre per grigliare e ottenere le caratteristiche rigature è eccezionale la bistecchiera in ghisa. Vantaggi delle pentole di ghisa Perché scegliere la ghisa per la cottura del cibo? Perché si tratta di un materiale praticamente indistruttibile e multiuso che rende il cibo migliore senza rilasciare sostanze tossiche.
Perché scegliere la ghisa per cucinare? Le pentole in ghisa si possono utilizzare sul fornello a gas e in forno. La ghisa trattiene bene il calore e lo distribuisce in modo uniforme, il che significa che non ci sono punti caldi o freddi nella padella.
È molto resistente e può resistere per sempre se ce ne prendiamo cura correttamente. Si può usare per cuocere carne, verdure saltate, uova e pancetta, cuocere il pancake olandese in forno e molti altri piatti, evitando alimenti acidi come pomodori e limoni poiché possono rimuovere lo strato protettivo creato durante il processo di stagionatura.
Una padella in ghisa ben stagionata ha una superficie naturalmente antiaderente. Ad ogni utilizzo, le prestazioni miglioreranno sempre di più. L’uso regolare e la corretta pulizia della padella in ghisa migliora il “condimento” della padella (si tratta di un pre-trattamento che consiste in un sottile strato di grasso che sigilla il ferro) che lo rende antiaderente.
COME PULIRE LE PADELLE IN GHISA ✽ Cliccare sulle parole di colore azzurro per informazioni sui prodotti FASE 1 – LAVARE Grattare tutto il cibo e lavare la pentola a mano con acqua calda. Si può utilizzare una piccola dose di detersivo per i piatti, ma è preferibile non utilizzarlo. Non utilizzare spugne abrasive o utensili che graffiano.
Per combattere gli odori si può utilizzare il bicarbonato di sodio, che oltre a togliere gli odori, ha potere detergente. Se necessario, utilizzare un apposito raschietto per alimenti. Per incrostazioni molto difficili, cuocere a fuoco basso per 3-5 minuti, quindi utilizzare il raschietto dopo che la padella si è raffreddata.
FASE 2 – ASCIUGARE Asciugare accuratamente la pentola con carta da cucina o canovaccio di cotone. FASE 3 – LUBRIFICAZIONE Versare uno strato leggero di olio di cocco vergine sulla superficie interna ed esterna della pentola e strofinare con carta da cucina fino a quando la superficie sarà lucida e saranno eliminati i residui di olio.
Riporre la padella. Si può immergere nell’acqua la padella in ghisa? ✽ Cliccare sulle parole di colore azzurro per informazioni sui prodotti No! Immergere la padella di ghisa nell’acqua è un metodo sicuro per la ruggine. Se è necessario rimuovere particelle di cibo appiccicoso o ostinato, utilizzare uno Scrub Brush e/o un raschietto e sciacquare con acqua calda.
- Poi asciugare accuratamente la padella.
- Nota : se si lascia accidentalmente la padella in acqua per troppo tempo e si forma la ruggine, non preoccupatevi! Con maggiore attenzione, è possibile rimuovere la ruggine e continuare a utilizzare le pentole in ghisa.
- Si può usare il detersivo per lavare le padelle di ghisa? Contrariamente alla credenza popolare, è possibile usare una piccola quantità di detersivo per pulire le pentole in ghisa, preferibilmente delicato ed ecologico senza profumi.
Tuttavia grandi quantità di detersivo possono eliminare il trattamento dalla padella, ma si può facilmente ricondizionare la padella secondo necessità. Personalmente preferisco non usare il detersivo per la pulizia della ghisa. Non preoccupatevi se, per caso, avete eliminato parte del “condimento” della padella, perché è possibile “ricondizionare” la padella dopo la pulizia.
Lavare la padella : lavare la padella con acqua calda e sapone e uno Scrub Brush, La ghisa non dovrebbe normalmente essere lavata con sapone, ma in questo caso va bene poiché la padella sta per essere ricondizionata. Sciacquare e asciugare : sciacquare e asciugare accuratamente la padella con carta da cucina o un canovaccio di cotone. Lubrificazione : versare 1-2 cucchiai di olio di cocco vergine, oppure olio extravergine di oliva, nella padella. Lucidare : usare carta da cucina o un canovaccio di cotone per lucidare la padella, sia all’interno che all’esterno. Cottura della padella : posizionare la padella sul ripiano centrale del forno. Posizionare un foglio di alluminio sotto il ripiano per raccogliere eventuali gocce di olio. Cuocere per 1 ora in forno statico preriscaldato a 200°C. Lasciare raffreddare la padella : spegnere il forno e lasciare raffreddare completamente la padella prima di rimuoverla dal forno. Quando sarà raffreddata si può riporre.
Note: Una padella stagionata è liscia, lucida e antiaderente. Se il cibo si attacca alla superficie o se la padella appare opaca o arrugginita, è il momento di ricondizionare la padella. Si può usare la spugna di acciaio per pulire la padella in ghisa? ✽ Cliccare sulle parole di colore azzurro per informazioni sui prodotti No! Si consiglia di utilizzare un apposito raschietto in plastica resistente per pentole in ghisa e/o l’apposito Scrub Brush per rimuovere eventuali residui bloccati.
- Non abbiate timore di pulire la padella di ghisa.
- L’apposito Scrub Brush ed eventualmente il raschietto sono la chiave per una comoda pulizia nel modo corretto.
- Se la padella ha tracce di cibo difficili da rimuovere, non ci sono attrezzi migliori perché sono progettati specificamente per la ghisa.
- La padella in ghisa si può mettere in lavastoviglie? No! Le pentole in ghisa si devono lavare a mano.
La lavastoviglie rimuoverà il trattamento e probabilmente causerà ruggine. Ti potrebbero interessare i miei libri
Le mie ricette sono basate sulle linee guida Paleo, qui scopri di più sulla mia alimentazione e il mio stile di vita. Per non perdere nessuna ricetta e ricevere gli aggiornamenti continua a seguirmi anche sulla pagina Facebook, Instagram, Telegram
Quale olio per ghisa?
4 Modi per Trattare la Ghisa Prendersi cura della ghisa è fondamentale per conservare al meglio questo tipo di materiale. Per stagionare le pentole di ghisa, devi trattarle con olio o altro grasso da cucina e riscaldarle nel forno. Questo procedimento protegge le pentole e le rende più facile da pulire. Leggi qui sotto per imparare come prenderti cura della ghisa.
- 1 Pulire la pentola. Non deve essere di metallo al 100% – raschiala con un attrezzo di metallo e poi strofina ripetutamente con piccole quantità di bicarbonato di sodio e sapone fino a quando non smette di fare la schiuma nera.
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- Sciacqua abbondantemente e asciuga.
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- 1 Per stagionare la padella, usa un olio da cucina dal sapore neutro.
- Oli vegetali come quello di semi di girasole, di cartamo, d’oliva “leggero” e di canola andranno bene. Questi oli sono ideali per via delle loro proprietà chimiche e del loro elevato punto di fumo. Anche altri grassi da cucina e il lardo vanno bene per ungere la ghisa.
- 2 Se vuoi, riscalda leggermente la pentola.
- È importante non riscaldarla tanto da non poter essere toccata. Scaldare un po’ la padella prima di applicare olio o grasso può rendere più semplice l’applicazione.
- 3 Stendi nella padella uno strato sottile di olio o di grasso.
- Puoi farlo mettendo un po’ di olio o di grasso su un tovagliolo di carta o di stoffa e strofinando la superficie della pentola. Assicurati di passare tutti i punti della padella, compresa la parte esterna.
- 4 Usa uno straccio o un tovagliolo di carta pulito per eliminare il grasso in eccesso.
- Ti sembrerà di aver tolto tutto l’olio. In realtà uno strato sottile rimarrà sulla pentola, in modo da proteggerla.
- 5 Scegli fra trattamento in forno e trattamento su fornello. Entrambi i metodi sono spiegati qui sotto. Pubblicità
- 1 Usa un foglio di alluminio per proteggere il forno.
- Molte persone proteggono la placca o il fondo del forno con un foglio di alluminio, in modo che le gocce di olio che cadono dalla pentola non finiscano direttamente sul forno.
- 2 Metti la padella nel forno.
- Puoi scegliere una temperatura compresa tra i 175 e i 260 gradi centigradi. La temperatura perfetta dipende dalle dimensioni della padella e da quanto tempo vuoi tenerla nel forno.
- 3 Lascia scaldare la pentola per circa mezz’ora.
- 4 Spegni il forno e fai raffreddare la pentola.
- 5 Togli la pentola dal forno ed elimina eventuali eccessi di olio o grasso che possono essere rimasti dopo il processo di riscaldamento.
- 6 Rimetti la pentola nel forno ma capovolta.
- 7 Falla scaldare di nuovo per almeno un’ora.
- 8 Lascia che si raffreddi a temperatura ambiente prima di toglierla dal forno.
- 9 Puoi ripetere l’operazione diverse volte. In questo modo avrai uno strato protettivo più spesso. Pubblicità
- 1 Copri la pentola con un coperchio. Puoi usare sia il coperchio proprio di quella pentola sia un altro preso in prestito per esempio da un wok.
- 2 Metti la pentola su un fornello di dimensioni appropriate. All’inizio tieni il fuoco basso e assicurati che la pentola sia ben appoggiata sul fornello.
- 3 Ogni 5-15 minuti controlla che sotto il coperchio si formi un fumo leggero. Se non c’è fumo, aumenta leggermente la fiamma.
- 4 Quando aumenti la fiamma ma la pentola smette lentamente di fare fumo, toglila dal fuoco ma non spegnere il fornello. Hai trovato la temperatura di stagionatura ideale.
- 5 Dopo che la padella si sarà raffreddata, applica un altro strato sottile di grasso, copri e rimetti sul fuoco per un’ora alla temperatura ideale che hai trovato prima. Ripeti questa operazione una terza volta.
- 6 Alla fine (e d’ora in poi ogni volta che userai la pentola), strofina con una spazzola di plastica e del sale. Risciacqua bene, asciuga con uno straccio e applica uno strato sottile del tuo olio da cucina preferito. Il sale aiuta a pulire e a disinfettare, e conserva la tempra del metallo grazie allo iodio che trattiene gli esteri dell’olio. Pubblicità
- Uno dei vantaggi della stagionatura è la creazione di uno strato antiaderente sulla superficie della padella.
- Applica lo stesso trattamento anche al coperchio.
- La stagionatura della ghisa evita che si formi ruggine.
- Le pentole di ghisa cambiano colore naturalmente quando vengono trattate. Ritorneranno al loro colore nero dopo un po’ di volte che le avrai usate.
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- Non preoccuparti se la padella dentro al forno inizia a fumare. Riduci la temperatura di 10 gradi alla volta finché il fumo sarà scomparso (in ogni caso, non danneggerà la pentola).
- Se strofini la padella troppo forte potresti dover ripetere il trattamento. Dopo averla usata, lava la pentola con acqua e sapone, sciacquala e falla asciugare completamente.
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Perché non si mangia la pelle del pesce?
La pelle del pesce si mangia: si e no – Solitamente si considera la pelle del pesce come la buccia di un frutto, nella maggior parte dei casi viene tolta in favore della carne interna o in alternativa, cotta e utilizzata come ornamento per alcuni piatti.
- Il problema principale starebbe propria nella consistenza e nel gusto, per questo motivo viene scartata, ed è giusto così ai fini culinari.
- È altersì vero, che nei pesci azzurri, la pelle esterna è ricchissima di Omega3, ancor più della polpa interna, proprio come la buccia dei frutti che è ricca di fibre e non andrebbe scartata.
Quindi dal punto di vista dei nutrienti, invece, la pelle sarebbe da mangiare. Quindi che fare? Se cotta, la pelle, può divenire una componente croccante per le ricette e quindi dare il suo contributo generale al piatto. Noi vi consigliamo di provare quest’ultima variante ma di non farvi neanche troppi problemi ai fornelli, non cercate di renderla “buona” a tutti i costi, per certi altri tipi di pesci è meglio toglierla e basta.
Come conciare la pelle di pesce?
Abiti in pelle di carpa, luccio e salmone. In un piccolo laboratorio nella cittadina cinese di Tongjiang, la 68enne You Wenfeng mantiene viva un’antica tradizione dell’etnia Hezhen, Un popolo che viveva di pesca e, inevitabilmente, recuperava le pelli dei pesci, conciandole.
Con esse, poi, gli Hezhen realizzavano accessori e indumenti. Pelle di carpe, lucci e salmoni per realizzare abiti Come racconta Ryan Woo in un reportage realizzato per Reuters, gli Hezhen si muovevano sulle acque a bordo di piccole e leggere imbarcazione di betulla, Erano talmente bravi a farlo da alimentare leggende secondo le quali discendevano dalle sirene.
” Un tempo c’erano pesci ovunque, bastava gettare la rete in acqua e si pescava” racconta Wenfeng. La 68enne è una delle ultime rappresentanti del suo popolo. Molti Henzhen, infatti, furono deportati nei campi di concentramento durante l’occupazione giapponese della Manciura, negli anni Trenta e Quaranta.
- Sua madre fu una dei 300 Henzhen sopravvissuti,
- Da lei Wenfeng ha imparato l’arte di conciare le pelli di pesce,
- Un processo che ora tramanda ad altre donne nella cittadina di Tongjiang, dove vive.
- Il processo di concia Oggi il pesce lavorato da Wenfeng è quello pescato dai professionisti e venduto al mercato.
E per cucire, al posto delle ossa di tigre e dei tendini di cervo si utilizzano semplici aghi da ricamo e fili di cotone, La tecnica di concia delle pelli di pesce, però, è la stessa, Wenfeng mette ad essiccare per alcuni giorni la pelle. A quel punto, la fa passare diverse volte attraverso una pressa di legno per ammorbidirla.
ALTERNATIVA, ANCHE NO | Lo strano caso della pelle di pesce In Francia si buttano 50.000 tonnellate di pelli di pesce ogni anno: la startup Cuir Marin le vuole recuperare e conciare Siberia, Nigeria: così lontane, così vicine. A unirle la stessa idea di utilizzare le pelli di pesce C’ERA UNA VOLTA | Oltre i confini del tempo
Quali sono i pesci migliori da fare alla griglia?
1 – Solo il pesce migliore – Non tutti i pesci sono fatti per finire sulla griglia: alcuni non hanno la giusta consistenza, e finirebbero in pezzi a metà cottura. Prima della brace, prepara la giusta lista della spesa ! Salmone, sgombro, tonno, pesce azzurro in generale e crostacei : saranno loro i protagonisti del tuo BBQ,
A quale temperatura si cuoce il pesce?
Tempo di cottura del pesce al forno – Cuocere il pesce al forno è una delle modalità di cottura più comuni e apprezzate in cucina. Al sale, al cartoccio o cosparso con una deliziosa marinatura: il pesce cotto al forno è sempre apprezzato e, soprattutto, è veloce da preparare,
- Le ricette di pesce al forno sono facili, ma bisogna attenersi ad alcune indicazioni, come il tempo di cottura, per ottenere un risultato saporito e gustoso.
- Il tempo di cottura del pesce al forno varia a seconda del peso e della specie del prodotto ittico scelto.
- Ad esempio, per un pesce da 500g consigliamo indicativamente di cuocerlo per 25 minuti circa a 200°C.
I tempi di cottura al forno di un pesce più grande si allungano fino a circa 35 minuti, con una temperatura di 180°C. Per cuocere il pesce al forno al meglio e abbreviare i tempi di cottura segui questi semplici passi:
incidi dei piccoli tagli sui fianchi del pescecopri la coda con della carta da fornobagna spesso la superficie con i liquidi di cottura depositati sul fondo della teglia o con un po’ di olio
I tempi per la cottura del pesce in forno possono variare leggermente nel caso di forno ventilato, Questa modalità è adatta a preparazioni che prevedano la formazione di una crosticina, dando un risultato più croccante. Pescanova vuole aiutarti a preparare al meglio il pesce al forno: nella tabella sono riportati i tempi indicativi per la cottura del pesce al forno (in modalità statica se non specificato in modo diverso):
Specie ittica | Temperatura indicativa | Tempo per la cottura al forno |
Calamari | 180°C | 40 minuti |
Gamberoni | 200°C | Tra i 5 e i 10 minuti |
Mazzancolle tropicali | 200°C | 10 minuti in forno ventilato |
Filetti di merluzzo e nasello | 180°C | 20 minuti |
Tranci di pesce spada | 220°C | Tra i 10 e i 15 minuti |
Polpo | 200°C | 30 minuti dopo la cottura in una pentola a pressione (15 minuti) |
Salmone | 200°C | 20 minuti |
Rana Pescatrice | 230°C | 5 minuti a 230 ˚C e poi 20 minuti a 180 ˚C |
Filetto di tonno | 220°C | 5 minuti per un filetto rosato o 8 minuti per un filetto ben cotto |
Come fare per non far attaccare il salmone alla griglia?
Guida in cucina: come non far attaccare il pesce alla piastra Durante un pranzo o una cena a base di pesce, la prima cosa che si vuole fare davanti a parenti, amici o al proprio partner, è far bella figura, E cosa c’è di meglio di non far attaccare il pesce alla piastra ? Questo è uno degli errori tipici che purtroppo, potrebbero compromettere l’intera preparazione in cucina.
Il segreto per non far restare attaccato il pesce (o qualsiasi altro alimento da cottura), è metterlo alla piastra soltanto quando essa è calda, Quindi va fatta riscaldare piuttosto bene, altrimenti il rischio che il cibo resti attaccato è molto elevato. Un’altra soluzione per evitare che il pesce resti incollato sulla piastra, è di cuocerlo senza condimento,
Le uniche cose che si potrebbero mettere, sono un po’ di pepe, sale e olio (molto poco), sulla piastra. L’olio andrà steso uniformemente per poi osservare la cottura e girare il pesce da entrambe le parti. L’ultima alternativa a quelle proposte precedentemente, è la carta da forno,
Cosa usare per insaporire il pesce?
Come insaporire il pesce con erbe aromatiche e spezie – Sword Surgelati – Produzione e Distribuzione Surgelati
- Sai che basta un tocco di profumate erbe aromatiche o spezie per insaporire il pesce ed esaltare il gusto anche dei piatti più semplici?
- Facili da trovare e usare, rispettano l’equilibrio dei sapori e trasformano ricette easy in piatti da leccarsi i baffi!
- Ecco qualche gustoso suggerimento.
- Erbe aromatiche o spezie per il pesce: differenze
La regola d’oro per preparare un buon piatto di pesce e azzeccare la cottura e creare accostamenti delicati che contribuiscano ad esaltare il sapore del mare. Le erbe aromatiche e le spezie sono differenti fra di loro: le seconde derivano da una lavorazione più lunga di parti specifiche di una pianta – ad esempio i semi o i fiori e dalla loro essiccazione.
- La conservazione e l’essiccazione delle piante per ricavare le spezie può avere metodi differenti che sprigionano poi profumi e sapori caratterizzanti.
- Le erbe aromatiche, invece – come il rosmarino, l’origano o il timo – vengono ottenute con le foglie delle piante e possono essere utilizzate fresche anche senza il processo di essiccazione che avviene quando vogliamo conservarle.
Sono diverse le spezie e le erbe che se usate nel modo corretto esaltano il sapore di piatti a base di pesce. Poco importa se hai optato per il o fresco, purché sia di qualità! Puoi seguire i suggerimenti di, e prova gli, buoni come i freschi! E vediamo adesso come insaporirli Erbe e spezie sul pesce in cucina, secondo tradizione Il prezzemolo, in generale, è sicuramente il re delle piante aromatiche che accompagnano il pesce.
Nelle diverse ricette della tradizione culinaria italiana troviamo il prezzemolo in piatti di mare con: pomodorini, fresche insalate, zuppette e crudi. A crudo o in cottura, il prezzemolo sul pesce garantisce sempre un buquet di aromi equilibrati. Ma non è l’unico. Rosmarino, salvia e basilico ad esempio, tipiche del mediterraneo sono perfette per quelle ricette che prevedono la cottura del pesce alla griglia o al forno.
Ideali inserite all’interno del pesce o per preparare una salsina con olio e limone da servire in tavola.
- Lo stesso vale per il mix di prezzemolo e peperoncino, perfetto per esaltare il sapore di vongole e cozze.
- A ogni piatto di pesce il suo abbinamento di profumi e sapori
- Quando non è il prezzemolo a insaporire i piatti di pesce, su quali erbe aromatiche o spezie puntare?
- Ecco qualche spunto più creativo e originale per combinare piante aromatiche o spezie ai tuoi piatti di mare.
- Erbe aromatiche da abbinare al pesce:
- L’origano è sicuramente una delle piante aromatiche dal profumo più riconoscibile e tradizionale, il suo aroma è ideale con tonno in umido, pesce spada arrosto e sgombro.
- La menta, verde e profumata, è perfetta quando accompagna insieme al limone il pesce spada o polpettine di merluzzo.
- Il finocchietto selvatico con la sua delicatezza regala freschezza a sapori forti come alici e sarde.
- Lo zenzero, invece, una radice molto utilizzate in oriente crea abbinamenti gustosi con carpacci e pesce servito crudo come tonno o salmone. Anche l’aneto si sposa con il salmone in particolar modo nella sua versione affumicata.
Spezie da abbinare al pesce:
- Se vuoi regalare ai tuoi piatti di pesce la giusta croccantezza ti consigliano i semi di sesamo, ottimi sopra il salmone, branzino o gambero crudo o in aggiunta alla tua classica panatura.
- Il pepe invece altro protagonista indispensabile della cottura alla griglia, provalo nelle sue varianti rosa, verde, rosso, nero.
- Infine il curry e la curcuma per donare quel tocco di orientale, molto utilizzato per zuppe e abbinamenti particolari come quello con il riso e le verdure.
Come vedi gli abbinamenti da creare sono tantissimi e tutti molto semplici. Con erbe aromatiche e spezie puoi insaporire il pesce e trasformare piatti semplici e veloci in esplosioni di gusto. Non ti resta che provare! Al prossimo appuntamento con l’informazione firmata Sword, il brand dei surgelati buoni come i freschi.