Guida in cucina: come non far attaccare il pesce alla piastra Durante un pranzo o una cena a base di pesce, la prima cosa che si vuole fare davanti a parenti, amici o al proprio partner, è far bella figura, E cosa c’è di meglio di non far attaccare il pesce alla piastra ? Questo è uno degli errori tipici che purtroppo, potrebbero compromettere l’intera preparazione in cucina.
Il segreto per non far restare attaccato il pesce (o qualsiasi altro alimento da cottura), è metterlo alla piastra soltanto quando essa è calda, Quindi va fatta riscaldare piuttosto bene, altrimenti il rischio che il cibo resti attaccato è molto elevato. Un’altra soluzione per evitare che il pesce resti incollato sulla piastra, è di cuocerlo senza condimento,
Le uniche cose che si potrebbero mettere, sono un po’ di pepe, sale e olio (molto poco), sulla piastra. L’olio andrà steso uniformemente per poi osservare la cottura e girare il pesce da entrambe le parti. L’ultima alternativa a quelle proposte precedentemente, è la carta da forno,
Come si fa a non fare attaccare il pesce alla griglia?
Barbecue dal sapore di vacanza, di brezza marina, relax non-stop in comagnia, sotto cieli infuocati di sole e di stelle. Le regole da seguire per una grigliata epica le abbiamo recentemente illustrate. Abbiamo parlato in particolare degli spiedini, dei golosi formaaggi e delle ghiotte verdure arrostite sulla grata.
Ecco ora qualche dritta in più per quando scegliamo il pesce come cibo principale da dare in pasto alla carbonella. La cottura alla griglia si fonda su un principio di cottura ad alte temperature, in cui la “botta di calore” forma la crosticina che mantiene la polpa morbida e non secca. Dipende molto dal tipo di pesce che scegliamo, ma la maggior parte del pesce è più delicato della carne, dunque i carboni devono essere tendenzialmente meno ardenti di ciò che quest’ultima normalmente esige.
Detto questo, non bisogna aver paura del calore : la cottura al barbecue prevede comunque un calore forte per tutta la sua durata. Si tratta di una cottura pur primordiale ma affatto semplice, che richiede esperienza e intuito per essere compiuta a puntino.
Partiamo dalla pelle del pesce, che è fondamentale per proteggere la carne. Se grigliamo un pesce intero, lo puliamo dalle interiora (ricordando che, dalle uova al fegato, il quinto quarto del mare è gourmet in cucina) e teniamo ovviamente la pelle. Lasciamo anche le squame – a meno che non abbiamo l’esperienza per poter grigliare alla perfezione la pelle squamata e gustarla poi insieme alla polpa.
Se invece la pelle non c’è (perché stiamo usando un trancio o una scaloppa etc), dobbiamo inventarla! La carne del pesce va in tal caso fatta marinare (per le marinature c’è da sbizzarrirsi con basi&aromi, oli&erbe) oppure per lo meno spennellata di olio (la scelta migliore per chi ama il pescato in purezza).
- Dopo di che possiamo creare una corazza infarinandola o impanandola: pan grattato + spezie ed erbe aromatiche, come pepe (magari rosa, in grani), scorza di limone o lime, coriandolo, prezzemolo, rosmarino, aglio, paprica, cumino etc.
- Validissima alternativa, per chi mangia la carne, è quella di avvolgere il pezzo di pesce in una fetta di pancetta o lardo.
Un trucco sorprendente da provare? La maionese, Per le orecchie di qualcuno sarà musica, per altre un suggerimento inascoltabile. Ma eccolo qua: spalmando i vostri filetti di pesce con un velo sottile di maionese, grazie a quest’emulsione non si attaccheranno alla griglia e il sapore sarà molto meno alterato di quanto verrebbe da pensare.
Anzi: se amate la maionese, mettetela à coté del poisson una volta grigliato! E se, come suggeriamo, volete farla in casa con uova e olio genuini scelti da voi, ecco il segreto affinché venga perfetta! Per non fare attaccare il pesce, è comunque fondamentale appoggiarlo sulla griglia solo una volta che questa è calda,
Va tenuta molto in conto la distanza della griglia dalle braci. Una buona media può attestarsi sui 10 cm, ma la regola è in realtà contraria a ciò che verrebbe da fare a prima logica. Ossia: più i pezzi sono piccoli e non spessi, più vanno tenuti vicini alla griglia.
I pesci più grossi e interi richiedono invece una cottura più lunga. Quindi vanno tenuti più distanti dalla fonte di calore, affinché non brucino all’esterno. I pezzi di pesce vanno spennellati con olio o con la loro marinata anche durante la cottura. Temperatura ed effetti cottura variano a seconda della materia prima usata per la combustione,
Una combinazione carbonella & legna dà luogo a temperature più alte e dona quel delizioso gustino di affumicato. Se si usa solo la carbonella, il tocco aromatico può essere dato aggiungendo trucioli di legno quale il cedro, il melo, il noce americano, l’abete o l’ontano.
Tempi di cottura? Dipende certo dalla grandezza del pesce. Meno è spesso, più la cottura sarà breve. A 55° la carne del pesce rimane rosata, mentre all’aumentare della temperatura (fino a circa 80° della cottura alla griglia) via via diventa più bianca. Incidere la pelle del pesce con tagli obliqui velocizza la cottura.
Se i pesci sono piccoli, non occorre girarli, altrimenti fatelo, ma una sola volta. Un ultimo suggerimento: se siete alle prime armi, scegliete i pesci dalla polpa soda e grassa, come le sarde (devono essere freschissime, rigorosamente di giornata, ma costano quasi niente e sono una delizia impareggiabile al barbecue), lo sgombro oppure il tonno (per ragioni di giustizia ecologica, meglio il bianco o alalunga).
Come non far attaccare il pesce in padella?
Cucinare il pesce in padella è veloce e semplice, basta rispettare alcune “regole” fondamentali: la temperatura della padella deve essere molto calda; il tempo di cottura più breve rispetto ad altri metodi e, infine, il pesce va salato solo a metà cottura per evitare che si attacchi alla padella.
- I pesci più indicati per questa cottura sono il branzino, il merluzzo, l’orata, il pesce spada, la rana pescatrice, il rombo, il tonno, il salmone, il sampietro, la sogliola, la triglia e lo sgombro.
- La cottura in padella, anche detta “al salto”, è molto simile a quella sulla piastra, ma si differenzia per l’utilizzo di grassi.
Si realizza a fuoco vivo in padelle di alluminio, di rame, antiaderenti o di ferro. L’uso di questi recipienti consente, a fine cottura, di addensarci una salsa di accompagnamento che si ottiene deglassando i succhi di cottura del pesce con un liquido (brodo, vino, succo di limone), che si fa restringere fino al raggiungimento di una consistenza più densa e sciropposa.
La padella deve essere leggermente unta di olio extravergine e una volta raggiunta l’alta temperatura necessaria, si adagiano i tranci o i filetti dalla parte della pelle, in modo da ottenere una crosticina; si prosegue poi la cottura a fiamma leggermente più bassa. Il pesce si può cuocere da entrambi i lati o solo dal lato della pelle, per terminare poi la cottura con coperchio.
Se preferite utilizzare il burro al posto dell’olio extravergine, meglio usare il burro chiarificato, più adatto alle alte temperature. I tempi di cottura variano in base alle dimensioni e tipologia di pesce. Per cucinare il pesce in padella impanato, va passato nella farina, nelle uova sbattute e infine nel pangrattato, poi si rosola a fiamma media con olio extravergine di oliva o con burro.
Per una variante ancora più gustosa si possono spennellare i filetti di pesce (per esempio quello di salmone) con la senape, prima di passarli nel pangrattato, o aromatizzare il pangrattato con erbe e spezie a piacere. Si può cucinare il pesce in padella anche con una gustosa crosta croccante utilizzando mandorle o pistacchi; questa cottura può essere realizzata passando il pesce sopra un letto di scaglie di mandorle o granella di pistacchi e rosolandolo in padella con olio o burro chiarificato.
Per cucinare il pesce in padella infarinato, o alla “mugnaia”, metodo solitamente utilizzato per pesci a carni bianche come sogliola, branzino e nasello, si infarina il pesce, si rosola nel burro (o olio ma la ricetta tradizionale prevede il burro), si sfuma con il vino bianco e si continua la cottura con il brodo di pesce; prima di toglierlo dal fuoco si condisce con limone e prezzemolo.
Esistono tantissimi modi con cui cucinare il pesce in maniera mai banale. Dalle ricette più classiche che lo prevedono infarinato o “alla mugnaia”, il pesce in padella si presta bene anche ad altre preparazioni più elaborate. Durante l’estate, ad esempio, i bocconcini di salmone al pomodoro sono una ricetta estremamente fresca e saporita.
Il salmone è un pesce dal gusto deciso, ideale per essere cucinato velocemente e per creare uno spezzatino di mare con pomodorini freschi al profumo di origano. Il primo passaggio è di mettere una padella sul fuoco e di aggiungere un cipollotto tritato con abbondante olio.
- Se si utilizza un filetto surgelato, è bene ricordarsi di toglierlo dal congelatore circa una mezz’ora prima di unirlo al soffritto, in modo che la temperatura dell’olio non si abbassi troppo e il pesce si cuocia correttamente.
- Una volta che il salmone verrà fatto saltare in padella, basterà poi aggiungere qualche pomodorino e il piatto sarà pronto per essere servito.
Ma come cucinare il pesce utilizzando solo un ingrediente? La risposta è presto detta: la platessa al marsala è una preparazione super veloce che richiede solo un calice di questo delizioso liquore. Per preparare il piatto, si dovrà pulire la platessa o prendere un filetto già pulito; dopodiché basterà scaldare un filo d’olio in padella, aggiungere il pesce e irrorarlo con il marsala.
Passato un quarto d’ora si possono salare le carni prima di portarle in tavola con il fondo di cottura. Infine, anche le polpette di merluzzo in umido sono una ricetta facile e gustosa per uno sfizioso secondo piatto di pesce. Il sugo aromatico, i pistacchi saltati e la scorza di limone renderanno questa preparazione particolarmente indicata per una serata estiva.
Per la realizzazione andrà prima preparato il sugo in una padella, aggiungendo olio, aglio e pomodoro. Nel frattempo si dovrà tagliare il merluzzo a dadini per miscelarlo nel mixer con del pane bagnato, un uovo sbattuto, sale, pepe, qualche foglia di prezzemolo e una scorza di limone.
Come non far attaccare la carne alla piastra di ghisa?
Spalmare burro o olio sulla superficie di cottura prima di scaldarla; immergere la carne in olio e condimenti vari prima di procedere con la cottura o comunque preparare una marinatura per ungerla e non farla attaccare.
Come arrostire sulla piastra?
PREPARAZIONE –
- Tirare fuori la carne dal frigorifero almeno mezz’ora prima della cottura, altrimenti sarà troppo fredda e messa a contatto con la piastra bollente ne abbasserà la temperatura.
- Se è presente uno strato di grasso esterno inciderlo con un coltello praticando 2-3 tagli in verticale, altrimenti la carne si arriccerà durante la cottura.
- Tamponare la carne con carta da cucina, sia per eliminare eventuali residui di osso, sia per eliminare l’acqua, che impedisce una buona cottura.
- Scaldare su fiamma viva la piastra in ghisa o una padella in metallo, purché abbia un fondo spesso ed uniforme. Mentre si sta scaldando unire un filo d’olio ed asciugarlo con carta da cucina.
- Quando la piastra sarà ben calda comincerà ad emettere un lieve fumo, appena percettibile. E’ il momento di mettere la carne al fuoco.
- Lasciarla cuocere per 2-3 minuti, senza toccarla, affinché possa ben cuocere. Mantenere la fiamma piuttosto vivace. Non deve ne comparire acqua sul fondo della piastra (temperatura troppo bassa), ne fumare eccessivamente (temperatura troppo alta). In entrambi i casi la cottura ne risulterebbe compromessa. Se si devono cuocere più bistecche contemporaneamente procurarsi una piastra di adeguate dimensioni da scaldare su fiamma alta, altrimenti cuocerne una alla volta.
- Trascorsi i 2-3 minuti, alzare un lembo della carne per valutare lo stato di cottura. Deve essere ben dorata e presentare le classiche striature brune, segno che la cottura è avvenuta correttamente. Proseguire ancora 1 minuto la cottura se non dovesse essere ben dorata o se piace ben cotta (non eccedere, però, altrimenti diventerebbe molto dura!).
- Girare la carne senza utilizzare utensili che possono pungerla, altrimenti si favorisce la fuoriuscita dei succhi interni, a discapito della morbidezza.
- Lasciar cuocere la carne sul secondo lato così come si è fatto per il primo.
- Terminata la cottura mettere la carne in un piatto o in una teglia e coprire con carta stagnola (alluminio). Lasciarla riposare per un paio di minuti per permettere ai succhi che sono concentrati al centro della bistecca di ridistribuirsi contribuendo a rendere la carne più uniformemente morbida.
- Mettere la bistecca nel piatto e condirla, a piacere, con un filo d’olio, sale e pepe.
Come si usa la piastra di ghisa?
Se volete risaltare il gusto dei vostri piatti, la bistecchiera in ghisa è lo strumento migliore in circolazione. – La ghisa è un materiale che garantisce temperature elevate e stabili e permette di distribuire il calore in modo omogeneo su tutta la piastra, senza rilasciare metalli pesanti o sostanze chimiche, mantenendo alto il sapore dei vostri piatti.
- Una bistecchiera di questo materiale è perfetta per cucinare carne, pesce o verdura in breve tempo e con pochissimi grassi; inoltre può essere utilizzata su tutti i tipi di fornelli: gas, elettrico, induzione e vetroceramica.
- Per utilizzarla occorre fare due piccole azioni: riscaldarla bene su fiamma viva, versare un filo d’olio quando è molto calda e infine asciugare la superficie con carta da cucina.
Quando vedrete un po’ di fumo, poggiatevi il cibo. bistecchiera con bistecca Se proprio dobbiamo trovare un punto a sfavore sulla bistecchiera in ghisa, è che non si può lavare in lavastoviglie, ma solo a mano quando è ben fredda. Armatevi di poco sapone, una paglietta ed eliminate tutti i residui di cibo. Dei metodi per lavarla al meglio ce ne occuperemo più avanti!
Perché il mio pesce sta fermo?
Perché il pesce rosso sta a pancia in su o sta fermo sul fondo – Ci possono essere vari motivi, ma quasi sempre è legato ad un problema alla vescica natatoria, l’organo che permette ai pesci di galleggiare. Le cause possono essere diverse, stipsi, organi ingrossati o un’infezione,
Come capire se il pesce è cotto in padella?
Come avere successo in cucina con piatti di pesce – Quello sopra descritto è il modo più semplice per cucinare il pesce, ma non tutte le specie sono adatte ad essere cotte così. Qualora si voglia utilizzare un liquido si può optare per la cottura affogata o brasata,
- La prima è indicata per branzino, cernia, nasello, sogliola, dentice e prevede l’utilizzo di una pesciera o di una pentola abbastanza grande ed alta nella quale adagiare il pesce e ricoprirlo di liquidi (in genere acqua con aceto o vino).
- La temperatura di cottura non deve superare mai gli 85° per evitare di raggiungere l’ebollizione, che comprometterebbe il risultato.
Se il pesce si aggira intorno agli 800/1000 gr il tempo di cottura sarà di 15 minuti, che va aumentato di 5 minuti ogni chilo in più. La cottura brasata, invece prevede l’utilizzo di un liquido molto concentrato, così da creare una vera e propria salsa; si presta per i pesci interi ma anche per i tranci.
- Nel caso di frittura di pesce, adatta a quelli di piccole dimensioni, ai calamari ed ai gamberi, il consiglio è usare olio di oliva o di arachidi con una temperatura di cottura che si aggira sui 180°.
- Infine se siete degli inguaribili perfezionisti e l’idea di sbagliare la cottura del pesce proprio non potete accettarla, potete ricorrere all’apposito termometro da cucina.
Questo strumento, infatti, vi permetterà di constatare con certezza il giusto grado di preparazione del vostro piatto. Sarà sufficiente inserirlo nel pesce e raggiungere la lisca: se la temperatura è di 65° la cena è pronta; stessa cosa nel caso delle aragoste per le quali la temperatura va presa nella coda e deve essere di 60°, mentre per alcuni pesci che tendono a seccarsi, come il salmone, essa deve attestarsi intorno ai 50° e non di più.
Perché si mette il sale sulla piastra?
Risposta – Ciao Sonia Quella di versare sale grosso sulla piastra in ghisa prima di cuocervi qualcosa non è una pratica necessaria, ma alcuni cuochi la usano perché contribuisce ad insaporire il cibo che cuoce ed aiuta a far si che non si attacchi sul fondo della piastra, anche in assenza di olio o altri condimenti.
Come rendere antiaderente una padella in ghisa?
Come Trattare una Padella di Ghisa: 11 Passaggi La ghisa è uno dei materiali più amati dagli chef perché garantisce un calore uniforme e una superficie di cottura antiaderente. Inoltre, è molto resistente e può durare davvero a lungo se si sa come prendersene cura.
- Perché le padelle e le pentole in ghisa si mantengano antiaderenti nel tempo e non si formi la ruggine è necessario trattarle.
- Se usi le tecniche giuste, la tua batteria di pentole durerà per decenni.
- Se vuoi pulire una padella in ghisa che hai ereditato o acquistato in un mercatino, è probabile che dovrai fare i conti con la ruggine e uno spesso strato di sporco nero e incrostato.
L’utensile potrebbe avere un aspetto poco invitante, ma non temere; riuscirai a farla tornare praticamente come nuova senza fare troppa fatica.
- 1 Metti la padella in un forno autopulente. Avvia il ciclo di pulizia del forno. In alternativa, puoi mettere la padella direttamente sulle braci per 30 minuti quando accendi il barbecue o il fuoco in campeggio. Lasciala scaldare finché non diventa di un colore rosso spento. Le incrostazioni si sfalderanno e cadranno trasformandosi in cenere. In seguito, lascia raffreddare leggermente la padella per evitare che la ghisa si crepi e procedi poi con i passaggi che seguono.
- Se c’è più ruggine che incrostazioni, prova a carteggiare la padella con una paglietta abrasiva in acciaio.
- 2 Lava la padella in ghisa con acqua calda e sapone. Strofinala con il lato abrasivo della spugnetta per i piatti.
- Se la padella che vuoi trattare è nuova, è probabile che sia rivestita da uno strato di olio o cera che serve a prevenire la ruggine. In tal caso, questo è un passaggio essenziale perché devi rimuovere quel rivestimento prima di trattare la padella. Lasciala immersa nell’acqua bollente insaponata per 5 minuti, poi risciacquala e lasciala asciugare naturalmente.
- 3 Asciuga bene la padella. Il metodo migliore consiste nel metterla per qualche minuto in forno a 175 °C, per avere la certezza che tutta l’acqua evapori. L’olio deve poter penetrare all’interno del metallo per agire da barriera protettiva e come sai l’acqua e l’olio non si miscelano.
- 4 Ungi la padella con lo strutto dentro e fuori. Se preferisci, puoi usare l’olio di mais o un grasso vegetale alimentare. Con il passare del tempo l’olio renderà la padella appiccicosa, quindi la scelta migliore è lo strutto. Ricorda di ungere anche l’eventuale coperchio su entrambi i lati.
- 5 Metti padella e coperchio nel forno, capovolti. Imposta la temperatura entro un intervallo compreso tra 150 e 260 ºC, in base alle tue preferenze. Lascia scaldare la padella per almeno un’ora per fare in modo che lo strutto (o il grasso scelto) si fissi sulla ghisa, creando così una patina antiaderente e resistente alla ruggine.
- Metti un foglio di carta stagnola o un ampio contenitore in alluminio usa e getta sotto il coperchio e la padella, su un ripiano del forno più in basso, per raccogliere il grasso che colerà.
- Lascia raffreddare la padella nel forno finché non ha raggiunto la temperatura ambiente.
- 6 Ripeti il trattamento. Per ottenere il miglior risultato possibile, ripeti i passaggi dal 3 al 5 una seconda volta.
- 7 Prenditi regolarmente cura della tua padella. Ogni volta che devi lavarla, trattala di nuovo per garantire la buona durata del rivestimento protettivo.
- Metti la padella sui fornelli e versaci dentro circa ¾ di cucchiaino di olio di semi (o di un altro grasso da cucina).
- Arrotola un foglio di carta assorbente e usalo per distribuire l’olio sull’intera superficie della padella, all’interno e all’esterno.
- Accendi il fuoco e lascia scaldare l’olio finché non inizia a fumare.
- Se usi i fornelli elettrici, scalda la padella lentamente per evitare che la ghisa si crepi.
- Copri la padella e spegni il fornello. Attendi che si sia raffreddata completamente e rimuovi il grasso in eccesso prima di riporla nel mobile della cucina. Se nel tempo dovesse diventare appiccicosa perché hai scelto di trattarla con l’olio anziché con lo strutto, utilizzala per cuocere della pancetta o del bacon su un falò. Una volta fredda non sarà più appiccicosa.
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- 1 Usa un forno autopulente per rimuovere le incrostazioni dalla padella. Imposta il ciclo di pulizia più breve (generalmente di 3 ore). Al termine del processo la ghisa sarà tornata praticamente come nuova.
- Lascia raffreddare la padella fino al giorno successivo.
- Lava via i residui usando esclusivamente l’acqua e una spugnetta abrasiva.
- Asciuga la padella con la carta da cucina, dopodiché rimettila immediatamente nel forno a 180 ºC per una decina di minuti.
- 2 Tira fuori la padella dal forno dopo 10 minuti, dovrebbe essere perfettamente asciutta. Arrotola un foglio di carta assorbente, ungilo con lo strutto o un altro grasso da cucina solido e passalo sulla ghisa. All’occorrenza puoi usare anche l’olio, ma sarebbe meglio utilizzare un grasso solido in questa fase.
- Se hai deciso di usare comunque l’olio, è importante applicarne poco (seppur distribuendolo dappertutto). La ghisa deve luccicare, ma non deve gocciolare e non ci devono essere accumuli di liquido all’interno della padella, per evitare problemi in seguito.
- 3 Metti la padella nel forno. Accendilo a 260-290 ºC. L’interno della padella deve essere rivolto verso il basso. In questo modo il grasso colerà all’esterno anziché all’interno e non si accumulerà sul fondo.
- L’alta temperatura del forno fa sì che il grasso “cuocia” sulla padella anziché “seccarsi” semplicemente. Lascia scaldare la padella in forno per un’ora.
- Nota: durante questo passaggio è meglio disattivare gli allarmi antincendio della cucina perché dal forno potrebbe fuoriuscire parecchio fumo. Apri le finestre o accendi un ventilatore per areare la stanza.
- 4 Tira fuori la padella dal forno dopo un’ora. Applica subito un altro strato di grasso molto sottile e poi lascia raffreddare completamente la padella prima di riporla nel mobile della cucina. Pubblicità
- Se lavi le pentole in ghisa in modo troppo aggressivo (per esempio se usi una spugnetta abrasiva), rimuovi anche la patina protettiva oltre allo sporco. Usa uno strumento più delicato oppure trattale di nuovo regolarmente per ripristinare il rivestimento protettivo.
- Se ti capita di bruciare il cibo in padella, aggiungi un po’ d’acqua e raschia l’incrostazione con delicatezza usando una paletta piatta in metallo. In seguito potresti dover trattare di nuovo la padella per ripristinare la patina protettiva.
- Dopo aver pulito la padella è sempre meglio metterla in forno a 180 °C per una decina di minuti per assicurarti che tutta l’acqua evapori lasciandola perfettamente asciutta.
- È molto importante girare il cibo in padella con una paletta piatta in acciaio inossidabile, altrimenti il fondo potrebbe diventare irregolare.
- Alcune aziende trattano le proprie pentole in ghisa prima di metterle in vendita. Fai una ricerca online per sapere quali sono i marchi più attenti e prestigiosi.
- Se sulla pentola si forma una patina incrostata, significa che non sei abbastanza incisivo quando la lavi. Segui le istruzioni del primo metodo.
- Prima di riporre la padella nel mobile della cucina, metti un paio di fogli di carta assorbente o un panno tra il bordo della pentola e il coperchio per consentire il passaggio dell’aria.
- Non lavare troppo spesso la tua padella in ghisa. Basta poco per rimuovere i residui di cibo subito dopo la cottura: aggiungi un po’ d’olio e del sale grosso mentre la padella è ancora bollente, raschia delicatamente il fondo con la carta da cucina e poi svuotala prima di rimetterla al suo posto.
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- Se lavi le padelle e le pentole in ghisa con il detersivo per i piatti, rimuovi anche la patina protettiva oltre allo sporco. Puliscile senza usare il sapone se intendi riutilizzarle per cucinare un cibo simile oppure trattale di nuovo ogni volta se senti la necessità di usare il detersivo.
- È meglio evitare di cuocere i pomodori o altri cibi acidi nelle pentole in ghisa, a meno che non siano ben trattate.
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- ↑ Alton Brown, Alton Brown’s Gear for Your Kitchen, p.15, (2003), ISBN 1-58479-296-5
- Alton Brown, Alton Brown’s Gear for Your Kitchen, pp.14-15, (2003), ISBN 1-58479-296-5 – research source
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Come evitare di sporcare la piastra?
Le ricerche più frequenti Pigri e svogliati non abbiate paura di mettervi ai fornelli, arriva la guida con i 10 trucchi per cucinare senza sporcare! Quello di cucinare senza sporcare è il sogno di tutti e da oggi, con 10 trucchi infallibili, potrete renderlo realtà! Dopo gli errori più comuni in cucina e i consigli per non farli, ecco il decalogo delle regole da seguire per cucinare senza sporcare.1.
- Usare poche pentole La prima regola per cucinare senza sporcare è sicuramente quella di ottimizzare il numero di pentole con cui si cucina.
- Per alcune ricette ad esempio, è possibile usare un’unica padella.
- In questo modo, oltre a non sporcare troppe stoviglie, gli ingredienti delle vostre preparazioni avranno sapori ancora più intensi! 2.
L’uso della piastra Al posto delle padelle preferite la piastra, non dovrete aggiungere olio o burro e per questo è molto più facile da pulire. Un altro segreto è quello di mettere un pizzico di sale sulla piastra calda prima di cuocere gli ingredienti: questo trucco non farà attaccare la carne della grigliata e non farete fatica a pulire! 3. Oltre ad essere una cucina leggera, la cottura al vapore richiede il solo uso del cestello. Il cestello in legno per la cottura al vapore, come per la pulizia dei taglieri, non deve essere lavato con nessun prodotto chimico, quindi sarà sufficiente lasciarlo a bagno in acqua calda e poi strofinarlo con sale grosso e mezzo limone,
Un rapidissimo gioco da ragazzi! 4. Lavare i piatti immediatamente Un’altra tecnica infallibile per cucinare senza sporcare, è quella di lavare le stoviglie man mano che vengono utilizzate nella fase di preparazione della cena. Caricate la lavastoviglie man mano o lavate pentole e mestoli appena avrete finito di usarli, non dimenticate di mantenere l’ordine sul piano di lavoro.5.
Para schizzi e coperchi Se fino a ieri la vostra cucina era tutta una macchia, da oggi, con l’ uso di para schizzi e coperchi la situazione cambierà radicalmente. Questo piccolo trucco, troppo spesso sottovalutato, farà risplendere la vostra cucina anche se siete veri pasticcioni! 6. Per cucinare senza sporcare, mestoli, cucchiai di legno e arnesi vari, devono essere appoggiati su un piano ampio. Non basterà un piccolo piattino o un più classico appoggia-mestoli, fatevi furbi e usate un piatto fondo o addirittura un tagliere, In questo modo il piano cottura sarà salvo da decine di macchie di unto.7.
Raccogliere gli scarti Volete davvero cucinare senza sporcare ? Se la risposta è sì, mettete sul piano di lavoro una piccola terrina e buttate all’interno scarti di cibo, bucce e gusci. Raccogliere gli scarti vi farà risparmiare molto tempo per riordinare e soprattutto vi farà cucinare nel pulito! 8.
Le ricette con una pentola Se proprio volete cucinare senza sporcare, dedicatevi alla preparazione di ricette con una sola pentola, Non vi viene in mente nulla? Ecco un elenco: – risotti – frittate – torte salate – zuppe – grigliata 9. Il cartoccio Le ricette al cartoccio vi permetteranno di cucinare senza sporcare pentole, cucina e forno.
Che differenza c’è tra griglia e piastra?
Alla griglia o alla piastra? Cosa scegliere per piatti più salutari C ucinare alla piastra o sulla griglia è salutare oppure no? Ecco i pro e i contro di ciascun metodo, e qualche consiglio di gusto C’è chi predilige la griglia o la piastra, pratica anche da fare in casa e non necessariamente all’aperto.
- E chi, invece, punta tutto sulla cottura lenta e l’affumicatura del legno per preparare carni succulente.
- Le differenze tra i due metodi di cottura, che hanno entrambi pro e contro, stanno essenzialmente in due parole: tempo e temperatura,
- La piastra presenta temperature molto alte per sigillare bene la carne e cuoce in brevissimo tempo; il barbecue (cottura alla brace) invece è una cottura molto più lenta e indiretta, e la temperatura scende notevolmente.
Si utilizza per avere una cottura indiretta molto più lenta, Vediamo come cuocere al meglio alla griglia e alla piastra.
Quanto bisogna scaldare la piastra?
Cucinare alla piastra Cucinare alla piastra significa utilizzare come metodo di cottura una lastra di ghisa o di altro materiale che permette di pepare ricette di secondi piatti molto gustosi. La lastra in ghisa viene chiamata generalmente piastra e viene utilizzata per il tipo di cottura detta ai ferri.
Il nome di questo tipo di cottura deriva dalle vecchie cucine di una volta, Con la, ormai antica, cucina economica si potevano cuocere le carni o altro direttamente su di una superficie compatta e calda. La cucina economica aveva molteplici funzioni: serviva per riscaldare la casa, per cucinare e riscaldare l’acqua,
Era composta da una piastra che con tre fori che avevano dimensioni diverse ed erano coperti da anelli concentrici. Sotto la piastra vi si trovava la fornace dove si inseriva la legna da bruciare, un forno e una piccola caldaia per l’acqua calda. Proprio sopra gli anelli, o ferri, si poteva cucinare direttamente la carne e da questo deriva il nome di questo tipo di cottura.
La cucina economica oggi non è più così diffusa e al suo posto hanno preso piede che ne simulano le caratteristiche. Cuocere alla piastra non è come cuocere sulla griglia. Quando ci apprestiamo a fare un barbecue il cibo cuoce per contatto diretto con la fiamma ed il calore della brace. La piastra, invece, si interpone tra il cibo e la fiamma e la cottura avviene per conduzione,
In questo modo si evita che la fiamma libera possa carbonizzare il cibo, scongiurando quindi l’eventualità di ingerire sostanze anche dannose per la salute. I materiali che vengono usati per la cottura alla piastra possono essere vari: pietra lavica, ollare, alluminio rivestito di ceramica o teflon e naturalmente la ghisa,
Per un tipo di cucina molto scenografico, si può anche pensare di portare direttamente sulla tavola le piastre per cuocere il cibo, Per questo tipo di utilizzo vengono usate molto più la pietra lavica o quella ollare che vengono poste sopra ad un fornetto elettrico o ad alcol per essere mantenute calde.
Sulla piastra è possibile cuocere tutto quello che abitualmente si cucina in una padella e tutti i cibi che vengono solitamente arrostiti su un barbecue: carni, pesci, prodotti del mare come crostacei, calamari, uova, verdure, formaggi e frutta. La carne per essere cotta alla piastra deve essere ben asciutta,
- Filetti, bistecche e fiorentine, per non parlare di entrecote o hamburger, devono essere ripuliti dal sangue presente sulla superficie prima di deporli sulla piastra.
- La piastra deve essere già molto calda quando si inizia a mettere a cuocere la carne.
- Con questo tipo di cottura, non è necessario aggiungere sale, né altri grassi, ottenendo ricette più light: il grasso contenuto nella carne è sufficiente per permettere alla carne di rimanere morbida e succosa.
Qualche volta possiamo rischiare qualche piccolo pericolo di attaccatura del cibo sulla piastra, Per evitare questo fastidioso inconveniente basta ungere, in maniere molto leggera, la superficie della carne con pochissimo olio di oliva. Per fare questa operazione basta un pennello da cucina o il dito di una mano, leggermente intinto nell’olio e passato sopra alla carne.
- Tuttavia se la pezzatura della carne che stiamo per cuocere è piuttosto grossa non sarà necessario usare alcun tipo di grasso aggiunto.
- I tempi di cottura sono davvero molto indicativi, questi variano a seconda dello spessore della carne e dal tipo di cottura richiesto secondo il gusto di chi la dovrà mangiare.
Tuttavia una cottura da manuale deve prevedere che il pezzo di carne una volta tagliato deve presentare una sfumatura che parte dal rosa chiaro sino ad arrivare ad un rosa molto più scuro tendente al rosso. La carne non va stracotta, altrimenti perderà tutti i suoi succhi gustosi e diventerebbe troppo dura.
Infatti, proprio per non far perdere i succhi preziosi della carne, questa non deve essere mai punzecchiata o bucherellata con una forchetta, Per girare la carne messa a cuocere su una piastra è molto più indicato l’utilizzo di una pinza. Solo a cottura ultimata, le carni potranno essere salate e, solo se lo si desidera, un filo di olio extravergine, limone e pepe direttamente nei piatti.
A fine cottura, quando metteremo la carne nel piatto, noteremo che sul fondo della piastra sarà rimasta un po’ di carne bruciacchiata. Questo fondo è l’ideale per preparare il fondo bruno che è un delizioso sughetto molto spesso usato per accompagnare le carni, dando loro ancora più sapore.
Per preparare il sughetto, bisogna eliminare gli eventuali eccessi di grasso, senza buttare via gli eventuali succhi rilasciati dalla carne e i grumi scuri che si sono formati. Nella piastra versare dell’acqua, oppure del vino, o della birra o il succo di un limone e con una spatolina sciogliere i grumi della carne nel liquido che abbiamo scelto.
Se il nostro sughetto rimane troppo liquido accendente il fuoco per qualche minuto per farlo ridurre. Alcuni chef a questo intingolo aggiungono un pizzico di bicarbonato che lo farà diventare ancora più cremoso. Se invece vogliamo cuocere del pollo sulla piastra la storia è un po’ diversa,
- Il pesce cotto alla piastra è davvero delizioso,
- Il metodo di cottura per qualità di pesce molto pregiata è da preferire nature, ossia senza l’aggiunta di nessun tipo di condimento o aroma a parte un po’ di sale.
- I condimenti è sempre preferibile aggiungerli alla fine, ma il pesce fresco è talmente buono che non ha bisogno di particolari intingoli, perché spesse volte ne nascondono solo il sapore.
- Tuttavia alcune tipologie di pesce hanno bisogno di proteggere la carne per permettere che questa cuocia in modo adeguato.
Per questo motivo tra il pesce e la piastra è meglio aggiungere qualche tipo di protezione : può essere usato uno strato di sale, che permetterà alla carne del nostro pesce anche di insaporirsi; può essere lasciata la pelle con tutte le squame, che durante la cottura potrebbero anche bruciarsi, ma permetteranno al nostro pesce di cuocersi in modo ottimale mantenendo bianca, morbida e succosa la carne; oppure possiamo utilizzando una panure, passando il pesce prima nell’olio e poi nel pane grattugiato condito con erbe aromatiche tritate, sale e pepe.
- In questo caso il pesce dovrà essere perfettamente squamato.
- Quando si cucina il pesce, la temperatura della piastra deve essere piuttosto bassa,
- Di norma i tempi di cottura del pesce si calcolano in base allo spessore.
- In media ci vogliono 10 minuti di cottura ogni due centimetri di spessore del pesce e questo deve essere girato solo a metà cottura.
Anche le verdure sono deliziose cotte alla piastra, Anche queste prima di essere poste sulla piastra devono essere asciugate bene. La temperatura in questo caso dovrà essere piuttosto calda, Per capire quando le verdure sono cotte bisogna solo osservare: le verdure sono pronte quando iniziano a dorarsi e devono essere condite solo al termine della cottura.
- Se dobbiamo cuocere alla piastra i radicchi lo spessore dipende dal tipo di radicchio che dobbiamo cuocere : la cicoria belga, ad esempio, va tagliata per lungo a fette spesse mezzo centimetro, il radicchio trevigiano, invece, si deve dividere in almeno quattro parti.
- Le cipolle vanno tagliate a rondelle spesse, anche queste di mezzo centimetro, per il senso della larghezza in modo che gli anelli rimangano compatti e non si disfino durante la cottura; i cipollotti, invece, è meglio mantenerli interi, o al massimo tagliarli a metà nel senso della lunghezza quando sono più grossi.
- Le melanzane vanno tagliate per il senso della lunghezza, anch’esse a fette spesse mezzo centimetro.
- I pomodori, invece, si piastrano più grossi, le fette devono essere attorno al centimetro di spessore.
- Le zucchine è meglio tagliarle per lungo e del spessore di tre millimetri circa, mentre i peperoni è meglio a falde o a filetti.
Anche le uova possono essere cucinate direttamente su una piastra : usando una pietra preventivamente scaldata. Sono ottime semplici oppure farcite, deliziose se accompagnate con del pane abbrustolito. I formaggi ideali per essere cotti alla piastra sono quelli a pasta dura o semidura (ad esempio l’Emmental o il tronchetto di capra o brie).
Possono essere fatti di latte di mucca, capra o pecora, tutti adatti a questo tipo di cottura. I formaggi non devono essere marinati prima di farli cuocere, La piastra non deve nemmeno essere troppo rovente. I formaggi devono essere tagliati a fette piuttosto spesse e possono essere conditi con erbe aromatiche, come rosmarino, origano o timo, oppure avvolti in foglie di vite che regalano un aroma tutto speciale.
I formaggi alla piastra sono deliziosi quando vengono accompagnati da salsine : un esempio è una s alsa preparata con pochissimi ingredienti: miele, noci tritate e un cucchiaio di senape forte. Naturalmente i formaggi cotti in questo modo – come ad esempio il brie o il camemebert – si sposano a meraviglia con le verdure cotte allo stesso modo oppure accompagnati da verdure cotte al vapore come ad esempio asparagi o spinaci conditi con olio e un pizzico di aglio.
Quanto Far scaldare la piastra?
Scopri come preparare la bistecca alla piastra – Tira fuori dal frigo la tua bistecca e lasciala per 15 minuti a temperatura ambiente, altrimenti risulterà troppo fredda ed una volta a contatto con la piastra bollente ne abbasserà la temperatura. Posiziona la piastra in ghisa sul fornello, versaci sopra una manciata di sale grosso e falla riscaldare.
- Nel frattempo posiziona la bistecca sul tagliere e incidila con un coltello, praticando tre tagli in modo che la carne in cottura rimanga distesa e non si arricci.
- Appena la piastra avrà raggiunto la giusta temperatura (il sale non deve annerirsi e la piastra deve emettere un lieve fumo), posiziona la carne e falla cuocere per 2-3 minuti senza toccarla, finché non risulta dorata e presenta le classiche striature che la piastra dona, quindi rigirala e cuocila per altri 2-3 minuti.
Mi raccomando, non premere mai la carne, i succhi devono rimanere all’interno, se invece la premi usciranno fuori e la carne potrebbe risultare secca e stopposa. La tua bistecca è pronta! Impiattala, condiscila con un filo d’olio e gusta tutto il suo sapore. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono una giornalista specializzata in produzione di contenuti sui media digitali e tradizionali, content e social media marketing. Sono esperta di cucina light e alimentazione sana e all’interno di Melarossa mi occupo soprattutto di pianificazione editoriale e coordinamento redazionale.
Cosa si mette prima della piastra?
Il termo protettore è l’unico prodotto spray da usare prima della piastra. Al contrario, gel o lacca rendono il capello più rigido e duro, si potrebbe quindi spezzare. Se si applica il termo protettore sulla capigliatura, si difende il capello dall’ alta temperatura evitando di danneggiarlo.
Come rendere la ghisa antiaderente?
Come annerire gli strumenti un po´ più grandi? – Scaldate bene la ghisa (270°C sarebbero ideali) e mantenetela ad una temperatura elevata fino a che non annerisce. Versate l´olio (un cucchiaio da zuppa per una piccola piastra) e distribuite uniformemente con un canovaccio.
Come non far attaccare il petto di pollo alla piastra?
Preparazione del petto di pollo alla griglia –
- Sciacqua e asciuga 2 petti di pollo,
- Dividi entrambi in filetti, incidendoli al centro, nel senso della lunghezza. Elimina la cartilagine e l’ossicino.
- Se preferisci le fettine sottili, tagliale a metà in senso orizzontale. Ovviamente puoi anche acquistare del petto di pollo già affettato.
- Per rendere il petto di pollo più morbido e gustoso, prima di cuocerlo, puoi spennellarlo con un rametto di rosmarino intinto in olio extravergine d’oliva (eviterai così che, in cottura, si secchi) oppure, se hai tempo, puoi farlo marinare da 10 minuti a un paio d’ore in una marinata,
- Quando la carne è pronta per la cottura, scalda bene una bistecchiera o una padella antiaderente, spolverizzane la superficie con poco sale (un trucco utilissimo per non far attaccare il pollo) e poi adagia le fette,
- Se sono molto alte, falle cuocere a fuoco basso 8 minuti circa su ogni lato. Se invece sono basse, bastano 4-5 minuti per parte a fiamma media.
- Porta in tavola, a piacere, con del limone a spicchi.
Cosa attira il pesce?
La pasturazione vista dai pesci: quello che non avreste mai sospettato. Di Michele Prezioso e Umberto Simonelli Se si pensa ai pesci come cacciatori elementari ci si sbaglia di grosso. I pesci sono predatori estremamente evoluti, capaci di orientarsi e “vedere” in un ambiente decisamente ostile, dove tutte le leggi dell’ottica e dell’acustica assumono connotazioni molto diverse da quelle a cui “noi umani” siamo abituati.
- Sensi estremi
- I pesci vivono in un ambiente difficile; la luce e i suoni si propagano in un modo complesso e finanche gli odori si propagano in acqua con logiche non intuitive.
- I pesci nel corso della loro evoluzione hanno acuito i sensi e madre natura li ha equipaggiati di sistemi di percezione ai quali la tecnologia umana appena si avvicina, con sistemi appena accennati anche nei più sofisticati sommergibili da guerra.
- I pesci ricercano il cibo, e quindi anche le prede, con la sinergia di tutti i loro sistemi; dalla percezione dei suoni e di tutte le onde acustiche presenti in acqua, a quella degli odori e dei sapori, fino alla vista, capace, nei pesci di fondo, di catturare anche il minimo quantitativo di luce; insomma sono delle vere e proprie macchine da guerra, attente ad ogni variazione e ad ogni minimo segnale.
- I pesci sono provvisti di organi sensoriali estremamente raffinati; prima tra tutti la linea laterale capace di percepire ogni piccola vibrazione. La loro sensibilità acustica, comunque, è compresa tra 50 e 2000 khz, frequenze molto basse per l’orecchio umano, ma sufficienti a far avere loro una idea chiara di quel che succede intorno, tant’è che un elevato rumore di fondo, composto da suoni di più frequenze li allontana
- La propagazione dei segnali
- In acqua il suono viaggia più veloce che nell’aria quasi di 4,5 volte, ma si propaga a seconda della stratificazione delle fasce d’acqua e della temperatura.
- Vale a dire che ad una profondità il suono si può avvertire con precisione e qualche metro più su o più giù arrivi molto attenuato o per niente.
A volte, nella pasturazione, specialmente con quella solida a palle, anche il semplice rumore della caduta può essere percepito meglio o peggio da un pesce a seconda di dove stia. Sebbene i pesci percepiscano i suoni non solo con delle, diciamo così, “orecchie”, che sfruttano l’amplificazione del suono da parte della vescica natatoria, ma anche con la linea laterale.
- E’ una specie di sonar che percepisce un ampio range di frequenze, soprattutto quelle bassissime del movimento: onde d’urto in realtà, più che suoni veri e propri, che il pesce riceve e decodifica.
- E, come fanno i sottomarini, riesce a delineare una “traccia sonar” che gli fa “vedere” cosa ha avvertito.
Anche gli odori e i sapori si propagano in acqua. Ebbene si perché i pesci, tutti, hanno organi del gusto e dell’olfatto esterni al corpo che consentono di percepire odori e sapori. E, infatti, queste informazioni si propagano in acqua per fasce, trasportate dalla corrente in funzione anche della temperatura: in fasce di acqua più fredda la densità è maggiore e viceversa nell’acqua più calda. I pesci hanno specializzato i loro sensi alla caccia e al reperimento del cibo. Il serra ne è il massimo esempio. Ebbene la pasturazione deve essere organizzata per poterli trarre in inganno Come un radar Il rumore allerta i pesci, li attira o li allontana.
Ad esempio, il rombo sordo dei pescherecci attira i tonni, perché hanno imparato che gli strascichi sollevano nutrienti e perdono pesci, oltre al fatto che spesso viene rigettato in acqua il pescato di scarto, che rappresenta alimentazione a buon mercato. L’altro elemento di “alert” è l’odore, che qualche volta è anche sapore.
I pesci sono provvisti di organi sensoriali specializzati disposti in alcuni punti specifici del corpo. Le triglie hanno i barbigli con cui frugano nella sabbia, i grufolatori in prossimità del muso; ma sono anche presenti lungo il corpo. Con questi organi odorano e sentono il sapore del nutrimento e delle prede. Anche i pesci hanno il naso solo che, a differenza del nostro, non ci respirano, ma riescono a percepire le sostanze odorose anche se molto ma molto diluite La pastura vista da sotto Con tutto questo apparato, immaginiamo cosa succede quando si pastura.
- Se parliamo di pastura incollata e lanciata, già il tonfo è un segnale che viene riconosciuto; poi c’è l’aspetto visivo dello spandersi dei componenti e, quindi, il completamento del richiamo la fa la componente olfattivo – gustativa.
- Anche la fiondata di bigattini provoca rumore che passa tutt’altro che indifferente ai pesci.
Va da sé che un perfetto bilanciamento dei componenti è fondamentale per attirare e mantenere i pesci in pastura. E’ importante, quindi, tanto la funzione degli aromi e delle sostanze alimentari, quanto anche la presenza di sfarinati che aumentano l’aspetto visivo.
- In funzione della trasmissione dei sapori e degli odori, sia per corrente che per temperatura, è importante la granulometria e la capacità affondante della pastura.
- A volte è proficuo che si sciolga lungo tutta la colonna d’acqua o che arrivi rapidamente sul fondo rilasciando poi lì i componenti attrattivi.
Ma anche gli aromi che spesso troviamo nelle pasture pronte, o sfusi come additivi, possono fare la differenza, non solo per gradimento ma anche per capacità di diffondersi. Quando i predatori hanno individuato una mangianza la loro attenzione è concentrata sulla scia di odori e sapori che vengono rilasciati dal pesce foraggio Il brumeggio A seconda della pesca che si fa, si può brumeggiare in modi differenti. Ad esempio, nel drifting l’uso delle sarde a pezzi, intere, tritate o in pasta è il sistema più diffuso.
La granulometria della pastura è determinante; e la foto è un esempio emblematico anche se volutamente esagerato: difficile convincere un predone a “credere” a bocconi diversi da quelli che sta trovando in natura, come esempio questi piccoli pesci appena ingurgitati e sputati dopo la cattura Perché una pastura fine inonda di odore, ma se non è complice la corrente può rimanere superficiale e viaggiare per miglia senza effetti.
Al contrario, pezzi grossi possono affondare senza intercettare i pesci. Ecco perché bisogna studiare bene come si muove l’acqua a volte è bene usare più metodi fino ad aver convinto i pesci e poi passare ad un mantenimento che trattenga i pesci ma non li sazi. Succede per tutti i pelagici e non è male pasturare anche a mezz’acqua a volte, con sacchi affondati o impastare sarde, pane raffermo e sabbia per creare una cascata di sapori, odori e richiamo visivo.
Il pane, infatti, crea una nuvola visibile da lontano che, quando si sposta, porta con sè anche l’odore, la sabbia invece trascina verso il fondo le parti più grandi. I pesci, ad esempio gli sparidi come le orate e i saraghi, andranno convinti con pasture simili alla loro alimentazione Come i missili I predatori pelagici, grandi e piccoli, nuotano alla ricerca di mangianza. Cacciano generalmente in aree a loro conosciute e presso le quali è usuale la presenza di foraggio.
Per i pesci che stazionano nelle fasce più alte e per i pelagici la pasturazione ideale è quella più ricca di aromi e odori che solleciti la frenesia alimentare Questo attira i pesci e, mentre ciò accade, le prede avvertono la presenza del pericolo, cosa che aumenta il rilascio di aminoacidi specifici l’odore della paura A questo punto la connessione punto – punto tra preda e predatore è un filo diretto e difficilmente si sbaglia il bersaglio.
Cosa fa puzzare il pesce?
L’odore intenso di cui il pesce, soprattutto di mare, si impregna dopo la cattura deriva dalla trimetilammina, un composto organico altamente volatile contenente azoto. Questa molecola si forma per l’azione di microrganismi presenti su pelle e squame, che col passare del tempo degradano le cellule.
- Per averne abbastanza da dar fastidio bastano anche meno dei fatidici tre giorni. Antidoti.
- Per limitare l’impatto sgradevole di queste molecole, la gastronomia ha da sempre fatto uso di preparazioni a base di sostanze acide.
- Come la lessatura del pesce in court bouillon, un brodo ristretto preparato con acqua salata, sedano, carota, cipolla e vino, aceto o succo di limone; oppure la cottura in umido al pomodoro, tipica della tradizione mediterranea, le preparazioni in carpione o più semplicemente il limone come condimento.
Infatti, la trimetilammina diventa solubile in presenza di acidi, perdendo la volatilità che la fa giungere fino ai nostri recettori olfattivi. Fotogallery 30 trucchi per conservare il cibo più a lungo Per far maturare più velocemente i pomodori conservateli con la frutta: l’etilene accelererà il processo. Quelli già giunti a maturazione andrebbero lasciati a temperatura ambiente, lontani da fonti di calore dirette, col picciolo rivolto verso l’alto (meglio se ancora uniti in un grappolo). Le banane fanno parte dei cosiddetti “frutti climaterici”: frutti, cioè, che continuano a maturare anche dopo essere stati staccati dalla pianta e che nella fase finale della maturazione aumentano la produzione di etilene. In un’ora un chilo di banane lasciato a una temperatura di 15 °C produce 5 microlitri di etilene, e ne bastano pochi microgrammi per accelerare il processo di annerimento dei frutti. Un foglio di carta da cucina o un tovagliolo di carta (da sostituire ogni tanto) assorbiranno l’umidità dell’insalata aiutando a conservarla più a lungo. In ogni caso, una volta acquistata toglietela dal sacchetto di plastica e riponetela, insieme alla carta assorbente, in un’insalatiera o in una busta di carta: la plastica fa aumentare la condensa. Foto: © Photo by planningqueen, Flickr Adv Le fragole? Ecco un consiglio per evitare di buttarne in pattumiera interi cestini. Preparate in un’insalatiera una soluzione con 10 parti d’acqua e una di aceto bianco o di mele. Tuffateci le fragole, mescolate qualche volta, scolate e risciacquate. L’aceto eliminerà batteri e muffe, e la frutta durerà quasi due settimane (senza sapere di aceto, poiché la soluzione è molto diluita). Messe in un paio di vecchi collant (puliti!) e appese in un luogo asciutto, fresco e buio, come un armadio o una soffitta, le cipolle dureranno fino a 8 mesi. Inseritele una a una nelle “gambe” delle calze, e separate un ortaggio dall’altro con un nodo. In ogni caso, tenete le cipolle della dispensa lontano dalle patate: i gas prodotti dalle prime fanno germogliare le patate più velocemente. Potrete riunirle in cottura, magari all’interno di una frittata. Foto: © Photo by mrhayata, Flickr Adv Suggerimento: conservare le patate accanto alle mele, rimarrano più a lungo senza germogli (fino a 2 mesi). Su questo punto, però, non tutti sono d’accordo: alcuni esperimenti scientifici hanno dimostrato che l’etilene, un gas inodore prodotto dalle mele durante il processo di maturazione, fa germogliare le patate più velocemente. Foto: © Photo by McBeth Per mantenere gli asparagi freschi e croccanti più a lungo vanno tenuti come i fiori: tagliate di un centimetro i gambi, e riponete l’intero “mazzo” in un vaso pieno d’acqua fresca. Così come sono potete metterli in frigorifero, magari coperti da una busta di plastica. Lo stesso metodo di conservazione si può sfruttare anche per mantenere fresche le piante aromatiche in foglia – come basilico, prezzemolo, coriandolo ed erba cipollina – appena acquistate. A meno che non decidiate di coltivarle direttamente in vaso, sul balcone. Foto: © Photo by Bernie, Flickr Adv L’aglio. In genere se ne usa poco per volta, e conservato per settimane in frigo rischia di germogliare. Per farlo durare più a lungo, gli esperti consigliano di tenerlo al riparo dalla luce in un luogo fresco e asciutto, che abbia una temperatura intorno ai 10 °C (per esempio, in una cantina). Le aromatiche dalla foglia più “carnosa”, come il timo, possono essere appese ed essiccate al sole in estate, per poi essere sgranate e conservate in barattoli di vetro durante il resto dell’anno. Foto: © Photo by cookbookman17, Flickr Disponeteli sempre in bella vista nella parte centrale del frigorifero. Sarà più facile ricordarsi che, prima di aprire qualcosa di nuovo, occorre finire quelli. Si stima che per ogni consumatore di Europa e Nord America finiscano in pattumiera, ogni anno, dai 95 ai 115 chili di cibo, Così come la carne, il pesce deve essere riposto nella parte più fredda del frigo (in genere il comparto più basso). Dopo averlo eviscerato e lavato, sistematelo negli appositi sacchetti da frigorifero e consumatelo entro 24 ore. Altrimenti, meglio congelarlo. Foto: © Photo by Alizée VAUQUELIN, Flickr Tenete da parte i barattoli delle conserve sott’olio e delle marmellate: saranno un ottimo contenitore per gli avanzi, molto più adatti alla conservazione rispetto alle classiche vaschette di plastica: il vetro, a differenza della plastica, è un materiale non poroso e tende a non assorbire odori e colori dei cibi. Foto: © Photo by Chiot’s Run, Flickr Interi e freschi i porri marciscono in fretta. Ma se li tagliate e li mettete in una bottiglia di plastica da mezzo litro, potrete facilmente congelarli, e utilizzarne nelle giuste quantità ogni volta che vi servono. Foto: © Photo by ammanteufel, Flickr Adv I broccoli andrebbero consumati entro pochi giorni dall’acquisto, perché sono ortaggi che “respirano” – cioè consumano ossigeno e zuccheri per produrre nutrienti utili alle proprie cellule – molto velocemente. Per prolungare la loro vita, può essere utile avvolgerli in un foglio di alluminio, o in una pellicola che li isoli dall’atmosfera, limitando il contatto con l’ossigeno e rallentando di fatto la respirazione. Cercate di comprarli a piccole dosi, mano a mano che vi servono, evitando scorte eccessive che ammuffiranno facilmente. Avvolgeteli nella carta oleata di confezionamento, separati per tipo, e riponeteli nella parte del frigo più adatta a prevenire essicazione, eccesso di calore o di freddo. Una volta aperta la confezione, il parmigiano va conservato in frigo a una temperatura di 4-8 °C, possibilmente al riparo da cibi particolarmente odorosi (la parte grassa del formaggio tenderà ad assorbire gli odori). Lo si può lasciare avvolto in una pellicola per alimenti, controllando che il frigo non sia eccessivamente ventilato e mantenga il giusto grado di umidità, ma per una conservazione migliore sono più indicati la carta o la stoffa. Se state per congelare le erbe aromatiche, potete optare per una soluzione molto pratica (che farà storcere il naso ad alcuni “puristi” della cucina): inserite ciuffetti di basilico, prezzemolo o altre aromatiche in foglia in un dito o due di olio, e congelate. Ricaverete pratici “cubetti” da utilizzare per condire al momento qualunque piatto. Foto: © Photo by maizers, Flickr Tenute in freezer, le radici di zenzero saranno più facili da grattuggiare e pelare al momento opportuno, perché meno fibrose di quando lo zenzero è fresco. Unico inconveniente: una volta congelate, saranno difficili da tagliare. Se dovete farlo, meglio dividerle in pezzi prima di riporle in congelatore. Foto: © Photo by jimlightfoot26, Flickr Il classico sacchetto di plastica farebbe inumidire eccessivamente i funghi che ammuffirebbero. Conservateli in una busta di carta, riposti in frigorifero o in un altro luogo fresco e asciutto. I funghi hanno zero calorie? E perché quelli velenosi hanno colori vivaci? Foto: © Photo by gorgeoux, Flickr Adv Il pane fresco andrà conservato in un sacchetto di carta, o all’aria (al massimo coperto da un panno pulito): in ogni caso, a una temperatura di circa 20 °C, e in un luogo asciutto. I sacchetti di plastica sono adatti al pane in cassetta, che contiene conservanti e difficilmente ammuffisce.
- Mentre il pane cotto in forno, tenuto direttamente nella plastica o in frigorifero, tenderà a diventare gommoso e ad ammuffire più facilmente.
- Meglio, se lo si vuole conservare per due o tre giorni, avvolgerlo prima in un sacchetto di carta (che ne assorbirà l’umidità) e poi nella plastica, che lo terrà al riparo dall’aria.
Oppure, lo si può congelare, dopo averlo tagliato a fette e aver rimosso tutta l’aria dai sacchetti da freezer. Quando è nato il pane? Da dove viene il lievito usato per prepararlo? Perché dopo poche ore diventa secco? Foto: © Photo by M. Martin Vicente, Flickr Una mela ammaccata contagerà le altre più facilmente, poiché l’etilene viene prodotto in grandi quantità quando un frutto è sottoposto a stress e traumi (come una botta): consumatela per prima, dopo aver rimosso la parte scurita e ossidata.10 consigli per non far marcire frutta e verdura Foto: © Photo by mbeo, Flickr Conserva il latte nella parte intermedia del frigo e non nell’anta laterale, dove rischia di prendere calore ogni volta che apri lo sportello. Foto: © Photo by adamkempa, Flickr Adv Un buon modo per utilizzare la frutta secca, e non lasciarla abbandonata per ere geologiche in qualche anta della dispensa, è arrostirla nel forno non appena comprata, lasciarla raffreddare e stiparla in barattoli. Sarà così pronta all’uso ogni volta che vorrete utilizzarla in qualche ricetta. Foto: © Photo by Rex Roof, Flickr La temperatura ideale di conservazione delle uova in frigorifero è di 4-5 °C, pertanto meglio evitare di tenerle nella porta del frigo, dove alloggia l’apposito contenitore, e riporle nel ripiano più alto, dove staranno più al fresco. Conservatele nel contenitore d’acquisto, e non a contatto con altri cibi per scongiurare il rischio di contaminazione degli alimenti con il batterio della salmonella, che si può annidare sul guscio. I tappi e le estremità superiori delle bottiglie di plastica possono essere riutilizzati per chiudere i sacchetti per alimenti in modo ermetico. Foto: © Photo via salubriousexclamation.com Adv Cerca di tenere il tuo frigo ordinato: nei cassetti in basso, riponi frutta e verdura; nei ripiani più bassi, quelli più freddi, puoi tenere carne e pesce, e prodotti deperibili come i salumi o i formaggi freschi. Nello spazio più in alto puoi tenere formaggi stagionati e cibi cotti, e le bibite nello sportello.
Evita di tenere il frigo troppo pieno: l’aria fredda non riuscirebbe a circolare e ciò potrebbe compromettere la conservazione del cibo. Inoltre, faresti fatica ad accorgerti di ciò che hai e rischieresti di far scadere gli alimenti. Tieni i cibi cotti separati da quelli crudi, per evitare contaminazioni batteriche; e cerca di non sostare a lungo davanti al frigorifero aperto.
Foto: © Photo by Bitch Cakes, Flickr Si possono congelare carne e pesce freschi, frutta e verdura (a patto che non si tratti di ortaggi troppo acquosi come pomodori, insalata, cetrioli, banane o pesche, o – ancora – di patate), cibi cotti, sughi, pane. Una volta scongelato, è bene non ricongelare, per scongiurare contaminazioni batteriche e perdita di sostanze nutrienti, Ricordati di pulire il frigo regolarmente (va benissimo una miscela, atossica e disinfettante, di acqua e aceto, o acqua e bicarbonato), e asciugalo con attenzione dopo il lavaggio: il cibo resisterà più a lungo. Assicurati che non si formi ghiaccio alle pareti, ed effettua regolarmente le operazioni di sbrinatura.
Perché i pesci rossi si rincorrono?
Avete un acquario in casa e notate che spesso i pesci si rincorrono tra di loro? Ci sono diverse teorie che spiegano il perché i pesci si inseguono. È molto divertente osservare il comportamento di questi animali, ma ancora di più capire le ragioni che li spingono ad agire così! I pesci dell’acquario tendono a seguirsi principalmente per 4 motivi: 1) ACCOPPIAMENTO. 2) INCOMPATIBILITÀ CARATTERIALE. Non tutti i pesci vanno d’accordo! Come tutti gli esseri viventi anche i pinnuti hanno le loro simpatie e antipatie, ci sono alcune specie più dominanti che tendono a sopraffare, persino con la violenza, le più timide e indifese.
3) RIVALITÀ PER IL CIBO. Il cibo e la fame giocano sempre brutti scherzi! Ciascuna specie, infatti, ha un fabbisogno energetico diverso e se il mangime è troppo poco si corre il rischio che qualcuno resti senza e rincorra l’altro più affamato che mai.
4) TERRITORIALITÀ. Se l’acquario è troppo piccolo o ci sono ostacoli al suo interno (come decorazioni, rami, foglie, piante e oggetti vari) i pesci hanno poco spazio in cui muoversi e cercano come possono – quindi inseguendosi e cacciando il proprio simile – di crearsi una zona tutta loro come riparo. Questo è sicuramente fonte di stress per tutti gli abitanti della vasca.
Cosa usare al posto dell’alluminio per il cartoccio?
Consiglio – Per una cottura ottimale e uniforme è indispensabile che il cartoccio sia sigillato perfettamente; il forno dev’essere già caldo e la temperatura ideale è intorno ai 200°. È importante che nel cartoccio, insieme all’alimento, sia sempre presente una parte liquida per far sì che la cottura ad alta temperatura non secchi troppo la vostra preparazione (sono consigliati vino, brodo, acqua o, più semplicemente, il sughetto rilasciato dal cibo stesso).
E’ anche possibile ideare cartocci monoporzione: l’importante è adattare le misure del foglio e i tempi di cottura alla dimensione dell’alimento da cuocere. Per preparare il cartoccio consigliamo di preferire la carta da forno o le foglie di verdura, poichè a contatto con l’alimento risultano essere più “naturali”.
Se volete cimentarvi nella cottura al cartoccio vi suggeriamo queste deliziose ricette: Orata al cartoccio Penne allo zafferano in cartoccio
Che pesce si può fare sulla griglia?
1 – Solo il pesce migliore – Non tutti i pesci sono fatti per finire sulla griglia: alcuni non hanno la giusta consistenza, e finirebbero in pezzi a metà cottura. Prima della brace, prepara la giusta lista della spesa ! Salmone, sgombro, tonno, pesce azzurro in generale e crostacei : saranno loro i protagonisti del tuo BBQ,
Che tipo di pesce si può fare alla griglia?
La cottura del pesce in padella è uno dei modi di cottura più semplici e veloci. Richiede una minima preparazione. Consigliato con i filetti, i tranci e i pesci piatti (sogliole, orate, trote ecc.).