Attualmente l’app è in fase di finanziamento su Kickstarter, permette di avere informazioni su un pesce con una semplice foto sfruttando l’intelligenza artificiale – 21 Dicembre 2016 Se siete dei neofiti della pesca o andate a pescare saltuariamente, oltre ai soliti due stivali vi sarà capitato anche di aver preso qualche pesciolino dalla dubbia identificazione.
- Per aiutarvi a capire se il pesce pescato è abbastanza grande, commestibile o se è la sua stagione ora c’è un app: FishVerify.
- L’app con una solo foto fatta al pesce è in grado di informarvi su varie caratteristiche dell’animale.
- Sfruttando anche il GPS sa darvi le informazioni sul suo habitat, se il pesce preso è abbastanza grande o va rigettato in mare e se è prelibato o meno.
FishVerify è costruito su una rete neurale, un tipo di intelligenza artificiale che può essere addestrata su un insieme di dati poi utilizzati per riconoscere le immagini. In questo caso, il sistema è stato alimentato da un milione e mezzo di immagini di oltre 1.000 specie diverse di pesci.
Che pesce è App?
Page 3 – Fotografa il pesce e scoprirai la specie: è la nuova app che fa l’identikit alla spesa, per evitare le frodi alimentari. “Che pesce sono?”, questo il nome dell’applicazione che permette anche ai non esperti di districarsi fra la variegata offerta di mercati e pescherie italiane, garantendo acquisiti più sicuri e semplici (ma se volete qualche consiglio d’autore potete consultare le nostre guide cittadine delle pescherie scelte dagli chef.
Come riconoscere il pesce d’allevamento?
Come riconoscere il pescato – Il pesce è un alimento salutare, buono, uno dei migliori dal punto di vista nutrizionale, ricco di principi attivi utili per l’organismo. Per riconoscere il pesce allevato da quello pescato in mare aperto è importante osservare con attenzione alcune caratteristiche:
- la taglia;
- il colore delle squame;
- la consistenza della carne.
Se le dimensioni dei pesci sul bancone sono abbastanza uniformi è probabile che si tratti di pesce allevato, perché vengono fatti crescere tutti fino alla medesima taglia, mentre quella del pesce pescato è più variabile, in genere più grande del pesce di allevamento.
Quindi se al banco trovate una serie di orate tutte uguali, molto probabilmente si tratta di orate di allevamento. Per quanto riguarda le squame, quelle del pesce pescato sono integre e brillanti ; l’orata selvaggia ha una caratteristica macchia rossa-arancio ai lati della testa, mentre le squame dell’allevato possono essere consumate e hanno un colore meno brillante.
Infine, il pescato ha un aspetto in generale più tonico, muscoloso, magro e compatto, quello allevato è più molliccio e meno compatto. Le carni del pescato risultano sode e compatte anche dopo la cottura, mentre quelle del pesce allevato tendono a sfaldarsi più facilmente.
- Queste sono le principali caratteristiche da osservare a occhio nudo per riconoscere lo stato pescato o allevato, anche se in realtà basterebbe leggere l’etichetta,
- Infatti, per legge bisogna esporre sui prodotti alimentari un’etichetta con le informazioni principali del prodotto, in modo che il consumatore possa sapere la provenienza.
Nel caso specifico dei pesci bisogna indicare la specie, la zona e il metodo di produzione : dunque bisogna scrivere anche se il pesce è stato pescato o allevato.
Come riconoscere le orate?
Come riconoscere l’orata – L’orata, la regina degli sparidi, prende il suo nome dalla fascia dorata visibile tra gli occhi. Questa banda è bordata da altre scure, meno appariscenti, negli esemplari giovani. Dal corpo ovale, particolarmente alto e dai fianchi compressi, ha un colore grigio con riflessi argentati mentre sul dorso assume riflessi azzurro dorati.
Che tipo di pesce e Dori?
Curiosità | Perché il pesce chirurgo si chiama così? Vi ricordate Dory la pesciolina smemorata che, nel famoso film, ha aiutato Marlin a trovare suo figlio ? Beh.proprio lei, la simpatica e ingenua Dory è un pesce chirurgo, Molto diffuso nelle zone tropicali di tutti i mari e gli oceani, il pesce chirurgo è un pesce dal corpo ovale, alto ma molto magro.
- Coloratissimo, questo pesce popola principalmente l’Oceano Indiano e Pacifico.
- Ma perché si chiama proprio così ? Non sarà mica un dottore delle acque? Niente di tutto questo.
- Il pesce chirurgo, o pesce unicorno, è chiamato così per la sua singolare caratteristica di avere due piccole lame sui lati alla base della coda,
Queste lame, simili a un bisturi, vengono messe fuori e utilizzate solo in caso di pericolo e necessità. Di pesci chirurgo ne esistono molte specie e alcune di queste hanno un muso appuntito e allungato simile a un unicorno, VIDEO: ALLA SCOPERTA DEL PESCE CHIRURGO Una curiosità? Il pesce chirurgo, molto vanitoso e furbo, usa queste lame (affilate quanto un bisturi) per spaventare o semplicemente per dimostrare la propria pericolosità.
Ecco perché alcune tipologie di pesce chirurgo hanno sviluppato delle lame con colori sgargianti che servono proprio ad avvertire e a ricordare l’avversario del rischio che corre. Questa specie è anche conosciuta per la grandissima capacità di segnalare il proprio stato d’animo o le condizioni di salute.
Un pesce spaventato, ammalato o inquieto mostra un aspetto pallido e a volte con particolari non visibili. Un pesce complesso, insomma, che grazie alla magia della natura e ai colori ha sviluppato una sua personalissima forma di comunicazione. Conoscevate questo pesce? Avete curiosità sugli animali che volete soddisfare? Scrivetelo nei commenti! LEGGETE ANCHE 29 maggio 2015 : Curiosità | Perché il pesce chirurgo si chiama così?
Quale pesce non può essere allevato?
Come si fa a sapere se si tratta di un pesce selvatico o di allevamento? – I pesci non allevati e dunque pescati in mare sono solitamente: acciughe, sardine, merluzzi, rane pescatrici, sogliole, pesce spada e tutti i pesci azzurri di taglia medio/piccola. Sono invece pesci tipici d’allevamento le spigole, le orate, il tonno, il pangasio e la tilapia, la trota, il salmone.
Come distinguere un’orata da un sarago?
Orata – La Sparus Aurata è caratterizzata da un corpo ovale e depresso, tozzo e poco affusolato. Rispetto al sarago la sua forma è più slanciata. Il suo nome deriva dalla linea dorata fra i suoi occhi. Per quanto riguarda i colori, l’orata ha un dorso grigio-azzurro e fianchi argentei con piccole linee grigie in direzione longitudinale.
- La regione scapolare è invece nera.
- Un’altra caratteristica tipica dell’ è quella di avere la mandibola più breve della mascella ed una dentatura particolarmente forzuta, capace di spaccare crostacei come i granchi o molluschi bivalvi come le cozze.
- Le orate di allevamento, come le nostre orate Aqua De Mâ allevate nel Golfo del Tigullio e nel Golfo di Orosei in Sardegna, hanno una lunghezza che va dai 20 ai 40cm ed un peso di circa 350g, poiché si tratta tipicamente di esemplari di giovane età (circa 2 o 3 anni di vita).
Tuttavia, le orate possono raggiungere anche dimensioni considerevoli, come un peso di 8Kg.
Quale è il pesce pescato?
Il pesce pescato, il pesce fresco! – Il pesce pescato o più comunemente definito “pesce fresco” è il pesce selvatico, pescato nel Mare Mediterraneo dove le acque marine sono più pulite o comunque nei bacini d’acqua che rispettano la legislazione in materia ambientale.
Quindi anche il pesce di fiume è considerato pesce pescato fresco purchè sia ovviamente pescato in bacini d’acqua puliti e conformi alle disposizioni ambientali. Il pesce selvatico è sicuramente il pesce più pregiato e più ricco di sostanze nutritive, ma può anche essere il più caro, proprio perché la sua disponibilità è circoscritta al Mare Nostrum, il Mar Mediterraneo zona Fao 37 oppure all’Oceano Atlantico centro orientale zona Fao 34.
A patto che non si scelga il pesce azzurro (alici, sarde o sgombri), più economico e più ricco di Omega 3 (Epa ed Dha) utile per abbassare il colesterolo cattivo. Per essere definito “fresco”, il pesce deve soddisfare alcuni criteri :
- la carne deve essere compatta e soda
- la coda rigida
- l’occhio deve essere tondo e vivo
- le branchie rosse
- le scaglie lucenti
- l’odore deve essere gradevole e non intenso
Il pesce fresco va cucinato entro 24 ore dall’acquisto e conservato nella parte più fredda del frigorifero. Pertanto possiamo ribadire il nostro motto: “meglio mangiare pesce azzurro, anche se meno pregiato, purchè sia pesce pescato!” 🙂
Cosa attira le orate?
Le esche per l’orata – L‘orata apprezza tantissimo le cozze e vermi come il bibi, Anche i granchi di sabbia ed il cannolicchio sono delle esche che danno ottimi risultati. Tra le altre esche annoverate per la pesca all’orata ci sono lì arenicola, il paguro bernardo innescato senza conchiglia ed i gamberetti di pozza.
Quando le orate si avvicinano a riva?
L’esca migliore – I periodi ideali per pescare l’orata sono l’estate e l’autunno, quando la temperatura dell’acqua è più elevata e i branchi di orate si avvicinano parecchio alla costa, spingendosi in molti casi quasi a terra. La pesca si può svolgere anche a una distanza di 400-500 metri dalla riva e con una profondità spesso inferiore ai 5 metri.
Per quanto riguarda gli orari, quelli più pescosi si sono dimostrati essere i più caldi e cioè dalle 10 della mattina fino alle 17, anche se non sono rare catture in altri momenti della giornata. Durante la notte rimane in prossimità dei porti e delle rive, mentre durante le prime luci dell’alba è più probabile che il pesce si rechi alla ed è quindi più semplice da pescare.
Le esche per le orate sono tante, dai vermi ai crostacei fino a quelle artificiali. Le migliori esche per la pesca all’orata sono:
Vermi marini (bibi, coreano, arenicola). Bigattino (pesca all’orata in notturna). Sarde o sardine. Crostacei (gamberetti, granchio vivo). Molluschi (cozza sgusciata o intera). Esche siliconiche per lo spinning all’orata (a forma di gamberetti o di piccoli pesci).
È consigliabile usare ami curvi e robusti che possono aiutare nella cattura, dimensionati in base all’esca, perché l’orata è dotata di durissime placche ossee dentro la bocca in grado di aprire gli ami. Si raccomanda di usare delle pinze una volta catturato il pesce perché spesso sguscia via dalle mani con facilità.
Quanto costano 4 orate?
Quanto costa? – Non si può dare una risposta univoca alla domanda quanto costa l’orata al chilo, Questo perché il prezzo dell’orata varia in base alla taglia ed alla provenienza, Se si tratta di un pesce d’allevamento il prezzo dell’orata oscilla tra i 6 e i 12 euro al chilo.
- L’ ha invece un costo più elevato che può arrivare sino ai 25 euro/Kg.
- Il costo medio di un’orata al chilo è di 14 euro,
- Il prezzo delle orate pescate in mare varia in base alla pezzatura.
- Pesci più grandi, infatti, tenderanno ad avere prezzi più alti.
- Sui banchi di pesce è più frequente trovare l’orata allevata (86% del totale).
Anche la provenienza incide sul prezzo: quelle che provengono dalla Grecia sono più economiche di quelle italiane, che costano anche il 60% in più secondo i dati di Altroconsumo. L’orata è tra i pesci più graditi e ricercati. Provatela o al ! : Quanto costa l’orata al kg? – Aqua De Mâ
Come si chiama un pesce senza occhi?
Una specie particolare: Amblyopsis hoosieri non ha occhi e l’ano si trova dietro la testa come nei gasteropodi. – Scovato nelle grotte del Mammoth Cave National Park tra Indiana e Kentucky, il più grande sistema di grotte del mondo, questa specie si è adattata ad una vita in ambienti afotici, e da li sono scaturiti gli aspetti morfologici piuttosto particolari del pesce.
La specie, Amblyopsis hoosieri è molto simile a Amblyopsis spelaea, già conosciuta ma che vive nelle grotte a Sud del Mammoth Cave National Park, invece Amblyopsis hoosieri vive a nord del parco.Il nome della specie è stato scelto in onore della squadra di basket Indiana Hoosiers, di cui uno degli scopritori è un ammiratore.
Caratterstiche della specie Il pesce è privo di pigmenti è raggiunge i 6-8 cm nella forma adulta. La testa è grande e l’ano si trova proprio dietro le branchie. La maturità è raggiunta a 3-4 anni e possono vivere sino a 12-15 anni. Si nutrono di copepodi, isopodi e anfipodi che vivono nella grotta.
Come riconoscere a occhio il pesce fresco?
Il modo più semplice per verificare la freschezza del pesce sul bancone di vendita è guardarlo negli occhi (del pesce, non del pescivendolo!). molto fresco : occhio convesso, lucente, nero carbone, traslucido. opaco, leggermente tobido. commestibile: occhio piatto, ruvido, opaco.
Cosa significa occhio da pesce morto?
a colpo d’occhio, a occhi aperti, a occhi chiusi, a occhio (a occhio e croce), a occhio e croce (a occhio), a occhio nudo, a perdita d’occhio, a quattr’occhi (parlare a quattr’occhi; vedersi a quattr’occhi), a vista d’occhio, aguzzare gli occhi (aguzzare la vista; aguzzare le ciglia), alzare gli occhi su,
(mettere gli occhi su), anche l’occhio vuole la sua parte, aprire gli occhi, aprire gli occhi a qualcosa, aprire gli occhi a qualcuno, aprire gli occhi ai ciechi, avere ancora negli occhi, aver gli occhi fuori dalle orbite (avere gli occhi fuori della testa), aver l’occhio a qualcosa, aver l’occhio a tutto (tenere un occhio a tutto; avere occhi per tutto), avere buon occhio, avere davanti agli occhi (avere sotto gli occhi), avere gli occhi che si chiudono (avere le palpebre che si chiudono), avere gli occhi foderati di prosciutto (avere le fette di prosciutto sugli occhi; avere le fette di salame sugli occhi), avere gli occhi pesanti (sentirsi gli occhi pesanti; sentire le palpebre pesanti), avere gli occhi più grandi della pancia ( fam ) (avere gli occhi più grandi dello stomaco), avere occhi da bue, avere solo gli occhi per piangere (non aver più neanche gli occhi per piangere), avere sott’occhio, avere un occhio alla padella e uno al gatto, avere un occhio di riguardo (usare un occhio di riguardo; con un occhio di riguardo; tenerci su un occhio di riguardo), averne fino agli occhi (averne fin sopra gli occhi), cavare gli occhi a qualcuno ( pop ) (cavarsi gli occhi), chiudere gli occhi, chiudere un occhio, colpo d’occhio, con la coda dell’occhio (guardare con la coda dell’occhio; vedere con la coda dell’occhio), con tanto d’occhi (guardare con tanto d’occhi; fare tanto d’occhi), covare con gli occhi, dare nell’occhio (dare all’occhio), dare un occhio a.
( fam ) (buttare un occhio), dare un occhio per, ( fam ) (dare un occhio pur di,), esserci dentro fino agli occhi, essere tutt’occhi, far l’occhio di triglia (far l’occhio da pesce morto), fare gli occhi alle pulci, fare gli occhi dolci, fare l’occhio del porco, farsi gli occhi ( pop ), giocarsi un occhio, girare l’occhio (voltare l’occhio), guardare di mal occhio (vedere di mal occhio; non vederla bene), guardare nel bianco degli occhi ( pop ), in un batter d’occhio (in un batter di ciglia), leggere negli occhi, levare gli occhi al cielo (alzare gli occhi al cielo), lontano dagli occhi,
A prima vista, come prima impressione.
a occhi aperti
Fig. : coscientemente, scientemente; con piena cognizione di quanto si sta facendo. Anche calcolatamente, dopo aver considerato tutti gli elementi utili a valutare una situazione e quindi il comportamento da adottare; oppure con attenzione, con cautela e soprattutto con un pochino di diffidenza.
Il concetto è quello di assicurarsi di conoscere bene la situazione cui si va incontro per poter fronteggiare eventuali imprevisti, e di garantirsi soprattutto da sgradite sorprese. a occhi chiusi
Fig. : con piena fiducia, senza operare controlli o prendere precauzioni.
a occhio
Senza l’aiuto di strumenti di misura appositi, quindi approssimativamente, all’incirca, calcolando grossolanamente.
Var. : a occhio e croce a occhio e croce
Su per giù, all’incirca, più o meno. Si usa di solito in riferimento a un calcolo, a una misura e simili, che si considerano valutati con un’occhiata per il lungo e una per traverso, come percorrendo con lo sguardo le due braccia di una croce.
Var. : a occhio a occhio nudo
Senza l’aiuto di strumenti ottici, quali ad esempio il binocolo, il canocchiale o semplicemente gli occhiali, riferito a qualcosa che si guarda, si legge, o più raramente si misura. In senso lato si usa inoltre a proposito di cose molto evidenti, di grande spicco o rilievo, e in particolare per una differenza evidente, o per un errore, un difetto o altro che risultano nettamente visibili.
a perdita d’occhio
Per un’estensione molto vasta, oltre il punto a cui può arrivare lo sguardo.
a quattr’occhi
In colloquio privato fra due sole persone, senza la presenza di altri. Sottintende l’esigenza di un discorso confidenziale o addirittura segreto.
Var. : parlare a quattr’occhi; vedersi a quattr’occhi a vista d’occhio
Con grande velocità, detto in genere di qualcosa che cresce, cambia o si sviluppa in modo rapido, evidente, chiaramente visibile, tanto da potersi vedere senza bisogno di misurazioni.
aguzzare gli occhi
Cercare di vedere qualcosa di lontano o indistinto, guardando attentamente.
È normale in questi casi socchiudere le palpebre per ridurre l’ampiezza del campo visivo a favore della sua profondità, come se gli occhi diventassero in tal modo più “aguzzi”, più penetranti. Var. : aguzzare la vista; aguzzare le ciglia alzare gli occhi su,
Fig. : aspirare a un rapporto soprattutto matrimoniale con una persona di classe sociale o economica superiore.
Var. : mettere gli occhi su; levare gli occhi su
Altro sign. : Fig. : aspirare al possesso di una determinata cosa, posizione o simili. In genere implica l’inadeguatezza del soggetto a quel dato bene, carica, situazione o simili, e a volte il suo intento ad arrivarci con qualsiasi mezzo.
Var. : mettere gli occhi su anche l’occhio vuole la sua parte
Si dice quando si desidera che qualcosa, oltre a essere utile, possa appagare anche il senso estetico.
aprire gli occhi
Rendersi conto di una verità generalmente spiacevole che non si era immaginata prima, e in particolare di avere sbagliato la valutazione di qualcosa, in genere riferito a persone false o fraudolente. Vale anche per situazioni che si scoprono più rischiose di quanto si pensava.
aprire gli occhi a qualcosa
Prender conoscenza di una cosa, scoprirla; anche prenderne coscienza o valutarla sotto aspetti cui non si era mai pensato.
aprire gli occhi a qualcuno
Rivelare a qualcuno una realtà che non conosceva, in genere spiacevole. In particolare, indurre una persona a rendersi conto della possibilità di un inganno, della pericolosità di una situazione, delle vere intenzioni di qualcuno e così via.
aprire gli occhi ai ciechi
Insegnare, spiegare, far capire qualcosa d’importante; rivelare una verità.
Indurre qualcuno a rendersi conto di qualcosa, in genere spiacevole. Anche insegnare, spiegare, far capire qualcosa d’importante. In senso lato, rivelare profonde verità esistenziali, profondere saggezza, illuminare la mente o lo spirito di qualcuno.
È probabile che il detto derivi dai Vangeli, con riferimento ai miracoli operati da Gesù. avere ancora negli occhi
Avere un vivo ricordo di qualcosa, come se lo si avesse ancora davanti agli occhi o vi fosse rimasto dentro.
aver gli occhi fuori dalle orbite
Essere furibondi, infuriati, con un’espressione talmente distorta dall’ira da far pensare a una fuoriuscita degli occhi dalla loro sede.
Var. : avere gli occhi fuori della testa aver l’occhio a qualcosa
Prestare attenzione a qualcosa, tenerla sotto controllo, badarci. Anche aspettare il momento propizio, un’occasione favorevole per ottenere un risultato, un vantaggio o altro.
Altro sign. : Avere conoscenza ed esperienza di qualcosa grazie all’abitudine, per averla vista molte volte; quindi riconoscerla facilmente. Si usa anche per indicare una buona capacità psicologica nel capire le persone, nel valutarle e nel sapere come trattarle.
aver l’occhio a tutto
Non perdere di vista nessun particolare; occuparsi di varie cose contemporaneamente.
Var. : tenere un occhio a tutto; avere occhi per tutto avere buon occhio
Saper calcolare o valutare bene, spesso in riferimento a misure e conteggi ma anche a cose, persone e situazioni.
avere davanti agli occhi
Avere a portata di mano un oggetto che si stava cercando, la soluzione di un problema, o la prova evidente di qualcosa. Può essere riferito sia a qualcosa di concreto che a qualcosa di astratto.
Var. : avere sotto gli occhi avere gli occhi che si chiudono
Fig. : avere molto sonno, essere sul punto di addormentarsi.
Var. : avere le palpebre che si chiudono avere gli occhi foderati di prosciutto
Non vedere le cose più evidenti, e in senso lato, anche essere poco perspicaci.
Var. : avere le fette di prosciutto sugli occhi; avere le fette di salame sugli occhi avere gli occhi pesanti
Avere sonno, avvertire lo stimolo a chiudere gli occhi per la pesantezza delle palpebre.
Var. : sentirsi gli occhi pesanti; sentire le palpebre pesanti avere gli occhi più grandi della pancia ( fam )
Valutare o prevedere in eccesso. Si dice di solito di una persona che ritiene di avere un grande appetito e poi lascia nel piatto buona parte del cibo che ha voluto.
Var. : avere gli occhi più grandi dello stomaco avere occhi da bue
Essere esagerati o allarmisti; vedere le cose più grandi o più gravi di quanto sono in realta; anche ingigantire i fatti come guardandoli con i grandi occhi di un bue.
Si ritiene popolarmente che i buoi vedano le cose molto più grandi di quello che sono, e questo significherebbe che la loro mitezza è dovuta in realtà alla paura. avere solo gli occhi per piangere
Essere molto poveri; come se si possedero soltanto gli occhi con cui piangere sulla propria situazione.
Var. : non aver più neanche gli occhi per piangere avere sott’occhio
Avere qualcosa davanti agli occhi, e quindi poterla vedere bene. Per estensione, anche tenerla sotto controllo, non perderla di vista. In senso figurato, avere una cosa ben presente nella mente, ricordarsene come se la si avesse davanti agli occhi.
avere un occhio alla padella e uno al gatto
Badare contemporaneamente a due cose, persone o situazioni che richiedono uguale sorveglianza o che potrebbero entrare in conflitto tra loro.
avere un occhio di riguardo
Favorire qualcuno in considerazione dei suoi meriti, della stima che si prova per lui o di circostanze particolari; riservargli un trattamento di rispetto. Anche sottolineare l’importanza che si annette a un episodio, un concetto, un movimento artistico o altro mettendolo in rilievo tra altri consimili, in particolare nell’ambito di un evento pubblico.
Var. : usare un occhio di riguardo; con un occhio di riguardo; tenerci su un occhio di riguardo averne fino agli occhi
Essere profondamente stanchi, stufi o seccati di una persona o di una situazione, come se si trattasse di qualcosa in cui si è sprofondati fino all’altezza degli occhi.
Var. : averne fin sopra gli occhi cavare gli occhi a qualcuno ( pop )
Fig. : litigare furiosamente, con rabbia, acredine, rancore. Si usa anche per esprimere un violento desiderio di vendetta.
Var. : cavarsi gli occhi chiudere gli occhi
Fig. : morire.
Altro sign. : Non voler vedere una realtà in genere spiacevole, convincersi che le cose stiano in un certo modo, credere quello che fa piacere credere. Anche tollerare una mancanza, ignorarla, fingendo di non aver visto niente poiché in quel momento si tenevano gli occhi chiusi.
chiudere un occhio
Fig. : tollerare una mancanza, non badarvi, come fingendo di non vederla.
colpo d’occhio
Fig. : vista, veduta, panorama; quadro d’insieme soprattutto se visto dall’alto. Anche in senso lato, nel senso di sguardo generale.
con la coda dell’occhio
Di sbieco, lateralmente, riferito a un’occhiata che si lancia di lato, senza muovere la testa.
La coda dell’occhio è qui la sua parte più stretta, verso la tempia, dove le immagini percepite dalla retina hanno un diverso tempo di persistenza. Var. : guardare con la coda dell’occhio; vedere con la coda dell’occhio con tanto d’occhi
Con grande meraviglia, sorpresa e simili, che viene manifestata sgranando gli occhi.
Var. : guardare con tanto d’occhi; fare tanto d’occhi covare con gli occhi
Guardare continuamente amorosamente qualcuno o qualcosa, come a volerne controllare la sicurezza, il benessere e simili.
dare nell’occhio
Essere vistoso, attirare l’attenzione. Farsi notare per un abbigliamento particolare o per il comportamento; oppure per qualche caratteristica che spicca nel contesto generale.
Var. : dare all’occhio dare un occhio a. ( fam )
Sorvegliare, controllare, badare a qualcosa o a qualcuno; anche prendersene cura, in genere per un periodo limitato in assenza dei diretti interessati o responsabili.
Var. : buttare un occhio dare un occhio per, ( fam )
Fig. : essere disposti a un sacrificio, a una spesa o simili per di trovarsi in una determinata situazione, per ottenere, sapere, vedere, fare o conoscere qualcosa. È usato solo al condizionale in locuzioni come “darei un occhio per sapere dove sta andando”.
Var. : dare un occhio pur di, esserci dentro fino agli occhi
Essere profondamente coinvolti in qualcosa, come se ci si trovasse sprofondati dentro e sommersi fino all’altezza degli occhi. Si riferisce di solito a questioni complesse e intricate, oppure spiacevoli o poco oneste, come guai, debiti, scandali, crimini, e simili.
essere tutt’occhi
Essere magrissimi soprattutto in volto, nel quale gli occhi spiccano quindi come fossero grandissimi.
Altro sign. : Essere molto concentrati a guardare qualcosa.
far l’occhio di triglia
Guardare con espressione languida, dolce, innamorata; anche lanciare sguardi sdolcinati, oppure ammiccanti e allusivi.
Var. : far l’occhio da pesce morto fare gli occhi alle pulci
Essere molto abili in ogni tipo di attività e lavoro, specie per quanto riguarda lavori minuziosi, di precisione o pazienza. Per estensione, anche essere eccessivamente pignoli.
fare gli occhi dolci
Avere uno sguardo che esprime un languido amore. In senso lato, cercare di sedurre una persona, corteggiarla, manifestarle il proprio interesse con fini sentimentali o sessuali, o più in generale cercare di conquistarne la simpatia o l’attenzione. Detto ironicamente, tentare d’ingraziarsi qualcuno, ricercarne l’alleanza e simili.
fare l’occhio del porco
Guardare di sottecchi, o con la coda dell’occhio.
Il detto allude forse al fatto che i maiali hanno gli occhi piccoli e sfuggenti, che hanno dato luogo ad espressioni simili come “sguardo porcino” e “occhi porcini”. farsi gli occhi ( pop )
Truccarsi gli occhi. In senso figurato, accontentarsi di godere della vista di qualcosa che non si può sperare di ottenere.
giocarsi un occhio
Fig. : perdere l’uso di un occhio, in genere per un incidente e in particolare se causato dalla propria inavvedutezza e simili.
Altro sign. : Fig. : perdere al gioco somme molto forti o beni di grande valore, paragonabili a quello che si attribuisce alla vista.
In questo caso, l’espressione potrebbe riallacciarsi ai vari detti quali “costare un occhio della testa”.
Altro sign. : Fig. : scommettere un bene prezioso come un occhio, e in particolare dichiararsi disposti a farlo. Usato in genere da chi è molto sicuro di quanto afferma.
girare l’occhio
Distrarsi brevemente, perdere di vista qualcosa o qualcuno per un momento. Si usa in genere quando proprio in quell’attimo succede qualcosa di spiacevole, oppure la persona eventualmente sorvegliata ne approfitta in qualche modo.
Var. : voltare l’occhio guardare di mal occhio
Fig. : avere avversione, diffidenza o sospetto nei confronto di qualcuno, non fidarsene o comunque considerarlo sgradito. Vale anche per una situazione, un’iniziativa o simili.
Var. : vedere di mal occhio; non vederla bene guardare nel bianco degli occhi ( pop )
Fissare l’interlocutore direttamente negli occhi. È usato spesso in forma esortativa, per richiedere il massimo della sincerità.
Il bianco degli occhi è la sclera, cioè la membrana protettiva di colore biancastro che circonda l’iride. in un batter d’occhio
Molto in fretta, in un attimo, nel piccolo spazio di tempo sufficiente a battere le ciglia.
Var. : in un batter di ciglia leggere negli occhi
Capire cosa pensa o prova una persona guardando l’espressione dei suoi occhi.
levare gli occhi al cielo
Volgere le pupille verso l’alto con espressione esasperata, come se si volesse invocare l’aiuto di Dio.
Var. : alzare gli occhi al cielo lontano dagli occhi,
Di origine proverbiale, il detto vuole ricordare che la lontananza favorisce il distacco dalle passioni, dagli affetti, dai desideri e via dicendo.
È contrazione del proverbio, molto antico, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.
Altro sign. : Di origine proverbiale, il detto vuole affermare che non si può soffrire per quello che si ignora. Usato spesso per tradimenti d’amore.
È contrazione del proverbio “occhio non vede, cuore non duole”. lustrarsi gli occhi
Vedere qualcosa di molto bello, che non si potrà mai possedere ma si può almeno ammirare. Anche guardare qualcosa con grande piacere e compiacimento.
mangiare con gli occhi
Guardare qualcosa o qualcuno con grande desiderio, bramosia, o affetto.
Var. : divorare con gli occhi metter gli occhi addosso a,
Di una cosa, desiderarla vivamente. Di una persona, trovarla interessante a fini sentimentali, oppure tenerla presente in vista di un determinato progetto.
Var. : metter gli occhi su non aver più occhi per piangere
Avere avuto moltissimi e grandi dispiaceri, disgrazie, motivi di dolore e di pianto.
non avere occhi che per,
Nutrire una particolare predilezione per una cosa o una persona, esserne presi, affascinati, quasi non si vedesse nient’altro.
Var. : avere occhi solo per, non chiudere occhio
Non riuscire a dormire.
non credere ai propri occhi
Stentare a credere quanto si vede nonostante la prova della sua realtà fornita dalla vista. Si dice di qualcosa d’impensato, d’insperato, che comunque suscita meraviglia, stupore. Usato anche in senso figurato o ironico.
non levare gli occhi di dosso
Letterale: essere tanto interessati a qualcuno o a qualcosa da non riuscire a distoglierne lo sguardo.
Altro sign. : Sorvegliare qualcuno o qualcosa con estrema attenzione, senza mai distogliere gli occhi.
occhi bovini
Occhi sporgenti, in genere larghi e poco espressivi.
occhi come carboni accesi
Occhi molto lucenti, che brillano, detto di uno sguardo profondo e intenso oppure fiammeggiante d’ira e simili.
Var. : avere gli occhi come carboni ardenti occhi d’acciaio
Fig. : occhi dallo sguardo fermo, freddo, risoluto; oppure occhi di color grigio azzurro, che comunicano un’impressione di freddezza.
occhi da basilisco
Occhi terribili, agghiaccianti, che incutono paura e sembrano capaci di fulminare con lo sguardo.
La parola greca Basilisco significa “piccolo re”. Nel Medio Evo si dava questo nome a un animale immaginario nato da uova di gallo poi rotte dai rospi, che poteva uccidere con lo sguardo e che sarebbe morto lui stesso al solo vedersi in uno specchio: e questo era, anche secondo Plinio, l’unico modo per ucciderlo. occhi da civetta
Occhi grandi e rotondi, in genere spalancati, dallo sguardo fisso e inespressivo.
Var. : sguardo da civetta; espressione da civetta occhi da gatto
Occhi allungati o cangianti, in genere di color verde dorato; anche occhi dall’espressione imperscrutabile, quasi misteriosa.
occhi da pesce lesso
Occhi vacui, inespressivi, dall’espressione intontita, che sembrano fissi nel vuoto senza vedere nulla.
occhi da talpa
Occhi piccoli, inespressivi come quelli delle talpe. Per estensione, anche vista debole, occhi molto miopi.
Var. : occhi, vista occhi di smalto
Occhi di colore intenso, vivido e lucente, in particolare se chiari.
occhi ladri
Occhi ammaliatori, in grado affascinare chi li guarda, come se gli rubasse il cuore.
occhi pesti
Occhi circondati da un alone scuro, con il tessuto circostante annerito da un colpo violento. In senso figurato, occhi circondati da occhiaie profonde, che evidenziano grande stanchezza o mancanza di sonno.
occhio alla penna!
Esclamazione. Si usa per invitare qualcuno a vigilare, a stare in guardia, a prestare molta attenzione a qualcosa, in genere per non farsi sorprendere, per non farsi cogliere impreparati e parare in tempo un pericolo, un attacco e così via.
Nel linguaggio marinaresco la penna è la parte alta della vela, e dal suo movimento è possibile controllare la situazione del vento. È quindi un punto che va “tenuto d’occhio” con una certa costanza per prevedere eventuali raffiche o cambiamenti di direzione.
Ma per gli arcieri, la penna è ognuna delle piume poste sulla coda della freccia, che la mantengono nella direzione voluta dopo che è stata scoccata dall’arco Anche in questo caso, se si vuole ottenere un tiro preciso, è necessario prestarle la massima attenzione. Come si vede, entrambe le origine sono abbastanza antiche da essere ugualmente possibili.
occhio clinico
Propriamente, grande intuito diagnostico da parte di un medico. Per estensione, grande intuito in generale, e in particolare capacità di capire subito una situazione e simili, oppure il carattere o le intenzioni di una persona.
Var. : sguardo clinico occhio da pesce morto
Sguardo inespressivo, vuoto, appannato. In senso ironico, anche sguardo languido, innamorato.
Var. : occhio da pesce lesso; sguardo da pesce lesso occhio di falco
Vista acutissima, come quella dei falchi che individuano la preda dall’alto, anche a grandissima distanza. Anche sguardo penetrante.
Altro sign. : Sguardo avido, voglioso, in cui si legge il desiderio di possesso.
occhio di lince
Vista acutissima; oppure persona dalla vista molto acuta. Usato anche per una persona d’intelligenza penetrante e di grande intuizione, capace di prevedere l’evoluzione degli eventi.
Un tempo si riteneva che la lince avesse la vista migliore di tutto il mondo animale, e si credeva addirittura che riuscisse a vedere attraverso i muri.
Altro sign. : In senso figurato, poliziotto o investigatore privato.
occhio per occhio
Si dice a proposito di una piena e completa vendetta.
Il detto ripete la formulazione biblica della cosiddetta “legge del taglione” ( Esodo,21,24), secondo la quale un colpevole dev’essere punito nella stessa misura del danno arrecato. La locuzione per esteso dice “occhio per occhio, dente per dente”, e fa parte delle norme stabilite dal Codice dell’Alleanza per regolare la vita e i rapporti tra gli uomini.
Avere gli occhi molto espressivi, capaci di trasmettere sensazioni, emozioni, e in generale quello che si pensa. Anche comunicare qualcosa a un’altra persona con l’espressione degli occhi, senza che gli altri altri se ne accorgano. Oppure, non riuscire a nascondere quello che si pensa.
pascer l’occhio
Guardare cose belle, piacevoli, come se fossero un alimento per gli occhi.
perderci gli occhi
Rischiare d’indebolire o danneggiare la vista su un lavoro minuzioso e paziente.
Var. : levarsi gli occhi; consumarsi gli occhi; cavarsi gli occhi; perdere gli occhi; lasciarci gli occhi; guastarsi gli occhi perdere d’occhio
Non riuscire a vedere più qualcosa. Anche non prestarle la dovuta attenzione, riferito per lo più all’argomento principale di un discorso, a un aspetto di una situazione o simili.
piangere con un occhio solo
Fingere un dolore che in realtà non si prova.
rifarsi gli occhi
Ritoccare il trucco degli occhi. Oppure provare piacere guardando qualcosa di bello, di sereno, gradevole, soprattutto dopo essere stati costretti a vedere solo cose brutte. Anche riposare la vista con un panorama naturale dopo un periodo di vita in città.
saltare agli occhi
Fig. : aggredire qualcuno, fisicamente o verbalmente, di solito in seguito a una provocazione vera o presunta.
Deriva dal comportamento di quegli animali che si difendono da un aggressore cercando di colpirlo agli occhi. saltare all’occhio
Essere molto evidente, spiccare con grande chiarezza, usato in genere per cose che sarebbero dovute rimanere nascoste. Usato per difetti, errori, pecche, oppure di una differenza, di un miglioramento e così via.
Var. : balzare agli occhi; saltare agli occhi; balzare all’occhio sognare a occhi aperti
Fantasticare, sognare cose bellissime ma generalmente irrealizzabili. In senso lato, essere distratti svagati, con la mente rivolta a qualcosa di piacevole. Anche ironico o scherzoso.
stare all’occhio ( pop )
Stare molto attenti, essere vigili, badare a non farsi cogliere impreparati da un pericolo o un avvenimento che si attende, si spera o si teme.
strizzare l’occhio
In senso proprio significa fare un cenno d’intesa che consiste nel chiudere rapidamente un occhio solo, nel gesto detto anche “occhiolino”. Usato in senso figurato allude a un accordo segreto tra due persone o parti, e in particolare a un accordo su qualcosa di dannoso per gli altri.
tenere d’occhio
Tenere qualcosa o qualcunon sotto continua sorveglianza visiva, controllarla, sorvegliarla. Anche pedinare una persona.
tenere gli occhi aperti
Essere vigili, non lasciarsi sfuggire alcun particolare. Stare bene attenti a quello che succede per non andare incontro a danni, inconvenienti o simili.
Var. : tenere gli occhi ben aperti tenere gli occhi addosso
Fig. : sorvegliare attentamente qualcuno e il suo operato, senza mai distrarsi, quasi sempre per coglierlo in fallo.
tenere gli occhi bassi
Tenere lo sguardo rivolto a terra per pudore, timidezza, vergogna, o in segno di obbedienza e sottomissione.
un occhio della testa
Riferito a concetti come spendere, valere, pagare e simili, indica una somma di denaro molto elevata.
uscire dagli occhi
Provocare saturazione, stancare, riferito a cose o persone che sono venute a noia per eccesso di quantità o di presenza, come se il tedio interiore fosse cresciuto a dismisura e ormai traboccasse anche dagli occhi.
vedere di buon occhio
Avere simpatia, benevolenza o stima per una persona; vederla volentieri. Di una situazione, un’iniziativa e simili, esserne convinti, approvarla, appoggiarla.
Var. : vedere di mal occhio Vedi la definizione di occhio Vedi i sinonimi di occhio
Come riconoscere un branzino?
Scuola di cucina: il branzino, come riconoscerlo Sì va bene, vada per il branzino, ma come sceglierlo? Ancora prima di pulirlo e cucinarlo, infatti, c’è il passaggio più importante, ovvero riconoscere i migliori al momento dell’acquisto, in modo tale da non avere brutte sorprese una volta che sarà ormai troppo tardi, magari anche in presenza di ospiti.
Branzino e spigola? Che si tratti di un pesce di mare che vive lungo le nostre coste, nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, è cosa certa. Che abbia un corpo medio-grande, slanciato e coperto di squame, anche. Ed è assodato pure che sia riconoscibile per il dorso grigiastro, i fianchi argentati ed il ventre bianco, con dimensioni generalmente fra i 20 e i 50 cm.
Ma perché qualcuno lo chiama spigola e altri branzino, se si tratta dello stesso pesce? Ci sono due versioni : la prima sostiene che sia una questione legata al sesso, ovvero spigola quando depone le uova, branzino quando le feconda come maschio. La seconda, invece, riconduce i due nomi ad una differenza geografica, per cui branzino deriverebbe dal veneto e dal lombardo bransin, cioè branchino in quanto pesce dalle branchie in vista, mentre spigola dalla spina preopercolare molto acuta e tagliente, proprio come uno spigolo.
- Sei piccoli segreti per scegliere il branzino o spigola migliore Innanzitutto è bene ricordare che questo pesce ha una carne molto pregiata, bianca e magra, dal sapore unico e delicato, ben riconoscibile tra tanti.
- Per questo viene consumato spesso anche da chi non ama troppo il pesce, poiché riesce bene a sopportarne il gusto leggero e garbato, sia alla griglia che al forno o anche solo scottato in padella.
Sul mercato lo troviamo sia fresco che surgelato, ovviamente in questo secondo caso sarà più difficile valutarne le seguenti caratteristiche: Uno. Il branzino deve avere un odore delicato, gradevole, non ammoniacale. Due. L’aspetto deve essere brillante.
Quando comprare il pesce al supermercato?
Quando un pesce muore, compare subito il rigor mortis, ovvero la rigidità del corpo. Di conseguenza, se tenendo per la coda il pesce questo risulterà rigido e arcuato, allora potrai avere la certezza che il pesce che stai per acquistare è veramente fresco e appena pescato.