Perchè Il Pesce Puzza?

Perchè Il Pesce Puzza
L’odore intenso di cui il pesce, soprattutto di mare, si impregna dopo la cattura deriva dalla trimetilammina, un composto organico altamente volatile contenente azoto. Questa molecola si forma per l’azione di microrganismi presenti su pelle e squame, che col passare del tempo degradano le cellule.

Per averne abbastanza da dar fastidio bastano anche meno dei fatidici tre giorni. Antidoti. Per limitare l’impatto sgradevole di queste molecole, la gastronomia ha da sempre fatto uso di preparazioni a base di sostanze acide. Come la lessatura del pesce in court bouillon, un brodo ristretto preparato con acqua salata, sedano, carota, cipolla e vino, aceto o succo di limone; oppure la cottura in umido al pomodoro, tipica della tradizione mediterranea, le preparazioni in carpione o più semplicemente il limone come condimento.

Infatti, la trimetilammina diventa solubile in presenza di acidi, perdendo la volatilità che la fa giungere fino ai nostri recettori olfattivi. Fotogallery 30 trucchi per conservare il cibo più a lungo Per far maturare più velocemente i pomodori conservateli con la frutta: l’etilene accelererà il processo. Quelli già giunti a maturazione andrebbero lasciati a temperatura ambiente, lontani da fonti di calore dirette, col picciolo rivolto verso l’alto (meglio se ancora uniti in un grappolo). Le banane fanno parte dei cosiddetti “frutti climaterici”: frutti, cioè, che continuano a maturare anche dopo essere stati staccati dalla pianta e che nella fase finale della maturazione aumentano la produzione di etilene. In un’ora un chilo di banane lasciato a una temperatura di 15 °C produce 5 microlitri di etilene, e ne bastano pochi microgrammi per accelerare il processo di annerimento dei frutti. Un foglio di carta da cucina o un tovagliolo di carta (da sostituire ogni tanto) assorbiranno l’umidità dell’insalata aiutando a conservarla più a lungo. In ogni caso, una volta acquistata toglietela dal sacchetto di plastica e riponetela, insieme alla carta assorbente, in un’insalatiera o in una busta di carta: la plastica fa aumentare la condensa. Foto: © Photo by planningqueen, Flickr Adv Le fragole? Ecco un consiglio per evitare di buttarne in pattumiera interi cestini. Preparate in un’insalatiera una soluzione con 10 parti d’acqua e una di aceto bianco o di mele. Tuffateci le fragole, mescolate qualche volta, scolate e risciacquate. L’aceto eliminerà batteri e muffe, e la frutta durerà quasi due settimane (senza sapere di aceto, poiché la soluzione è molto diluita). Messe in un paio di vecchi collant (puliti!) e appese in un luogo asciutto, fresco e buio, come un armadio o una soffitta, le cipolle dureranno fino a 8 mesi. Inseritele una a una nelle “gambe” delle calze, e separate un ortaggio dall’altro con un nodo. In ogni caso, tenete le cipolle della dispensa lontano dalle patate: i gas prodotti dalle prime fanno germogliare le patate più velocemente. Potrete riunirle in cottura, magari all’interno di una frittata. Foto: © Photo by mrhayata, Flickr Adv Suggerimento: conservare le patate accanto alle mele, rimarrano più a lungo senza germogli (fino a 2 mesi). Su questo punto, però, non tutti sono d’accordo: alcuni esperimenti scientifici hanno dimostrato che l’etilene, un gas inodore prodotto dalle mele durante il processo di maturazione, fa germogliare le patate più velocemente. Foto: © Photo by McBeth Per mantenere gli asparagi freschi e croccanti più a lungo vanno tenuti come i fiori: tagliate di un centimetro i gambi, e riponete l’intero “mazzo” in un vaso pieno d’acqua fresca. Così come sono potete metterli in frigorifero, magari coperti da una busta di plastica. Lo stesso metodo di conservazione si può sfruttare anche per mantenere fresche le piante aromatiche in foglia – come basilico, prezzemolo, coriandolo ed erba cipollina – appena acquistate. A meno che non decidiate di coltivarle direttamente in vaso, sul balcone. Foto: © Photo by Bernie, Flickr Adv L’aglio. In genere se ne usa poco per volta, e conservato per settimane in frigo rischia di germogliare. Per farlo durare più a lungo, gli esperti consigliano di tenerlo al riparo dalla luce in un luogo fresco e asciutto, che abbia una temperatura intorno ai 10 °C (per esempio, in una cantina). Le aromatiche dalla foglia più “carnosa”, come il timo, possono essere appese ed essiccate al sole in estate, per poi essere sgranate e conservate in barattoli di vetro durante il resto dell’anno. Foto: © Photo by cookbookman17, Flickr Disponeteli sempre in bella vista nella parte centrale del frigorifero. Sarà più facile ricordarsi che, prima di aprire qualcosa di nuovo, occorre finire quelli. Si stima che per ogni consumatore di Europa e Nord America finiscano in pattumiera, ogni anno, dai 95 ai 115 chili di cibo, Così come la carne, il pesce deve essere riposto nella parte più fredda del frigo (in genere il comparto più basso). Dopo averlo eviscerato e lavato, sistematelo negli appositi sacchetti da frigorifero e consumatelo entro 24 ore. Altrimenti, meglio congelarlo. Foto: © Photo by Alizée VAUQUELIN, Flickr Tenete da parte i barattoli delle conserve sott’olio e delle marmellate: saranno un ottimo contenitore per gli avanzi, molto più adatti alla conservazione rispetto alle classiche vaschette di plastica: il vetro, a differenza della plastica, è un materiale non poroso e tende a non assorbire odori e colori dei cibi. Foto: © Photo by Chiot’s Run, Flickr Interi e freschi i porri marciscono in fretta. Ma se li tagliate e li mettete in una bottiglia di plastica da mezzo litro, potrete facilmente congelarli, e utilizzarne nelle giuste quantità ogni volta che vi servono. Foto: © Photo by ammanteufel, Flickr Adv I broccoli andrebbero consumati entro pochi giorni dall’acquisto, perché sono ortaggi che “respirano” – cioè consumano ossigeno e zuccheri per produrre nutrienti utili alle proprie cellule – molto velocemente. Per prolungare la loro vita, può essere utile avvolgerli in un foglio di alluminio, o in una pellicola che li isoli dall’atmosfera, limitando il contatto con l’ossigeno e rallentando di fatto la respirazione. Cercate di comprarli a piccole dosi, mano a mano che vi servono, evitando scorte eccessive che ammuffiranno facilmente. Avvolgeteli nella carta oleata di confezionamento, separati per tipo, e riponeteli nella parte del frigo più adatta a prevenire essicazione, eccesso di calore o di freddo. Una volta aperta la confezione, il parmigiano va conservato in frigo a una temperatura di 4-8 °C, possibilmente al riparo da cibi particolarmente odorosi (la parte grassa del formaggio tenderà ad assorbire gli odori). Lo si può lasciare avvolto in una pellicola per alimenti, controllando che il frigo non sia eccessivamente ventilato e mantenga il giusto grado di umidità, ma per una conservazione migliore sono più indicati la carta o la stoffa. Se state per congelare le erbe aromatiche, potete optare per una soluzione molto pratica (che farà storcere il naso ad alcuni “puristi” della cucina): inserite ciuffetti di basilico, prezzemolo o altre aromatiche in foglia in un dito o due di olio, e congelate. Ricaverete pratici “cubetti” da utilizzare per condire al momento qualunque piatto. Foto: © Photo by maizers, Flickr Tenute in freezer, le radici di zenzero saranno più facili da grattuggiare e pelare al momento opportuno, perché meno fibrose di quando lo zenzero è fresco. Unico inconveniente: una volta congelate, saranno difficili da tagliare. Se dovete farlo, meglio dividerle in pezzi prima di riporle in congelatore. Foto: © Photo by jimlightfoot26, Flickr Il classico sacchetto di plastica farebbe inumidire eccessivamente i funghi che ammuffirebbero. Conservateli in una busta di carta, riposti in frigorifero o in un altro luogo fresco e asciutto. I funghi hanno zero calorie? E perché quelli velenosi hanno colori vivaci? Foto: © Photo by gorgeoux, Flickr Adv Il pane fresco andrà conservato in un sacchetto di carta, o all’aria (al massimo coperto da un panno pulito): in ogni caso, a una temperatura di circa 20 °C, e in un luogo asciutto. I sacchetti di plastica sono adatti al pane in cassetta, che contiene conservanti e difficilmente ammuffisce.

Mentre il pane cotto in forno, tenuto direttamente nella plastica o in frigorifero, tenderà a diventare gommoso e ad ammuffire più facilmente. Meglio, se lo si vuole conservare per due o tre giorni, avvolgerlo prima in un sacchetto di carta (che ne assorbirà l’umidità) e poi nella plastica, che lo terrà al riparo dall’aria.

Oppure, lo si può congelare, dopo averlo tagliato a fette e aver rimosso tutta l’aria dai sacchetti da freezer. Quando è nato il pane? Da dove viene il lievito usato per prepararlo? Perché dopo poche ore diventa secco? Foto: © Photo by M. Martin Vicente, Flickr Una mela ammaccata contagerà le altre più facilmente, poiché l’etilene viene prodotto in grandi quantità quando un frutto è sottoposto a stress e traumi (come una botta): consumatela per prima, dopo aver rimosso la parte scurita e ossidata.10 consigli per non far marcire frutta e verdura Foto: © Photo by mbeo, Flickr Conserva il latte nella parte intermedia del frigo e non nell’anta laterale, dove rischia di prendere calore ogni volta che apri lo sportello. Foto: © Photo by adamkempa, Flickr Adv Un buon modo per utilizzare la frutta secca, e non lasciarla abbandonata per ere geologiche in qualche anta della dispensa, è arrostirla nel forno non appena comprata, lasciarla raffreddare e stiparla in barattoli. Sarà così pronta all’uso ogni volta che vorrete utilizzarla in qualche ricetta. Foto: © Photo by Rex Roof, Flickr La temperatura ideale di conservazione delle uova in frigorifero è di 4-5 °C, pertanto meglio evitare di tenerle nella porta del frigo, dove alloggia l’apposito contenitore, e riporle nel ripiano più alto, dove staranno più al fresco. Conservatele nel contenitore d’acquisto, e non a contatto con altri cibi per scongiurare il rischio di contaminazione degli alimenti con il batterio della salmonella, che si può annidare sul guscio. I tappi e le estremità superiori delle bottiglie di plastica possono essere riutilizzati per chiudere i sacchetti per alimenti in modo ermetico. Foto: © Photo via salubriousexclamation.com Adv Cerca di tenere il tuo frigo ordinato: nei cassetti in basso, riponi frutta e verdura; nei ripiani più bassi, quelli più freddi, puoi tenere carne e pesce, e prodotti deperibili come i salumi o i formaggi freschi. Nello spazio più in alto puoi tenere formaggi stagionati e cibi cotti, e le bibite nello sportello.

Evita di tenere il frigo troppo pieno: l’aria fredda non riuscirebbe a circolare e ciò potrebbe compromettere la conservazione del cibo. Inoltre, faresti fatica ad accorgerti di ciò che hai e rischieresti di far scadere gli alimenti. Tieni i cibi cotti separati da quelli crudi, per evitare contaminazioni batteriche; e cerca di non sostare a lungo davanti al frigorifero aperto.

Foto: © Photo by Bitch Cakes, Flickr Si possono congelare carne e pesce freschi, frutta e verdura (a patto che non si tratti di ortaggi troppo acquosi come pomodori, insalata, cetrioli, banane o pesche, o – ancora – di patate), cibi cotti, sughi, pane. Una volta scongelato, è bene non ricongelare, per scongiurare contaminazioni batteriche e perdita di sostanze nutrienti, Ricordati di pulire il frigo regolarmente (va benissimo una miscela, atossica e disinfettante, di acqua e aceto, o acqua e bicarbonato), e asciugalo con attenzione dopo il lavaggio: il cibo resisterà più a lungo. Assicurati che non si formi ghiaccio alle pareti, ed effettua regolarmente le operazioni di sbrinatura. Perchè Il Pesce Puzza

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Cosa succede se mangio pesce che puzza?

Cosa succede a chi mangia pesce deteriorato? Attenzione all’incredibile risposta Cosa succede a chi mangia pesce deteriorato? Si va incontro ad una intossicazione da istamina che si manifesta rapidamente, entro 30 minuti dall’assunzione dell’alimento, e si caratterizza per la comparsa di nausea, vomito, diarrea, cefalea, rush cutaneo, disturbi respiratori e ipotensione.

  • Questi sintomi possono andare avanti fino a sei ore e i molti casi interessare anche per uno o due giorni.
  • Bisogna fare molta attenzione al pesce che si mangia.
  • Se il pesce viene mal conservato o tenuto a temperatura ambiente per troppo tempo si arricchisce di istamina.
  • Una sostanza che si forma per il deteriorarsi dei batteri presenti sulla cute dei pesci.

Tutto questo, è bene sapere, può avvenire nelle fasi della filiera alimentare se non viene mantenuta la giusta temperatura. Come si riconosce il pesce deteriorato dall’istamina? Non è facile riconoscere il pesce che si è arricchito e deteriorato di istamina.

Il pesce mal conservato che si arricchisce di istamina, infatti, non puzza e non è cattivo di sapore quando viene mangiato. Dato che la causa della formazione di istamina in eccesso sono le temperature di conservazione inadeguate, soprattutto in estate, è importante a questo punto prevenire il verificarsi di questa situazione.

Prima di cucinare del pesce, quindi, è importante controllarne la provenienza ma soprattutto i metodi di conservazione del prodotto. Se il pesce è consumato a casa, per esempio, occorre sempre cercare di mantenere inalterata la catena del freddo. Come si riconosce, invece, se il pesce è andato a male? Quando il pesce invecchia e inizia ad andare a male, la superficie esterna diventa più umida e con il tempo sviluppa un sottile strato viscido.

  • Ecco un segno certo che il pesce sta andando a male.
  • Quando sarà del tutto marcio, invece, la patina sulla carne diventerà densa e scivolosa al tatto.
  • Occorre, quindi, buttare il pesce fresco appena vi si nota la comparsa di questa patina viscida.
  • Attenzione al pesce cotto perché non svilupperà questa patina, neppure quando va a male.

Attenzione all’odore del pesce quando si trasforma nel puzzo rancido della carne marcia. Si può mangiare il pesce crudo? Mangiando il pesce crudo si aumentano le possibilità di contrarre alcune patologie. Tra le più importanti vi è la parassitosi dovuta all’assunzione di alimenti contaminati da organismi patogeni.

  • Ci sono anche le infezioni che sono dovute all’assunzione di alimenti contaminati da microorganismi patogeni come batteri e virus.
  • Da non sottovalutare le intossicazioni che sono dovute all’assunzione di alimenti contaminati solo dalle tossine batteriche o delle alghe.
  • Infine anche le tossinfezioni che sono dovute all’assunzione di alimenti contaminati sia da batteri patogeni che le rispettive tossine.

Tra le malattie gravi l’epatite virale che è determinata dal virus HAV. Perchè mangiare pesce fresco fa bene? Tra i benefici del pesce vi è la presenza di sali minerali quali fosforo, calcio e iodio. Il fosforo è un potente alleato della nostra memoria.

Il calcio aiuta a prevenire le malattie delle ossa come l’osteoporosi. Lo iodio, infine, è importantissimo per la nostra salute della ghiandola tiroide. La tirossina, ovvero l’ormone tiroideo, prodotta a partire dallo iodio presente nei pesci, favorisce la trasformazione di grassi in energia con conseguente stabilizzazione del peso corporeo, mantenendo sotto controllo i livelli di colesterolo.

La carenza di iodio, invece, potrebbe portare ad avere un continuo senso di affaticamento. : Cosa succede a chi mangia pesce deteriorato? Attenzione all’incredibile risposta

Come non farla puzzare di pesce?

Come cucinare il pesce senza cattivi odori – Partiamo anzitutto da un consiglio utile durante le operazioni di cottura del pesce bollito. Se non volete che faccia odore, basta mettere nell’acqua di bollitura qualche foglia di alloro. Durante la cottura il cattivo odore non ci sarà e potrete assaporare il vostro piatto in assoluta serenità.

Come evitare la puzza di pesce?

Come eliminare l’odore di pesce in cucina – La prima cosa importante da fare per eliminare l’odore di pesce, è quella di rimuovere ogni traccia di cibo avanzato, ossia le lische e le teste. Gettate quindi tutti i resti in un sacchetto ben sigillato e ponetelo su un balcone, in modo da lasciare gli odori fuori casa.

A questo punto lavate le stoviglie, riempiendo la vasca del lavello con acqua ben calda, detersivo dei piatti e due cucchiai di bicarbonato di sodio, ottimo per cancellare gli odori e detergere la superficie. Qualora aveste una lavastoviglie, riponete tutto all’interno. Successivamente cospargete l’interno con una dose di bicarbonato, e infine programmate il lavaggio più lungo.

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Se avete cucinato sui fornelli e avete utilizzato la cappa, dovrete necessariamente detergere quest’ultima. Smontate la cappa e sostituite il panno assorbi-odori o lavatelo bene in acqua bollente, detersivo per piatti e bicarbonato. Pulite poi, con un mix di bicarbonato, limone e una dose di detersivo le altre superfici come la piastre della cucina e i pavimenti, in quanto durante la cottura il vapore e gli odori incidono su tutto.

  1. Infine sciacquate bene.
  2. Se ci sono incrostazioni, strofinate con una spugnetta abrasiva.
  3. Per eliminare l’odore di pesce in casa, potete anche far bollire una pentola di acqua contenente buccia di mandarino e chiodi di garofano, oppure usare qualche rametto di rosmarino.
  4. Lasciate il recipiente riposare in cucina e se serve in sala da pranzo: il profumo delle erbe eliminerà l’odore persistente di pesce.

: Come eliminare l’odore di pesce in cucina

Come capire se il pesce non è fresco?

L’odore, l’aspetto e le carni – Partiamo dal più classico degli indizi: l’odore, Il pesce fresco “sa di mare”, ha un odore tenue, salmastro, in cui si possono riconoscere anche le alghe marine: nulla a che vedere con l’odore più acre e tendente all’acido del pesce vecchio di qualche giorno.

L’occhio deve essere brillante, vivido e gonfio, non infossato e rattrappito. La pelle e le squame, poi, devono essere lucide, brillanti e tese, ricche di muco trasparente, Nel pesce non fresco, in genere, è invece più opaca e tende più facilmente a sfaldarsi. Inoltre un pesce fresco presenta il naturale rigor mortis che dura per almeno 6-7 ore.

La valutazione delle carni può essere fatta solo dopo l’acquisto. Nel pesce fresco devono essere brillanti, sode ed elastiche, e dopo essere state sottoposte a pressione con il dito devono ritornare subito nella loro posizione originaria. Articoli correlati : Come riconoscere il pesce fresco

Perché il pesce puzza dalla testa?

Significato – Come il pesce marcio inizia a puzzare dalla testa, così le cause di un comportamento sbagliato di un subordinato vanno sempre ricercate in chi ricopre posizioni di maggior rilievo. Cioè il cattivo esempio viene dall’alto e gli errori maggiori vengono commessi dai capi.

Cosa fare quando il pesce puzza di ammoniaca?

Utilizzare l’aceto bianco – Per eliminare l’intenso odore dell’ammoniaca è possibile utilizzare una soluzione di facile reperibilità in casa; infatti, l’aceto contenendo un’alta percentuale di acido acetico è un rimedio prezioso per la rimozione di molti odori.

Per ottenere una miscela adeguata, è sufficiente utilizzare in parti eguali acqua ed aceto bianco. Per una migliore facilità di impiego, conviene inserire il liquido all’interno di una bottiglia dotata di un erogatore spray, e spruzzarlo nell’area dove precedentemente si è usata l’ammoniaca. In alternativa allo spray è possibile versarne qualche goccia su uno straccio, e con lo stesso strofinare la superficie interessata dal cattivo odore.

In questo caso per ottimizzare il risultato conviene optare per due passate una dietro l’altra.4 6

Perché il seno puzza?

Definizione – La bromidrosi è un disturbo caratterizzato da un odore corporeo particolarmente intenso e sgradevole. Tale fenomeno dipende dalla spiccata decomposizione delle secrezioni sudoripare, e di sostanze di derivazione cheratinocitaria, operata da batteri e lieviti,

Dal punto di vista fisiologico, il sudore che raggiunge la superficie cutanea è inizialmente inodore; tuttavia, la secrezione delle ghiandole eccrine (sudoripare) e soprattutto di quelle apocrine viene decomposta dai batteri naturalmente presenti sulla cute ; proprio da tale decomposizione derivano le sostanze che danno origine agli odori individuali.

L’odore emanato dalla pelle può quindi risultare sgradevole per motivi costituzionali (senza una chiara causa determinante) o per via di malattie sottostanti. In quest’ultimo caso, la bromidrosi può essere provocata da alterazioni dermatologiche, come infezioni batteriche o fungine della pelle.

Vi sono, poi, malattie sistemiche spesso causa di particolari odori del corpo o dei suoi liquidi; tra queste si ricordano: diabete mellito (odore dolciastro, simile all’acetone), trimetilaminuria (odore simile a quello del pesce marcio), fenilchetonuria, insufficienza renale /epatica, tubercolosi (odore acre) e brucellosi (odore di paglia bagnata).

Anche l’assunzione di particolari farmaci (es. penicillina, certi antidepressivi e alcuni antitumorali ), e l’ingestione di alcuni alimenti (tra cui aglio, cipolla, cibi speziati e bevande alcoliche ), possono influenzare l’odore del corpo. La bromidrosi non è necessariamente associata a iperidrosi,

La pelle appare normale, tranne in caso di concomitanti disturbi dermatologici (es. candidosi muco-cutanea, intertrigine ed eritrasma ). La bromidrosi si risolve spesso con un’igiene rigorosa della cute e degli indumenti. Per alcune persone, può essere necessario lavarsi per alcuni giorni con un sapone antisettico, eventualmente in combinazione con creme o lozioni topiche antibatteriche contenenti clindamicina o eritromicina.

La depilazione può aiutare a controllare gli odori. Nel caso in cui la bromidrosi sia associata a iperidrosi, può essere considerato l’uso di anti-traspiranti, l’iniezione di tossina botulinica ed eventuali interventi di chirurgia (es. simpaticectomia chirurgica e liposuzione superficiale).

Perché mi puzzano le ascelle anche se mi lavo?

3 – Depilare le ascelle – Anche la peluria sotto le ascelle può essere una causa del cattivo odore perchè funghi e batteri tendono a svilupparsi soprattutto tra la peluria. Cercate inoltre di usare dei deodoranti specifici, meglio se anti-traspiranti i quali tengono sotto controllo l’eccesso di sudore e il cattivo odore.

Perché le unghie dei piedi puzzano di formaggio?

Si sta sviluppando un fungo alle unghie – L’ onicomicosi, o fungo delle unghie, è una condizione abbastanza comune e può far sì che le unghie dei piedi o delle mani abbiano un odore di formaggio o di piede che non si attenua nemmeno dopo essersi lavati le mani.

  1. Capire se l’odore alle unghie sia causato da questo problema è semplice perché un fungo simile causa anche altri cambiamenti delle unghie, che in molti casi appaiono dense, gialle o biancastre, fragili e tendenti a spezzarsi e dalla forma distorta in modo più o meno visibile.
  2. Per risolvere la situazione è necessario rivolgersi al proprio medico o al farmacista che indirizzi verso l’uso di trattamenti anti fungini da banco, spesso sufficienti per eliminare il fungo.

Quando non è così si può ricorrere a farmaci antimicotici topici o orali ma sempre su precisa prescrizione del proprio medico.

Come si dice in italiano l’odore del pesce?

Quell’odore particolare detto in Veneto freschìn Il signor Ugo Cipolat dalla provincia di Treviso ci chiede quale possa essere in italiano il corrispondente del veneto odor de freschin per indicare “lo sgradevole odore che si sprigiona da stoviglie utilizzate per pesce e uova”; riproponiamo quanto Vera Gheno ha risposto sul della nostra rivista La Crusca per voi ad altri utenti che in passato avevano posto lo stesso quesito.

« Vania Giacomello, Flavio Cerpelloni, Roberto Cutrupia, Rudi Gobbo, Luca De Min e Luca Pertile chiedono informazioni sulla parola freschin. Freschin, o freschino, è termine noto in quasi tutta l’Italia settentrionale. Il vocabolo è usato principalmente per indicare l’odore delle stoviglie mal lavate, soprattutto quando sono state a contatto con pesce o uova.

Oltre a questo, le varie fonti attestano anche altri significati: è ‘odore di pesce non fresco’ e ‘odore da canali quando l’acqua è bassa’ nel Dizionario Etimologico Veneto-Italiano di D. Durante e G.F. Turato (Erredici 1975); “dicesi propriamente dell’odor del pesce crudo segnatamente, ed anche di quello della carne, che quando è vicina a putrefarsi acquista cattivo odore” secondo il Dizionario del dialetto veneziano di G.

Boerio (1856); Manlio Cortelazzo, nel suo Parole Venete (Neri Pozza 1996), dedica una dettagliata analisi al termine e cita la descrizione che ne dà il dialettologo Erminio Girardi: “Il pesce può savère da freschìn quando non è più fresco, ma le mani odorano di freschìn, anche se hanno toccato pesce fresco.

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Le uova ne lasciano l’odore sugli oggetti o recipienti anche se freschissimi. L’acqua, a volte, pur non avendolo in sé, trasferisce questo odore su bicchieri e stoviglie”. Ancora, nell’uso comune la parola è impiegata anche per definire l’odore che talvolta possono avere le creme o, più in generale, le pietanze a base d’uovo fresco, come lo zabaione.

Anche se la diffusione di freschin è abbastanza ampia, di norma il termine è ricondotto soprattutto ai dialetti veneti, nei quali, del resto, è conosciuto anche un proverbio che ingloba il concetto: Chi che nasse tacà a on fosso spuza senpre da freschin ‘Chi nasce accanto a un fosso puzza sempre di freschino ‘.

Le ipotesi sull’origine del termine sono varie. Secondo il DEI, Dizionario Etimologico Italiano di C. Battisti e G. Alessio (Barbèra 1975), freschin va posto in correlazione con frescóne – termine usato nella Lucchesia per indicare il ‘fieno non ben secco’ – e con frescume, vocabolo di area emiliana, che significa ‘odore di marcito, detto specialmente della carne’, invitando, per l’etimologia, al confronto con il medio-francese freschin e l’alto-francese freschume,

  • Nel Boerio si fa riferimento al verbo latino FRACESCO, -IS ‘divenir rancido, infradiciarsi, puzzare’ come possibile origine del vocabolo.
  • Nel Durante-Turato si cita come origine il germanico frisk ‘fresco’, che è anche alla base della parola fresco nel suo senso canonico, panitaliano.
  • Per quanto possa sembrare peculiare, la comune origine di fresco e di freschin è più che plausibile: freschìn, infatti, rientra in una serie di parole che si riferiscono soprattutto all’odorato, usate in origine con sfumatura ironica o anche eufemistica: in questo caso, si definisce fresco qualcosa che non lo è affatto.

Della serie fanno parte (con la definizione di Durante-Turato) per es.: brusadìn o brusìn ( saver da ) ‘sapere di bruciaticcio’; grassìn ( odor de ) ‘odore di grasso che resta nelle pentole mal pulite’; salvadeghìn ( saver da ) ‘puzzare di selvatico’ ecc.

“Una delle preoccupazioni linguistiche sentite più acutamente dai Veneti è questa: come si dice in italiano freschìn”, scrive Cortelazzo a pagina 267 del già citato Parole Venete, Alcuni dizionari azzardano rancido, che però non corrisponde perfettamente, o lézzo, che – come nota sempre Cortelazzo – indica genericamente ‘fetore, grave puzzo’ o mucido, che, stando ancora allo stesso autore, si dice piuttosto ‘di cosa che, per essere stata in luogo umido, ha odore o sapore di muffa’.

Per Durante-Turato, come pure per Cortelazzo, il termine è intraducibile, Certo, in altri dialetti d’Italia si incontrano vocaboli dal significato analogo o simile: per enumerare qualche esempio, a Roma è attestato, in tal senso, l’uso di freschetto o frescume, in zone della Liguria lo stesso odore sgradevole è chiamato renfrescümme ; nella piana dell’Arno la puzza dei pavimenti lavati con stracci sporchi o ammuffiti è detta da taluni saper di fresco,

  1. Si può notare che la radice semantica di tutti termini citati è sempre la stessa.
  2. E anche se, per ora, una corrispondenza italiana non esiste, già la forma saper di fresco va nella direzione di un’italianizzazione del concetto potendo, eventualmente, divenire forma panitaliana.
  3. La difficile corrispondenza fra un termine dialettale e la lingua nazionale non deve destare stupore: questa non è un’evenienza rara, anche quando si tratta di termini che un parlante nativo sente come “indispensabili”.

Per dirla secondo le parole di Cortelazzo: “Questa ricerca ossessiva di un equivalente della parola dialettale in italiano è dovuta ad una deviante concezione del vocabolario, come lista unitaria e comune a tutte le lingue, mentre esse lo organizzano in maniera diversa a seconda di quello che nel Settecento era chiamato il loro «genio» e della loro contingente esperienza”.

  • Facendo un paragone tra lingue nazionali, “sono classici gli esempi”, scrive lo stesso autore, “della ricchissima nomenclatura araba relativa ai cammelli o dei moltissimi modi di designare i vari tipi di neve in Groenlandia”: in italiano, in quei campi, una tale ricchezza terminologica non esiste.
  • Uno dei pregiudizi più comuni sul dialetto è proprio quello di considerarlo un mezzo di comunicazione intrinsecamente più povero della lingua nazionale, una sorta di “sottolingua” riservata alle situazioni comunicative informali.

Al contrario i dialetti, formatisi direttamente dal latino in parallelo con l’italiano, hanno, in settori specifici, una nomenclatura talvolta più specializzata della lingua nazionale. Va ricordato, insieme con il sociolinguista Gaetano Berruto, che “fra lingue e dialetti non vi è alcuna differenza di natura; essi condividono in ugual misura le proprietà semiologiche costitutive e qualificanti di ogni sistema linguistico in quanto tale.

  • Vi è invece differenza di raggio funzionale, sociale e comunicativo” (da Fondamenti di Sociolinguistica, 1995, Laterza, p.224).
  • Dunque, gli elementi che differenziano un dialetto da una lingua non sono linguistici, ma extralinguistici, in particolar modo sociali.
  • È una questione di status.
  • Citando ancora Berruto: “Con una formulazione banale ma efficace, si può in fondo dire che «una lingua è un dialetto che ha fatto carriera»” (p.225).

La ricognizione in cerca di un termine italiano equivalente a freschin è dunque destinata a non avere pieno successo. Nel futuro potrebbe accadere che uno dei termini dialettali citati in precedenza finisca per prevalere sugli altri, colmando la “falla” funzionale dell’italiano.

Come capire se la triglia è fresca?

Triglia: descrizione, caratteristiche e proprietà nutrizionali Le triglie sono sicuramente tra le specie ittiche più conosciute e facilmente riconoscibili, le possiamo trovare in pescheria, al mercato ittico o nel banco dei surgelati, possono essere vendute fresche o congelate, intere o a filetti.

Consigliamo sempre l’acquisto del prodotto intero e possibilmente fresco di giornata, naturalmente “made” in Mar Mediterraneo, La Triglia fresca è caratterizzata da un colore rosso tendente all’arancione con riflessi gialli, lucido quasi brillante e senza muco superficiale; l’occhio è lucido e molto turgido, la consistenza delle carni è molto soda e il corpo è rigido, un pesce che tende a piegarsi su se stesso non è freschissimo.

Le triglie hanno una carne magra, digeribile e ricca di nutrienti. In Natura esistono più di ottanta specie di triglia e si distribuiscono in tutto il pianeta, occupano le acque temperate, sub tropicali e tropicali; le triglie hanno colonizzato diversi habitat, anche molto differenti fra loro, alcune, infatti, frequentano il litorale poco profondo, altre preferiscono fondali fangosi e sabbiosi raggiungendo anche batimetriche importanti.

  1. In Mediterraneo troviamo due specie, la e la triglia di fango, che hanno abitudini e habitat differenti, quella di scoglio è reperibile in prossimità del frangente in acque poco profonde mentre quella di fango, si trova in acque profonde fino a 500 m.
  2. Mullus surmuletus e Mullus barbatus, anche se vivono in ambienti molto diversi, hanno delle caratteristiche morfologiche simili, e spesso anche intenzionalmente vengono confuse; per distinguerle, visto che la triglia di scoglio è di qualità superiore e di conseguenza più costosa, possiamo valutare: la colorazione del corpo (rosso più vivace con bande gialle in quella di scoglio, chiara senza bande quella della triglia di fango), la pinna dorsale anteriore (con alcune strisce scure solo nella triglia di scoglio).

Altro dettaglio più specifico riguarda le scaglie (dette squame) presenti sulle guance di tali pesci: sono due nella triglia di scoglio, mentre nella triglia di fango se ne contano tre.

Come capire se le sarde sono fresche?

Garanzia di freschezza sono l’occhio splendente e sporgente, le branchie umide e rosse, la coda rigida e le carni, ovviamente, sode. Sono da scartare se hanno pancia gonfia e se le interiora fuoriescono facilmente alla semplice pressione delle dita.

Perché il pesce puzza dalla testa?

Significato – Come il pesce marcio inizia a puzzare dalla testa, così le cause di un comportamento sbagliato di un subordinato vanno sempre ricercate in chi ricopre posizioni di maggior rilievo. Cioè il cattivo esempio viene dall’alto e gli errori maggiori vengono commessi dai capi.