2 Gennaio 2010 / in NEWS – 2010 / Per i pazienti diabetici consumare pesce regolarmente potrebbe fornire un importante aiuto nel mantenere in buona salute i reni. Dai risultati di un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge è emerso infatti che, con il suo alto contenuto proteico, la carne di pesce sia un alimento ideale per individui affetti da diabete.
In particolare su 22 mila volontari presi in considerazione durante la ricerca, di cui 517 diabetici di tipo 2, coloro che dichiaravano di consumare pesce più di una volta alla settimana risultavano avere un livello di macroalbuminuria inferiore rispetto a quelli che invece mangiavano poco pesce. La macroalbuminuria è un termine che indica la presenza di una proteina del sangue, l’albumina, nelle urine, e che se in quantità elevate può essere il campanello di allarme per un eventuale malfunzionamento a livello renale.
I ricercatori suggeriscono comunque di fare una distinzione tra i pesci da inserire nell’alimentazione di un diabetico: orata, merluzzo, cernia, gamberi e scampi sono infatti meno grassi e quindi più indicati di altri pesci, quali ad esempio anguilla, salmone, sgombro e aringa.
Quale pesce non può mangiare un diabetico?
Pesce e diabete: istruzioni per l’uso I farmaci per tenere sotto controllo il diabete sono molti e si perfezionano sempre più, ma anche i più efficaci possono risultare vani se non vengono associati ad un corretto stile di vita e ad un regime alimentare equilibrato: molti medici ritengono che la vera terapia per questa patologia è la dieta.
Il diabete è una malattia cronica, causata dalla presenza di alti valori di glucosio nel sangue caratterizzati da un’alterata quantità di insulina, un ormone del pancreas, che permette il passaggio di glucosio nelle cellule, orientando il suo utilizzo come fonte energetica. I ricercatori della Medical Research Council Epidemiology Unit di Cambridge hanno condotto uno studio approfondito su un campione di circa 22.000 soggetti, catalogandoli in base al loro stile di vita, e hanno constatato che in coloro che introducevano nella propria dieta del pesce almeno due volte a settimana, il pericolo di insorgenza di nefropatie era notevolmente ridotto in confronto a quelli che ne consumavano poco o solo una volta nell’arco della settimana.
Inoltre si è registrata una diminuzione considerevole dei livelli di albumina nelle urine, indicatrice di eventuali futuri disturbi renali. Il pesce è da considerarsi come un’ottima fonte proteica, in quanto i grassi in esso contenuti, sono in grado di migliorare i livelli lipidici nel sangue, determinando una forte riduzione del rischio di complicazioni sia a livello renale che cardiovascolare, inoltre il consumo delle sue proteine, migliora il metabolismo glucidico e lipidico in soggetti sovrappeso.
- Molti sono gli effetti positivi riscontrabili nell’assunzione di pesce: un cuore più sano, dovuto al ridotto contenuto di colesterolo, ossa più robuste, mente più efficace ed infine la presenza di vitamina D ha un effetto preventivo sull’insorgenza del diabete di tipo 2.
- La quantità di grassi e di proteine contenute nel pesce è nettamente inferiore rispetto a quelle della carne, perchè ricco di “grassi buoni” e di proteine che presentano una minore concentrazione di tessuto connettivo.
E’ importante per il diabetico conoscere l’indice glicemico dei cibi che compongono la sua dieta, ovvero in quanto tempo il glucosio contenuto negli alimenti viene assorbito dal sangue. Ciò è determinato non solo dalla composizione dei prodotti, ma soprattutto dal metodo di cottura utilizzato.
- Inoltre, nella dieta del diabetico, trovano posto tutti i tipi di pesce, riducendo quelli particolarmente grassi come salmone, crostacei, mitili e molluschi, e quelli sott’olio o in salamoia.
- In una dieta ipocalorica, dove è necessario tenere d’occhio il peso, sono consigliati pesci magri come orata, cernia o merluzzo.
Per introdurre gli omega 3, si possono includere nella dieta, saltuariamente, porzioni di pesce grasso come salmone, sgombro o sardine, ricchi di acidi grassi omega 3. Ricopre un ruolo importantissimo la cottura, che può avvenire in diversi modi: a vapore, al forno o alla griglia.
La migliore è al vapore, perché con questo procedimento vengono conservati tutti i principi nutritivi dell’alimento ed il prodotto finito risulta particolarmente digeribile. Nella cottura al forno trovano ampio spazio i tortini sia di baccalà che di alici, trote salmonate o merluzzo al cartoccio, importante sarà non esagerare con i condimenti, ma seguire una giusta graduazione dell’olio, meglio se extravergine d’oliva.
Anche il pesce alla griglia può risultare molto gustoso, come un trancio di pesce spada, se lo facciamo precedere da una leggera marinatura, o degustare delle semplici alici marinate che possono essere servite sia come antipasto che come secondo piatto.
E’ bene ridurre non solo i crostacei, i mitili ed i molluschi, ma soprattutto le fritture, del resto le varietà dei pesci magri sono moltissime: nasello, merluzzo, sogliola, trota e palombo, basta solo lavorare di fantasia. Infine un corretto processo di surgelazione che garantisca il mantenimento delle qualità e del gusto dell’alimento, lasciando immutate le componenti nutritive, fanno si che anche il pesce surgelato, possa rivelarsi un ottimo alleato del diabetico.
: Pesce e diabete: istruzioni per l’uso
Chi soffre di diabete può mangiare il tonno in scatola?
Pesce – Il pesce è ricco di acidi grassi polinsaturi, in particolare gli omega 3, in più svolge un’azione protettiva nella prevenzione del diabete di tipo 2. Da preferire: Pesce bollito, in umido o al forno, tonno sott’olio (sgocciolato) o al naturale. Da assumere con moderazione: Pesce fritto, frutti di mare. Da evitare o da assumere solo occasionalmente: Uova di pesce (caviale).
Chi ha la glicemia alta può mangiare il tonno?
Quali sono i cibi consigliati per chi ha il diabete? – Carboidrati sani Durante la digestione, gli zuccheri (carboidrati semplici) e gli amidi (carboidrati complessi) si scompongono in glucosio nel sangue per essere assorbiti. Concentrati sui carboidrati sani, come: · Frutta · Verdure · Cereali integrali · Legumi, come fagioli, piselli, lenticchie, ceci · Latticini a basso contenuto di grassi, come latte e yogurt Evita i carboidrati meno salutari, come dolci da forno o bevande zuccherate.
Alimenti ricchi di fibre Le fibre alimentari comprendono tutte le parti degli alimenti vegetali che il tuo corpo non può digerire o assorbire. La fibra rallenta l’assorbimento intestinale degli zuccheri, di conseguenza aiuta a controllare la glicemia. Gli alimenti ricchi di fibre includono: · Verdure · Frutta · Frutta secca · Legumi, come fagioli, piselli, lenticchie, ceci · Cereali integrali Pesce salutare per il cuore Mangiare pesce almeno due volte a settimana fa bene al cuore.
Pesci come salmone, sgombro e sardine sono ricchi di acidi grassi omega-3, che possono prevenire le malattie cardiache. Evita il pesce fritto e il pesce con alti livelli di mercurio, come lo sgombro reale o il tonno. Grassi “buoni” Gli alimenti contenenti grassi monoinsaturi e polinsaturi possono aiutare a ridurre i livelli di colesterolo.
Chi soffre di diabete può mangiare il baccalà?
Baccalà, un magro in salute? Ottimo per i malanni di stagione come raffreddore e influenza, poiché pare rafforzi la risposta del sistema immunitario, la bassa presenza di grassi e zuccheri lo rende ideale per i pazienti affetti da diabete di tipo 2 : sembra infatti dimostrata una funzione insulinica, soprattutto nelle persone in sovrappeso.
- E proprio parlando di chili di troppo, il baccalà non solo è consigliato dato il basso apporto calorico, ma svela anche un’azione drenante più che utile per combattere gli inestetismi della cellulite,
- IL BACCALÀ È UN TOCCASANA PER IL RAFFREDDORE, L’INVECCHIAMENTO CELLULARE E DONA ENERGIA E TONICITÀ.
Fortemente antiossidante, quindi consigliato per tutte quei disturbi legati all’invecchiamento dalla semplice perdita di capelli al deperimento degli organi, la vitamina A e le vitamine del gruppo B attivano precisi meccanismi di difesa sia contro gli agenti esterni sia contrastando dei radicali liberi.
- Non ultimo, il calcio naturalmente disponibile rende questo pesce un alimento indicato anche per i più piccoli: rafforzano lo scheletro nel periodo della crescita.
- Infine, potassio e magnesio ridonano energia immediata al fisico, tonificando i muscoli e allontanando stanchezza e crampi.
- Un alimento completo, tradizionale, sano e amico dell’organismo: ecco perché il baccalà non dovrebbe mai mancare in tavola.
: Baccalà, un magro in salute?
Chi ha il diabete può mangiare l’uovo?
Lo mostra una recente ricerca. Una dieta ricca di uova può aumentare anche il rischio cardiovascolare. Il consiglio: chi soffre di diabete non dovrebbe mangiarne più di due alla settimana – Nessun rischio per vene e arterie, almeno nei soggetti sani. Diversa, invece, è la storia se si fa riferimento alla popolazione diabetica, in cui un eccessivo consumo di uova sarebbe il prologo di una maggiore possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari,
Prudenza è raccomandata comunque anche a chi finora non ha mai avuto problemi con glicemia e insulina, perché tuorli e albumi, se assunti in eccessiva quantità, aumenterebbero il rischio di sviluppare il diabete di tipo II, LO STUDIO L’associazione tra il consumo di uova nella dieta e il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete di tipo II era stato finora poco esplorata.
A indagare il campo, adesso, è stato un pool di ricercatori che, in una recente metanalisi basata su studi di coorte prospettici, ha indagato i rischi variabili al crescere dei consumi di uova. La revisione ha dimostrato come il dato non risulti associato a un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari,
- Ma una dieta ricca dell’alimento (più di un uovo al giorno) può favorire l’insorgenza del diabete di tipo II, oltre ad aumentare il rischio che pazienti diabetici sviluppino malattie a carico di vene e arterie.
- «Sebbene in alcuni casi il periodo di osservazione sia durato anche vent’anni, il dato che emerge è per certi versi anomalo – argomenta Ranuccio Nuti, direttore del dipartimento di scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze all’università di Siena -.
Le uova rappresentano una fonte significativa di colesterolo (fino a 200 milligrammi per unità, ndr) e altri acidi grassi insaturi e, considerando l’aumentata incidenza di casi di diabete, mi sarei aspettato una simile crescita anche nel numero di soggetti colpiti da disturbi cardiovascolari».
- NO ALLE UOVA PER I DIABETICI? La metanalisi, per quanto significativa alla luce del numero di studi (16) e coorti (22) osservati, non giustifica cambiamenti riguardo agli attuali consigli dietetici.
- Anche se a oggi non è ben chiaro, sotto il profilo fisiopatologico, come possa il colesterolo modificare l’omeostasi glucidica e insulinica, ai diabetici si consiglia sempre di consumare le uova con prudenza, in particolare se la condizione è associata a una sindrome metabolica o a una ipercolesterolemia,
Detto in numeri: non più di due uova alla settimana, quando alla popolazione generale si consiglia di non andare oltre le tre unità. L’obiettivo di dietologi e nutrizionisti è sempre il medesimo: tenere il colesterolo sotto controllo. «L’uovo è un alimento a buon mercato che è ricco di proteine ??di alta qualità, minerali, folati e vitamine del gruppo B – spiega Alberto Soriano Maldonado, docente di fisiologia all’università di Granada e autore di una pubblicazione che ha sminuito il ruolo delle uova nel controllo del colesterolo ematico negli adolescenti -.
Qual è il peggior nemico del diabete?
Succhi di frutta: – Bevande come nettari e succhi di frutta sono tra i peggiori nemici del diabete, perché costituiscono un vero e proprio concentrato di zuccheri 3, Non tutti i succhi, però, sono così pericolosi: esistono anche linee di prodotti a basso contenuto calorico e con pochi zuccheri.
Chi ha il diabete può mangiare il prosciutto crudo?
Cibi ideali per diabetici –
Carne : cacciagione, vitello, pollo, coniglio, manzo, speck, prosciutto crudo, tacchino e bresaola. La carne di agnello, il maiale e il prosciutto cotto invece vanno consumati con moderazione. Pesce : pesce in umido o cotto al forno, al cartoccio, bollito e tonno sott’olio o al naturale. Il pesce fritto e in particolar modo i frutti di mare devono essere consumati con moderazione. Verdure : tutte sia fresche sia congelate. Le patate possono essere mangiate ogni tanto cucinate al cartoccio o bollite. Legumi : piselli, ceci, fagioli, lenticchie. Frutta : mele, nespole, arance, pere, lamponi, fragole, pesche. I cachi, i kiwi, i fichi, le banane e l’uva devono essere mangiati con moderazione. Cereali : pasta e pane integrali, riso parboiled e orzo. Devono essere invece consumati con moderazione i seguenti cereali: Pasta all’uovo, fette biscottate, crackers, pane e farina bianca, gnocchi, grissini, polenta e pizza. Bevande : caffè, acqua, bibite light e thè. Il vino, la birra e le spremute di frutta devono essere consumate con moderazione. Latte e derivati : formaggi di tipo light, latte scremato e yogurt magro. Possono essere consumati saltuariamente i formaggi mediamente grassi, il latte parzialmente scremato, lo yogurt magro alla frutta, la mozzarella, il parmigiano ecc.
Redazione – Ability Channel Dal 2011 la redazione di Ability Channel tiene informati i suoi lettori su tutto ciò che riguarda il mondo della disabilità: partendo dalle patologie, passando per le attività di enti ed associazioni, fino ad arrivare a raccontarne la spettacolarità sportiva paralimpica.
Chi ha il diabete può mangiare il parmigiano?
Parmigiano Reggiano e diabete: ecco quello che devi sapere Il Parmigiano Reggiano è un formaggio ricchissimo di, Lo hanno detto e ribadito molti studi scientifici, non a caso questo eccezionale prodotto caseario viene anche chiamato “il Re dei formaggi”.
Scopriamo insieme quali sono le sue caratteristiche distintive. Innanzitutto ci troviamo di fronte a un formaggio semigrasso a lunga stagionatura, che contiene un’alta percentuale di grassi insaturi e una ridotta percentuale di grassi saturi. Questi ultimi in particolare sono quelli più problematici per chi soffre di diabete e il fatto che siano poco presenti nel Parmigiano è senza dubbio un punto a favore di questo formaggio.
A proposito di Parmigiano Reggiano e diabete, bisogna inoltre ricordare che si tratta di un prodotto ad alta digeribilità, vista la lunga stagionatura. Ci vogliono solo 40 minuti per digerirne 100 grammi: questo rende il Parmigiano adatto a tutti, anche ai diabetici. Parmigiano Reggiano e glicemia Il Parmigiano inoltre contiene una sostanza chiamata “esorfina”: si tratta di un ormone che, una volta in circolo nel nostro organismo, può avere effetti tranquillizzanti e antidolorifici. Ultima considerazione da fare su Parmigiano e diabete è l’indice glicemico.
L’indice glicemico indica la velocità con cui cresce la glicemia dopo aver consumato un determinato alimento; nel caso del Parmigiano questo valore — molto importante per i diabetici — è pari a zero. Come sottolineato alcuni anni fa da uno studio pubblicato su “Progress in nutrition, journal of nutrition and internal medicine”, organo ufficiale della Società italiana di scienza dell’alimentazione, il Parmigiano Reggiano è un alimento molto sano e utile, che può aiutare a combattere o prevenire alcune patologie come diabete, obesità, ipertensione e osteoporosi.
Ricordate solo di non esagerare con le quantità! : Parmigiano Reggiano e diabete: ecco quello che devi sapere
Quali salumi si possono mangiare con il diabete?
Alimenti con indice glicemico 0: carni e salumi – Una dieta per abbassare la glicemia deve contenere alimenti con ridotto indice glicemico come pesce (non fritto), verdure fresche, frutta con pochi zuccheri, uova e carne, riducendo invece al minimo cibi che aumentano la glicemia come dolci, pane e pasta, riso, frutta eccessivamente zuccherina, birra e bevande zuccherate, cereali raffinati, burro e latte.
- Tra gli alimenti con indice glicemico pari a zero ci sono le uova, i formaggi stagionati, il vino, il tè, il caffè e anche la carne: si tratta infatti di un cibo che non contiene carboidrati (o ne contiene in percentuale ridottissima).
- Anche le carni lavorate come i salumi e gli insaccati hanno indice glicemico basso o uguale a zero, inoltre i grassi saturi contenuti nei salumi – troppo spesso demonizzati in modo ingiustificato – sono oggi ritenuti non direttamente correlati a malattie vascolari e problemi cardiaci mentre una dieta ricca di carboidrati ha maggiore possibilità di svilupparne ( scopri di più su grassi saturi e insaturi nei salumi ).
I migliori salumi per i diabetici sono quindi quelli più magri come bresaola, prosciutto crudo e speck, mentre i nutrizionisti raccomandano maggiore cautela nel consumo di prosciutto cotto, pancetta e mortadella. Scopri di più sull’alimentazione contro il diabete e sul ruolo della carne
Chi soffre di diabete può mangiare la pizza?
Pizza e diabete: il test sui bambini – Tuttavia, adesso potrebbe cambiare qualcosa capace di modificare definitivamente le abitudini alimentari dei diabetici. La pizza è stata al centro di una ricerca condotta dagli studiosi dell’Università Luigi Vanvitelli di Caserta e quel che è emerso da uno studio empirico sperimentale condotto su un campione di bambini è molto interessante.
Una ricerca sulla pizza non poteva che essere condotta da un’università campana, tanto più dopo che la sua arte preparatoria è stata inserita dall’UNESCO tra i suoi, Da dove nasce l’idea di effettuare questo studio? Ai ricercatori dell’ateneo casertano non piaceva l’idea che un alimento così pregiato come la pizza, che ha peraltro ottenuto il riconoscimento dall’UNESCO, venisse considerato dalla letteratura medica straniera come un junk food, ossia un cibo spazzatura.
Io non posso che essere pienamente d’accordo con i dubbi di questi scienziati. Non so come vengano realizzate le pizze al di là del confine, posso solo immaginarlo, quel che so, però, è che nel nostro Paese la sua realizzazione prevede l’impiego esclusivo di materie prime genuine.
Come può essere dannoso un alimento realizzato esclusivamente con acqua e farina? C’è stato addirittura un altro studio, stavolta straniero, che ha eletto la : più di così Se la pizza è uno junk food per persone sane, la pizza per i diabetici è quasi veleno, secondo l’interpretazione di alcuni medici esperti di alimentazione.
È proprio questo il punto che i ricercatori dell’Università di Caserta hanno voluto sfatare, dimostrando che se viene preparata in una determinata maniera, la pizza per i diabetici non è così dannosa. Lo studio è stato condotto portando 30 bambini affetti da diabete di tipo 1 in una delle più rinomate pizzerie della Campania: a condurre il test c’era il professor Dario Iafusco con la sua equipe, supportato dai medici specialisti del Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica “G.
Chi soffre di diabete può mangiare le patate?
Patate, no grazie! – AMD Le patate sono l’unica verdura (in realtà si tratta di un tubero) sconsigliata a chi ha il diabete. Sono ricche di amidi e gli amidi sono i carboidrati che più velocemente si trasformano in glucosio ed entrano nel sangue. L’indice glicemico delle patate lesse è superiore perfino a quello dello zucchero.
- Se ne potrebbe dedurre che Le patate sono l’unica verdura (in realtà si tratta di un tubero) sconsigliata a chi ha il diabete.
- Sono ricche di amidi e gli amidi sono i carboidrati che più velocemente si trasformano in glucosio ed entrano nel sangue.
- L’indice glicemico delle patate lesse è superiore perfino a quello dello zucchero.
Se ne potrebbe dedurre che un consumo eccessivo di patate e patatine aumenti il rischio di diabete. È così? Uno studio svolto dalla Chan School of Public Health di Harvard, e precisamente dal team di Frank Hu insieme al giapponese Osaka Center for Cancer and Cardiovascular Disease Prevention, ha analizzato i dati di tre indagini: il Nurses’ health study 1 e 2 e lo Health Professionals Follow-up Study che contengono sia i diari alimentari, sia la storia clinica decennale di 200 mila soggetti americani per un totale di 4 milioni di anni/persona.
- Nel corso di questi studi, 15 mila soggetti hanno sviluppato diabete di tipo 2.
- Analizzando i dati è emerso che un forte consumo di patate, sotto qualunque forma (lesse, al forno, fritte), è correlato al rischio di sviluppare il diabete: 1,33 volte superiore alla media per chi ne metteva in tavola una porzione al giorno.
Con due-quattro porzioni a settimana il rischio è solo 1,07 volte superiore. Ovviamente le patatine fritte sono più associate alla comparsa di diabete rispetto alle patate bollite o al forno. Isao Muraki et al. Potato Consumption and Risk of Type 2 Diabetes: Results from Three Prospective Cohort Studies : Patate, no grazie! – AMD
Quanti grammi di pasta per un diabetico?
Distribuito a settembre un dvd contenente le nuove indicazioni antiglicemia e un ricettario di golosità che comprende anche pasta e pane non più proibiti a chi ha problemi con gli zuccheri. La parola all’esperto Le ricette de “La dolce vita”: 1 – 2 – 3 Può essere “dolce” anche la vita del diabetico.
- E dei tanti che non pronunciano quella parola e dicono solo «ho un po’ di glicemia alta».
- Lo affermano proprio i diabetologi, avendo intitolato (con notevole ironia, è vero, ma anche con sostanziale aiuto) La dolce vita un programma di golose ricette a uso di tutta la famiglia e pure di invitati di riguardo, benché calibrate sui bisogni del signore o della signora con gli zuccheri nel sangue fuori regola.
Nel 2008, quando l’iniziativa è partita, si arruolarono addirittura i cuochi più famosi delle varie regioni d’Italia per scrivere un libro-ricettario al fine di «dimostrare che anche l’alta cucina è compatibile con la dieta giusta», spiega Giuseppe Marelli, responsabile di Diabetologia e Malattie Metaboliche all’ospedale di Desio (Mb) e consigliere nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi per cui coordina il progetto La dolce vita.
Il volume fu distribuito gratuitamente e andò presto esaurito. Ora si replica, stavolta con un dvd contenente 20 ricette più semplici illustrate passo passo “come si fa”. Il titolo è diventato La dolce vita in pratica, la distribuzione sarà di nuovo gratuita a cominciare da settembre. Niente più apartheid, dunque, a tavola per chi soffre di diabete,
Perché qui si sfata anche un mito diffuso: non è vero che sono proibiti pasta e pane per chi non ha una corretta regolazione della glicemia. Tutt’altro. Lo si vede nel dvd e lo riafferma il dottor Marelli. -Ma scusi, è, era una regola notoria: né pane né pasta né dolci per chi ha il diabete.
E neanche patate. Ma quand’è che voi specialisti avete cambiato idea? «Da un pezzo. Oggi viene raccomandato che l’apporto dei carboidrati raggiunga in media il 50% del fabbisogno calorico. Per la precisione, l’ultima raccomandazione della diabetologia italiana indica percentuali tra 45 e 60». -Ma cos’è che vi ha fatto fare una tale inversione a U? Tra l’altro ignota a tanti malati ma, creda pure, anche a tanti dietologi.
«Si è scoperto che in realtà una tale quota di carboidrati è essenziale per un normale svolgimento delle funzioni del corpo». -Come è diversa allora la nutrizione raccomandata per chi è normale e per chi è affetto da diabete? «Le differenze sono minimali.
Chi soffre di diabete deve stare attento a due cose: 1) ai carichi. Che vuol dire non mangiare troppi carboidrati tutti nello stesso pasto. Mai per esempio pasta, pane e patate insieme; 2) consumare una quota molto bassa di zuccheri semplici. Che sono i dolci, lo zucchero nel caffè, i gelati, le bibite zuccherate».
-Questo perché? «Perché gli zuccheri semplici vengono assorbiti più rapidamente degli zuccheri complessi, come pane e pasta. Hanno perciò un impatto più immediato sulla glicemia, procurando per così dire un’impennata. Nelle persone senza diabete ci pensa il pancreas a “correggere” e stabilizzare i valori secernendo una maggiore quantità di insulina, cosa su cui non può contare il diabetico».
- Dunque, par di capire, sono gli sbalzi di glicemia a essere dannosi? «Per l’appunto.
- Se la glicemia due ore dopo il pasto sale a più di 180 diventa un problema perché crea delle alterazioni a livello dei vasi sanguigni».
- Alterazioni che poi restano, è così? «Sì, si accumulano, provocando l’ aterosclerosi, con un restringimento dei vasi sanguigni che può poi sfociare in infarto, ictus ».
-Dunque, sembra di capire che il consumo di carboidrati vada distribuito lungo la giornata così da tenere il valore della glicemia più o meno allo stesso livello. «Sì, a pranzo per esempio non si mangeranno più di 70-80grammi di pasta e niente pane. Da tenere per la sera, per esempio».
- Per essere più chiari: non si deve mangiare neanche meno di 70-80 grammi di pasta o l’equivalente in pane.
- Una paziente che aveva chiesto al medico se, per qualche pranzo fuori casa, poteva cavarsela con un toast, si è sentita rispondere di no.
- Ma non perché, come poteva attendersi, il toast fosse giudicato malsano dallo specialista.
No, perché, si sentì dire con suo grande stupore, in un toast c’è “troppo poco” pane! Il colmo per un diabetico (informato alla vecchia maniera). «Giustissima quella prescrizione. E giustissimo il concetto della distribuzione del consumo di carboidrati lungo i vari pasti della giornata.
Per i dolci però resta il divieto “alla vecchia maniera”: mai o in pochissima quantità». – Per finire: quando si può dire “ho un po’ di glicemia alta” o si deve francamente ammettere “ho il diabete”? «Se la glicemia a digiuno al mattino è entro100, è tutto normale». -Scusi, ma il limite della normalità era 110, figura ancora così sui fogli di diversi laboratori di analisi.
Avete cambiato anche qui? «Sì, si è visto che il limite della normalità è più giusto a 100. Tra i valori 100 e 126 si parla di “intolleranza glucidica”. Da 126 in su si fa diagnosi di diabete. Quanto al fatto che non siano molto conosciute a livello di pubblico le linee guida corrette e aggiornate per il diabete, la nostra iniziativa di diffondere gratuitamente il dvd La dolce vita va appunto nella direzione di aumentare la consapevolezza diffusa».
Chi ha il diabete può mangiare le olive?
Da loro si ricava l’olio extravergine, “oro” della dieta mediterranea, e racchiudono un prezioso quantitativo di grassi insaturi. – Ecco come farne buon uso Le olive, che spesso accompagniamo in tavola ad antipasti e aperitivi, sono una vera e propria miniera di acidi grassi monoinsaturi, quelli che hanno reso famoso l’olio extravergine d’oliva come protettore del sistema cardiovascolare contro i pericolosi accumuli di colesterolo cattivo. Anche le olive, quindi, hanno proprietà molto interessanti, e, se consumate in modo equilibrato (tenendo cioè conto delle loro ricche caratteristiche nutrizionali senza considerarle un “extra” nel menu), offrono benefici non indifferenti all’organismo. Proprietà nutrizionali Le olive rappresentano uno degli alimenti più ricchi di lipidi vegetali insaturi (in particolare, come detto, grassi monoinsaturi). Ne bastano 150 g per coprire le esigenze giornaliere di lipidi insaturi di un adulto. Utili nelle ipercolesterolemie (abbassano il colesterolo cattivo) e nel diabete (protettive nei confronti dei picchi glicemici), le olive sono un alimento antiossidante e antinfiammatorio, ricchissimo di polifenoli. Con circa 120 kcal per 100 g, contengono vitamine (in particolare la E ), proteine vegetali e sali minerali (fosforo, zolfo, ferro e rame). Le olive verdi contengono un maggior quantitativo di vitamine E e K rispetto a quelle nere che, invece, contengono una maggiore quantità di polifenoli e grassi insaturi, e risultano più digeribili delle verdi. Blandamente lassative, le olive sono utili nelle insufficienze epatiche e colecistiche, in quanto favoriscono la secrezione dei sali biliari. Inoltre, stimolano i processi digestivi, per cui sono adatte in caso di inappetenza. Acquisto e conservazione Va considerato che le olive non si possono consumare al naturale, poiché appena colte hanno un sapore amaro che le rende immangiabili: per questo, quelle che si trovano in commercio vengono trattate preventivamente ( deamarizzazione ), e spesso conservate in salamoia. Premesso che la deamarizzazione compromette il contenuto vitaminico delle olive (in particolare per quanto riguarda quelle del gruppo B ), meglio sceglierle al naturale o sott’olio, piuttosto che in salamoia, dove il contenuto di sodio è molto elevato: queste ultime, tra l’altro, sono sconsigliabili a chi soffre di ipertensione e problemi renali. Il liquido di conservazione deve essere sempre limpido, senza tracce di muffa, e la superficie delle olive deve essere lucida. Una volta aperto il barattolo, si conserveranno in frigo, per un massimo di un mese (seguite comunque le indicazioni sulla confezione). Se le comprate sfuse, conservatele in un contenitore a chiusura ermetica (meglio se di vetro), in frigo, anche in questo caso per circa 1 mese. Quando le prelevate dal contenitore, non usate le mani ma un cucchiaio pulito. Verdi o nere? Molti pensano che le olive verdi e quelle nere appartengano a diverse varietà, ma invece la differenza dipende solo da quando vengono raccolte dall’olivo. Infatti, all’inizio della maturazione tutte le cultivar sono verdi, mentre alla fine della maturazione diventano violacee o nere, per una maggiore presenza di antociani. Scarica l’articolo in formato PDF >>
Chi è diabetico può mangiare il salmone?
Anche il salmone è un ottimo cibo per i diabetici, grazie all’Omega3 e 6 contenuti in esso e le carni magre, come pollo, tacchino e coniglio’.
Quali legumi abbassano la glicemia?
6 Giugno 2020 Fagioli & Co. regolano l’assorbimento degli zuccheri, dando una mano alla glicemia. Tempo di lettura: 6 minuti
Perché fanno bene Buoni per diabetici e per gli altri Almeno tre volte la settimana Complemento a una vita sana
Fagioli, piselli, lenticchie e affini mentre forniscono energia e proteine, ma aiutano anche a regolare l’assorbimento degli zuccheri mantenendo controllata la glicemia, Nella cura del diabete l’obiettivo principale è tenere sotto controllo la glicemia perché una concentrazione di glucosio nel sangue costantemente elevata è la maggior causa dei danni a tutti i principali organi legati alla malattia.
Quali legumi fanno alzare la glicemia?
“Diabete, fagioli e legumi alzano la glicemia”, vero o falso? Alcuni credono che mangiare fagioli e legumi alzi la glicemia, Vero o falso? L’abbiamo chiesto alla dottoressa, dietologa dell’Unità di Chirurgia bariatrica dell’Ospedale Humanitas. ” Falso,
- Fagioli e legumi come ceci, fave, lupini e lenticchie sono particolarmente indicati in chi soffre di diabete perché non venendo assorbiti immediatamente dall’intestino, riducono l’assorbimento dello zucchero e quindi evitano che la glicemia si alzi troppo.
- Mangiare fagioli e legumi quindi evita la glicemia alta ovvero l’innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue, come accade quando si mangiano alimenti ricchi di zuccheri e carboidrati – spiega l’esperta.
– Fagioli e legumi sono alimenti che dovrebbero essere consumati regolarmente da chi soffre di diabete, sia per il controllo della glicemia sia per la ridotta quantità di calorie. Infatti, 100g di fagioli o ceci cotti contengono circa 100 calorie, un po’ meno lenticchie e fave, e andrebbero mangiati almeno tre volte alla settimana anche sotto forma di prodotti come la pasta realizzata con farine di fagioli e legumi che quindi rientra tra i prodotti proteici.
Quali sono gli alimenti sconsigliati per il diabete?
Alimenti da evitare con glicemia alta – Per contrastare la glicemia alta non basta preferire alcuni alimenti ma bisogna anche sapere quali cibi evitare. Innanzitutto stop a dolciumi, snack e cibi ricchi di grassi come insaccati, wurstel, panna, formaggi grassi e junk food di vario tipo.
Tra i carboidrati, sarebbe opportuno evitare quelli raffinati come pane, pizza e riso bianchi e stare attenti anche alle quantità di patate. Mentre nell’ambito delle proteine sarebbero da bandire le carni grasse. Spesso si tende a sottovalutare che anche le bevande possono influire negativamente sul benessere dell’organismo.
In questo contesto, è bene ricordare che gli alcolici, i succhi di frutta e le bibite industriali contengono molti zuccheri. Per tale motivo è opportuno bandirle dalla propria dieta in caso di glicemia alta. Infine, è il caso di fare attenzione anche ai tipi di frutta che si sceglie di mangiare: banane, uva e frutta secca infatti sono più cariche di glucosio.
Cosa fa il limone al diabete?
Il limone fa bene o male al diabete? La risposta della medicina Il limone fa bene o male al diabete? «Gli agrumi possono rappresentare un valido alleato per chi soffre di diabete di tipo 2 e non solo». Il limone è un «reale» della tavola del diabetico, specialmente per chi ha il tipo Mellito 2.
- E’ una fonte naturale di acidi organici, ma possiede molte altre proprietà nutrizionali, grazie al contenuto di vitamine e sostanze antiossidanti.
- Il limone ha un indice glicemico basso: 20.
- Significa che induce un rilascio di insulina basso al momento dell’assimilazione.
- Per questo è adatto per chi, pur essendo diabetico, ha problemi di anemia e deve integrare con cibi ricchi di ferro in forma ridotta, cosa estremamente facilitata in forma ridotta.
Il limone è un alimento anti-diabete poiché diminuisce l’indice glicemico nel sangue grazie ai flavonoidi come la rutina. Questi permettono non solo di regolare i livelli di zucchero nel sangue dei diabetici ma anche di prevenire le malattie croniche.
Uno studio dimostra che una dieta varia, equilibrata e ricca di limone contribuisce alla lotta contro il diabete. Come assumere il limone per combattere il diabete? Il più semplice utilizzo è il succo. Anche la scorza può essere aggiunta a svariati piatti. Si può aggiungere grattugiata al condimento per l’insalata, a un buon ragù, al pesce cotto ai ferri, per marinare la carne oppure a una gustosa zuppa.
L’importante è utilizzare un limone rigorosamente biologico, perché generalmente gli altri agrumi vengono ricoperti di cere non commestibili. Fa bene al diabete anche la bevanda al limone. Basterà tagliare un limone con una buccia in 4 pezzi e farlo bollire per circa 6 minuti.
Si richiede mezzo litro di acqua. Questa bevanda si può prendere dopo i pasti. Il limone si può assumere anche il sedano. Frullare sei limoni e mezzo chilo di sedano. Cuocere il tutto a vapore per circa due ore. Questa bevanda si beve fredda. Quali sono i benefici del limone? Il limone non contiene colesterolo.
Il suo utilizzo è consigliato come antiossidante per aumentare la biodisponibilità del ferro in forma ridotta. In farmacologia il limone viene usato come antiemorragico, disinfettante, per contrastare la diarrea e per combattere i calcoli renali. Il succo di limone consumato quotidianamente riduce i livelli di omocisteina che è stata messa in relazione con alto rischio di infarto.
- Il succo di limone aiuta anche a digerire i grassi ed è utile a chi ha tendenza a sviluppare calcoli alla cistifellea.
- Il limone rafforza il sistema immunitario.
- E’ ricco, infatti, di vitamina C e di potassio.
- Per questo stimola le funzioni cerebrali e nervose.
- Il potassio aiuta anche a controllare la pressione arteriosa.
Il limone bilancia il Ph. E’ ricco di fibre di pectina, che aiutano a combattere la fame. È stato dimostrato che le persone che hanno una dieta più alcalina perdono peso più velocemente. Il limone sollecita il fegato a produrre la bile, un acido richiesto per la digestione.
Acqua e limone aiutano a combattere in modo naturale i radicali liberi e quindi a donare un aspetto più fresco. Il limone aumenta il tasso di minzione nel corpo, aiutandolo quindi a purificarsi. Le tossine, pertanto, sono rilasciate in modo più veloce per aiutare a mantenere la salute del tratto urinario.
L’aroma del limone riduce ansia e depressione e grazie al suo contenuto di ioni negativi è in grado di rifornirvi di nuova energia. Il limone è sconsigliato a chi soffre di ulcere e malattie gastroenteriche in forma cronicizzata. : Il limone fa bene o male al diabete? La risposta della medicina
Quando uno si arrabbia si alza la glicemia?
L’effetto degli ormoni dello stress sulla glicemia – In condizioni di stress, il corpo secreta ormoni come l’adrenalina, il cortisolo, il glucagone e l’ormone della crescita, che rendono meno sensibile, facendo alzare, di conseguenza, i livelli di zucchero nel sangue.
Quanto dura la vita di un diabetico?
Uno studio australiano, pubblicato su Diabetologia, suggerisce che i malati di diabete hanno una ridotta aspettativa di vita, cioè vivono circa 3 anni in meno, rispetto a chi non soffre di diabete. E hanno anche una riduzione del tempo di vita libero da disabilità.
- A 50 anni, infatti, possono aspettarsi in media solo circa 13 anni di vita senza disabilità; 8 per gli uomini o 9 anni in meno per le donne.
- 20 APR – (Reuters Health) -“La maggior parte delle persone con diabete è a conoscenza delle classiche complicazioni che colpiscono gli occhi, i reni, i piedi, e il sistema cardiovascolare, ma questo studio mette in evidenza un altro impatto della malattia sulla salute, in particolare il numero di anni senza disabilità che sono stati persi”, ha detto l’autore principale dello studio, Dianna J,
Magliano del Baker IDI Heart and Diabetes Institute e della Monash University di Melbourne. Sulla base degli studi australiani sul diabete, delle indagini sulla disabilità, e dell’indice nazionale sulla mortalità, i ricercatori hanno stimato che i diabetici di 50 anni hanno una aspettativa di vita di 30 anni per gli uomini e quasi 34 anni per le donne, rispettivamente, cioè circa tre anni di meno rispetto alle persone senza diabete.
Inoltre, per quanto riguarda il tempo libero da disabilità, cioè menomazioni che limitano le attività della vita quotidiana, i diabetici possono aspettarsi una media di circa 13 anni di vita libera da disabilità, otto per gli uomini o nove per le donne anni meno di chi non ha il diabete. Dunque le donne di 50 anni con diabete, secondo i ricercatori, mostrano un tempo più lungo di vita con disabilità.
Le donne vivono di più, ma con maggiori disabilità “La differenza dell’impatto del diabete correlata al sesso può essere spiegata in gran parte dal fatto che le donne con diabete hanno un’aspettativa di vita più lunga e una prevalenza di disabilità significativamente più elevata, che è coerente con i dati precedentemente riportati per le donne in generale”, ha concluso Magliano. Quotidianosanità.it Quotidiano online d’informazione sanitaria. QS Edizioni srl P.I.12298601001 Via Giacomo Peroni, 400 00131 – Roma Via Vittore Carpaccio, 18 00147 Roma (RM) Direttore responsabile Cesare Fassari Direttore editoriale Francesco Maria Avitto Presidente Ernesto Rodriquez Copyright 2013 © QS Edizioni srl.
Chi ha il diabete può mangiare il parmigiano?
Parmigiano Reggiano e diabete: ecco quello che devi sapere Il Parmigiano Reggiano è un formaggio ricchissimo di, Lo hanno detto e ribadito molti studi scientifici, non a caso questo eccezionale prodotto caseario viene anche chiamato “il Re dei formaggi”.
Scopriamo insieme quali sono le sue caratteristiche distintive. Innanzitutto ci troviamo di fronte a un formaggio semigrasso a lunga stagionatura, che contiene un’alta percentuale di grassi insaturi e una ridotta percentuale di grassi saturi. Questi ultimi in particolare sono quelli più problematici per chi soffre di diabete e il fatto che siano poco presenti nel Parmigiano è senza dubbio un punto a favore di questo formaggio.
A proposito di Parmigiano Reggiano e diabete, bisogna inoltre ricordare che si tratta di un prodotto ad alta digeribilità, vista la lunga stagionatura. Ci vogliono solo 40 minuti per digerirne 100 grammi: questo rende il Parmigiano adatto a tutti, anche ai diabetici. Parmigiano Reggiano e glicemia Il Parmigiano inoltre contiene una sostanza chiamata “esorfina”: si tratta di un ormone che, una volta in circolo nel nostro organismo, può avere effetti tranquillizzanti e antidolorifici. Ultima considerazione da fare su Parmigiano e diabete è l’indice glicemico.
- L’indice glicemico indica la velocità con cui cresce la glicemia dopo aver consumato un determinato alimento; nel caso del Parmigiano questo valore — molto importante per i diabetici — è pari a zero.
- Come sottolineato alcuni anni fa da uno studio pubblicato su “Progress in nutrition, journal of nutrition and internal medicine”, organo ufficiale della Società italiana di scienza dell’alimentazione, il Parmigiano Reggiano è un alimento molto sano e utile, che può aiutare a combattere o prevenire alcune patologie come diabete, obesità, ipertensione e osteoporosi.
Ricordate solo di non esagerare con le quantità! : Parmigiano Reggiano e diabete: ecco quello che devi sapere
Chi ha il diabete può mangiare la mozzarella?
Il diabetico può mangiare la mozzarella? – Chi ha il diabete dovrà assumere con moderazione latte parzialmente scremato, formaggi mediamente grassi (caciotte fresche, parmigiano e mozzarella), yogurt magro alla frutta. Da evitare o da assumere solo occasionalmente: latte intero, crema, panna, formaggi grassi (mascarpone, pecorino, provolone stagionato), yogurt intero.
Quali sono i frutti che non fanno alzare la glicemia?
Alimenti consigliati –
Ortaggi: piselli, fagioli, ceci, lenticchie Frutta fresca: mele, pere, nespole, fragole, albicocche, arance, pesche, lamponi da assumere, ma con moderazione