ultimo aggiornamento 10 Lug 21 Il Pesce spada in padella è una ricetta semplice e velocissima, variante del classico Pesce spada al forno, per cucinare il pesce spada morbido e gustoso, ideale come secondo piatto ! Vi occorrerà semplicemente un bel trancio di pesce spada, pomodorini, olive, capperi, prezzemolo, un filo d’olio e un spicchio d’aglio, La Ricetta è quella tipica siciliana, io l’adoro con il pesce spada fresco, ma se non riuscite a trovarlo, nulla vi vieta di utilizzare quello congelato, purché di ottima qualità. A seconda dei vostri gusti, potete apportare deliziose varianti, Utilizzare le olive verdi al posto di quelle nere; dare profumo al pesce con timo o maggiorana insieme al prezzemolo ; oppure insaporire con una grattugiata di buccia di limone !
Ad ogni modo, seguendo tutte le istruzioni passo passo, porterete in tavola in pochi minuti un pesce spada da leccarsi i baffi! Tra i secondi di pesce più gustosi ! Non solo come salva cena, ma anche per le occasioni più speciali ! Scopri anche: Le Cotolette di pesce ( un secondo veloce con filetto di pesce a scelta!)
Come riconoscere il pesce spada cotto?
Pesce spada: ecco come sapere quando è pronto Copia il Codice Amico Sorgenia: RobertoA314887 Il pesce spada ha una carne difficile da cuocere alla perfezione perché tende subito ad asciugarsi e diventare stopposa. Ecco perché molte ricette della tradizione prevedono una cottura in umido, Il pesce spada rientra nella classificazione tutta italiana di ” pesce azzurro “. Può superare i 500 kg di peso e raggiunge velocità di 100 km/h grazie all’assenza di squame ed alla possente muscolatura, La polpa può essere di colore biancastro o rosato, in quest’ultimo caso si tratta di una qualità di maggior pregio.
Al momento dell’ acquisto non deve presentare striature rosse poiché sono segnali di scarsa freschezza. Oltre alle preparazioni in umido può essere preparato in carpaccio, fritto o cotto alla griglia, Una cottura prolungata tuttavia asciuga le carni pertanto un trucco per capire quando toglierlo dal fuoco è verificare la fuoriuscita di un liquido lattiginoso,
Il pesce spada può essere cotto in acqua per una decina di minuti prima di qualsiasi preparazione. In questo modo risulterà più digeribile ma meno saporito. Apporta circa 121 kcal ogni 100 g di prodotto (83% Proteine e 17% Lipidi ) oltre che Vitamina B12 e sali minerali quali Potassio, Fosforo e Selenio,
Come non far seccare il pesce spada?
Pesce spada: la cottura in forno – Il pesce spada al forno è una ricetta semplice e di sicura riuscita. Per prepararlo bisogna:
acquistare dei tranci regolari di pesce spada di buona qualità privarli della pelle, sciacquarli sotto l’acqua corrente e tamponarli con della carta assorbente preparare un trito con aglio, origano, prezzemolo e scorza di limone ed emulsionarlo con del vino e del succo di limone: questa marinata dal profumo mediterraneo darà sapore al pesce e impedirà che le carni si secchino durante la cottura in forno. Se volete un piatto ancora più sapido e saporito potete aggiungere alla marinata dei filetti di acciuga lasciar riposare i tranci nell’emulsione per 10 minuti infornare il pesce spada in forno già caldo a 180° per circa 15 minuti
Che differenza c’è tra pesce spada e smeriglio?
Differenza Tra Smeriglio e Pesce Spada (Scopriamolo) Hai presente la smerigliatrice? Quella macchinetta che utilizzano alcuni muratori per rifinire dei lavoretti? Ecco, perché si chiama così? Non tutti sanno che lo smeriglio è uno squalo di piccole dimensioni e la sua carne e molto simile a quella del pesce spada.
La smerigliatrice si chiama così perché ha delle specie di dentini che vanno a grattare. Un po’ come l’omonimo pesce. Qual è però la differenza tra smeriglio e pesce spada? Come riusciamo a distinguerli? Cambia qualcosa a livello di sapore o se ci servissero due piatti non sapremmo distinguerli? Diciamo che la differenza sostanziale è il colore della carne.
Quella del pesce spada ha un colore rosso scuro, mentre lo smeriglio ha una carne più chiara perché presenta una maggiore muscolatura. Approfondiamo meglio il discorso distinguendoli singolarmente.
Quando mangiare pesce spada?
Stagionalità del pesce spada – In Italia la pesca del pesce spada è praticata soprattutto in Sicilia e in Calabria, da aprile a settembre. Disclaimer Le informazioni qui riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere di un medico.
Perché il pesce spada e Rosa?
Garanzia di freschezza sono la compattezza delle carni, il colore brillante (bianco-rosato). Se il pesce non è fresco, la carne presenta striature rosse dovute a versamenti di sangue. Negli esemplari meno giovani la carne si presenta opaca e rosa scuro.
Cosa succede se mangi pesce spada crudo?
Video Anisakis Laboratorio Ispezione degli alimenti IZSM Portici Quali sono i rischi associati al consumo di pesce crudo? Mangiare pesce crudo comporta sicuramente un alto rischio malattie alimentari causate da batteri patogeni, oppure da parassiti. Il rischio maggiore per chi consuma pesce crudo si chiama Anisakidosi.
- Cos’è l’Anisakidiosi? L’anisakidosi è una parassitosi che può colpire l’uomo, causata da vermi tondi (nematodi), appartenenti alla famiglia degli Anisakidae, composta da quattro generi: Anisakis, Pseudoteranova, Contracaecum e Hysterothylacium.
- Di questi, i primi tre generi sono responsabili di zoonosi mentre il genere Hysterothylacium non è patogeno, data la termolabilità del parassita (muore alla temperatura di 30°C).
Il genere Anisakis, il più diffuso, è il principale responsabile di parassitosi, in quanto è in grado di sopravvivere a trattamenti di affumicatura a freddo, a trattamenti di marinatura con basso tenore di sale ed alle temperature di refrigerazione. Viene ucciso con temperature superiori a 60°C per 10 minuti e dal congelamento (almeno 24 ore a – 20°C).
Nei pesci le larve, che misurano circa 4 mm, si localizzano sulle sierose di fegato, ovaio, stomaco e intestino, dove tendono a incistarsi e assumere una caratteristica forma a spirale. Quali sono i prodotti ittici maggiormente a rischio per l’Anisakidosi? I prodotti ittici dei mari italiani più frequentemente parassitati sono: sardine, aringhe, acciughe, sgombri, gadidi, sparidi, lophidi, pesci S.
Pietro, pesci sciabola (quasi sempre infestati), totani, calamari. Il rischio è legato al consumo dei prodotti ittici crudi, marinati o affumicati a freddo, sushi e sashimi, ultime tendenze provenienti dall’Oriente, semiconserve domestiche a base di pesce azzurro. Il parassita adulto vive nello stomaco di vari cetacei (balene, delfini). Questi eliminano attraverso le feci le uova da cui si sviluppano le larve, dette di secondo stadio, che infestano piccoli crostacei marini, divenendo larve di terzo stadio. Quando questi crostacei vengono ingeriti dall’ospite definitivo, la larva diventa di quarto stadio e il ciclo ricomincia.
Pesci e cefalopodi che si cibano di questi crostacei possono fungere da ospiti intermedi, dove la larva rimane di terzo stadio e tende a migrare in cavità celomatica. Se il pesce parassitato viene ingerito dall’ospite definitivo, il ciclo si chiude. In che modo l’uomo può contrarre l’Anisakidosi? L’uomo può comportarsi da ospite accidentale contraendo l’infezione cibandosi degli ospiti intermedi naturali (pesci e cefalopodi: come acciughe, sardine, sgombri, totani e calamari).
Sono a rischio le popolazioni che maggiormente si cibano di pesce crudo (Paesi Scandinavi, Giappone). Come si manifesta l’infezione da Anisakis? Quali sono i principali sintomi? Nella migliore delle ipotesi, una volta ingerita, la larva muore o non dà sintomi.
- In alcuni casi, soprattutto quando vengono ingerite più larve, in seguito all’assunzione di pesce infetto crudo, non completamente cotto o in salamoia, le larve possono impiantarsi sulla parete dell’apparato gastrointestinale, dallo stomaco fino al colon.
- Per difendersi dai succhi gastrici, attaccano le mucose con grande capacità perforante, determinando una parassitosi acuta o cronica.
La parassitosi acuta da Anisakis insorge già dopo poche ore dall’ingestione di pesce crudo e si manifesta con intenso dolore addominale, nausea, vomito ed occasionalmente febbre. Le forme croniche sono diverse, possono mimare svariate malattie infiammatorie e ulcerose del tratto intestinale oppure coinvolgere altri organi come fegato, milza, pancreas, vasi ematici e miocardio.
- E l’allergia ad Anisakis? Da alcuni anni, Anisakis è stato riconosciuto anche come possibile causa di allergia.
- I soggetti sensibili possono avere reazioni allergiche non solo ingerendo il pesce infetto ma anche manipolandolo o respirando allergeni diffusi nell’aria.
- Si tratta di un rischio prevalentemente legato alla lavorazione del pesce (malattia professionale che riguarda i lavoratori nel settore della trasformazione dei prodotti ittici).
Sono state osservate in questi casi reazioni che vanno dall’orticaria, all’angioedema, alla rinite o congiuntivite, all’asma, allo shock anafilattico. L’allergia all’Anisakis compare immediatamente dopo esserne venuti a contatto, o dopo aver consumato il pesce contaminato a causa della sensibilizzazione alle proteine antigeniche termoresistenti del parassita.
Su cosa si basa la diagnosi di Anisakidosi? La diagnosi di sospetto di Anisakidosi si basa sull’osservazione dei sintomi e sul riscontro dell’ingestione di prodotti ittici a rischio. La diagnosi di certezza è molto difficoltosa e può essere emessa solo previa identificazione del parassita nei tessuti prelevati durante biopsie o endoscopie.
Non esistono, infatti, test sierologici affidabili. Per quanto concerne invece le forme allergiche si possono utilizzare alcune prove di laboratorio e lo skin test che consente di vedere la reazione del paziente dopo contatto con gli antigeni del parassita.
- Qual è la terapia per l’infezione da Anisakis? La cura dell’anisakidosi richiede molto spesso l’intervento chirurgico, per asportare la parte dello stomaco o dell’intestino invasa dai parassiti.
- Una volta contratta la malattia, infatti, la rimozione endoscopica della larva sembra essere la terapia di scelta, considerando che i comuni antielmintici non sono stati ritenuti fino ad ora efficaci.
Come prevenire l’infezione da Anisakis? Questi nematodi migrano dalle viscere del pesce alle sue carni se, dopo la cattura non viene prontamente eviscerato. Pertanto è importante osservare attentamente i prodotti della pesca ed eviscerarli il prima possibile dopo la cattura per evitare la migrazione delle larve nella carne.
- Risulta altresì fondamentale l’impiego di adeguati processi di preparazione del cibo.
- E’ noto infatti che le forme gastroenteriche della malattia sono riconducibili all’assunzione di prodotti ittici contenenti larve vive.
- Per questa ragione durante la lavorazione dell’alimento si dovrebbero utilizzare tutti gli accorgimenti necessari ad assicurare la morte delle stesse.
Quali trattamenti tecnologici possono eliminare o ridurre il rischio di Anisakidosi? Le larve dei parassiti appartenenti alla famiglia Anisakidae sono devitalizzate se il prodotto ittico viene congelato (-20°C per 24 ore) o cotto (almeno 60°C a cuore per 10 minuti).
- Una circolare del ministero di sanità del 1992, ancora in vigore, obbliga chi somministra pesce crudo o in salamoia ad utilizzare pesce congelato (il limone e l’aceto non hanno alcun effetto sul parassita) o a sottoporre a congelamento preventivo il pesce fresco da somministrare crudo.
- La salagione secca, se il sale è in grado di raggiungere tutte le parti del muscolo ed è impiegato alle giuste concentrazioni, devitalizza il parassita.
L’affumicatura e la marinatura non sono in grado di uccidere con sicurezza le larve di anisakidi. La marinatura riesce ad uccidere le larve dopo circa 4 settimane nei casi in cui si proceda utilizzando il 6% di sale ed il 4% di acido acetico. Nel caso dell’ affumicatura, invece, l’87% delle larve di Anisakis presenti nel cibo resistono se la temperatura impiegata è di 28°C, mentre la devitalizzazione è completa se il procedimento prevede l’uso di una temperatura di 53 – 60°C.
Quali comportamenti si possono adottare per ridurre o evitare il rischio di Anisakiasi? o Evitare il consumo di prodotti ittici crudi; o Acquistare già eviscerati, i pesci più a rischio di infestazione o in alternativa il pescato deve venire eviscerato al più presto dal momento della cattura (con distruzione dei visceri) per allontanare i parassiti presenti, prima del loro passaggio nella muscolatura; o Cuocere in modo completo e corretto i prodotti ittici; o Se si desidera preparare piatti a base di pesce crudo o poco cotto effettuare un congelamento preventivo.
Riferimenti normativi Legge 283/1962, art.5, punto D Ordinanza Ministeriale 12 maggio 1992 Regolamento CE/853/04 Sezione VIII, Capitolo III, Capitolo V Regolamento CE/2074/05, Allegato II, Sezione I, Capitolo I, II Regolamento CE/1020/08, Allegato II Approfondimenti-http://www.orsacampania.it/wp-content/uploads/2009/12/OpusoloAnisakis.pdf Dr.ssa Eloise Peirce ORSA
Quante volte a settimana mangiare il pesce spada?
Quando non bisogna mangiare pesce spada? – La carne di pesce spada contiene metilmercurio deve perciò essere consumata non più di una volta la settimana – dose pari a circa 100 grammi – dalle donne in età fertile, in gravidanza o in allattamento,
Quanto omega 3 contiene il pesce spada?
Omega 3 (EPA e DHA) nei principali prodotti ittici
Omega 3 (EPA e DHA) nei principali prodotti ittici | g/100 g |
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Sgombro dell’Atlantico, cotto al forno/alla piastra | 1.0 |
Trota arcobaleno, di allevamento, cotta al forno/alla piastra | 1.0 |
*Pesce spada, cotto a secco | 0.7 |
*Tonno bianco, conservato in acqua, sgocciolato | 0.7 |
Qual è il colore del pesce spada?
Il corpo è massiccio e la pelle è priva di squame; il colore è azzurro scuro nella parte superiore e più argenteo in quella inferiore. Al fine di riconoscerlo anche se a tranci, è utile guardare a lato della vertebra, dove ci dovrebbe essere un segno a ‘x’, più scuro rispetto alla carne intorno.
Quante volte si può mangiare il pesce spada?
È consentito consumare il pesce spada quando si è a dieta? Il pesce spada è un ottimo alimento e può essere inserito in una dieta ipocaloria. Il suo contenuto calorico è di circa 120 kcal ogni 100 g e il suo contenuto lipidico, pur non essendo basso, è composto principalmente da grassi insaturi, quindi buoni per l’organismo umano.
Il consiglio, nel consumare pesci di grossa pezzatura, come il pesce spada, è di non superare le 3/4 porzioni al mese, per evitare un’assimilazione eccessiva di metalli pesanti, come il mercurio, che in quantità superiori possono essere nocive. Per pesci di grande pezzatura si intende pesce spada, salmone, tonno, cernia non di allevamento ecc.
I pesci di piccola o media pezzatura, specie il pesce azzurro, possono invece essere consumati più volte a settimana. Last Update: 20 Aprile 2020 : È consentito consumare il pesce spada quando si è a dieta?